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Open Call // Strofe Urbane // Laboratorio Gratuito – Pratiche Performative...

Strofe Urbane // che rumore fa la città? è un percorso dedicato alla relazione tra città, cittadinə e ambiente sonoro. Interroga il rapporto tra...

Workshop residenziale Il Primo Matricidio da Le Eumenidi di Eschilo dal...

OPEN CALL PER ATTRICI/ATTORI ED ALLIEVI Vuoi immergerti nel teatro greco antico tra le montagne? Vuoi lavorare con un regista internazionale in un’esperienza residenziale unica?...

WarMap – Strategie per la scena / Laboratorio per attici e...

Torna la seconda edizione di WarMap!!! WarMap è imparare a leggere una mappa... Una mappa per non perdersi attraversando la soglia fra vita e rappresentazione, per...

Shakespeare In Paradise Estate 2025 Un percorso formativo a cura di...

SHAKESPEARE    IN     PARADISE ESTATE 2025 Un percorso formativo a cura di Daniele Salvo Trevi è una specie di paradiso in terra per un teatrante. La sua dimensione...

Workshop di alta formazione teatrale con Enzo Vetrano e Stefano Randisi....

WORKSHOP DI ALTA FORMAZIONE TEATRALE INCONTRI Studio sui personaggi shakespeariani con Enzo Vetrano e Stefano Randisi Rivolto ad attori e attrici professionisti per la selezione alle nuove produzioni di...

CON TANTO AMORE, MARIO (di Paola Tintinelli)

In principio c’è un armadietto da giardino e, chiuso al suo interno, il necessario per allestire l’idea di un’abitazione. Mario, l’omiciattolo muto con cui Paola Tintinelli incuriosisce il pubblico di Z.I.A. dall’inizio della serata, entra in scena con la sua andatura caracollante e ne tira fuori uno zerbino, una cassetta delle lettere, un nano da giardino, un tavolo, una sedia, un sacco porta lettere, il manubrio di una bicicletta… Mario, apparentemente ogni giorno, vidima e consegna a se stesso grandi quantità di lettere e cartoline che, il giorno dopo, almeno questo intendiamo, vidimerà e si consegnerà. Potrebbe essere un postino in pensione che non riesce ad abbandonare la vecchia occupazione o, al contrario, uno in prova, che cerca di imparare il mestiere con il sogno di essere un giorno assunto, oppure un matto travestito. L’azione si svolge quasi interamente nella sua casa, dove troneggia un altoparlante che comunica a intervalli regolari notizie riguardanti spaventose nubi tossiche e raccomandazioni restrittive: in questo clima pandemico e orwelliano, Mario compie semplici e disperanti azioni. Timbra forsennatamente le proprie lettere, sminuzza un panettone in miniatura, si nutre di pasti in monoporzioni microscopiche, si accoppia violentemente con una sottoveste femminile. Tutto sembra difficile. Per l’intero spettacolo, Tintinelli mescola la comica goffaggine dei suoi movimenti e degli ingarbugliati strumenti di cui fa uso con la depressiva cupezza dell’atmosfera. Il clownesco incontra lo spleen: alcuni pop-pop estratti da un’elegante giacca troppo larga e fatti esplodere per terra in una sconsolata alzata di spalle sintetizzano questo instancabile ossimoro. Debitrice, per certi versi, dello Charlot di Tempi moderni, per altri del Ragazzo di campagna di Edoardo Pozzetto, per altri ancora di Enzo Jannacci, la cui Mario risuona nel finale, in Con tanto amore, Mario Tintinelli celebra la mesta ed esilarante ineluttabilità del reale. (Matteo Valentini)

Visto alla Z.I.A. Zona Indipendente Artistica. Di e con Paola Tintinelli produzione AstorriTintinelli

Jan Fabre Teaching Group: Milano, 7-11 luglio. #sponsor

Sono aperte le iscrizioni per la masterclass Jan Fabre Teaching Group con l’attore e performer della compagnia Troubleyn / Jan Fabre Pietro Qudrino che...

Una gatta sul tetto dell’America di oggi

La gatta sul tetto che scotta di Tennessee Williams nell'adattamento di Leonardo Lidi al debutto romano al Teatro Vascello. Recensione Il 2025 si è aperto...

Me ne parli? Workshop esperienziale sull’ascolto, con Anticorpi – Percorsi d’arte...

Proviamo a fermarci ad ascoltare i suoni e i rumori che quotidianamente sollecitano il nostro udito. Siamo immersi in un paesaggio sonoro senza soluzione...

Workshop con la regista Martina Badiluzzi. #sponsor

Workshopidi scrittura scenica e analisi del testo per attrici-attori- performer. OFFENDERE , THE ZOO STORYWorkshop di Ricerca e Sviluppo con la regista Martina Badiluzzi “La nostra...

LA BANCA DEI SOGNI (di F. Merli, L. Serena)

Quanta verità c’è in quel che vediamo a teatro e che si presenta di fronte ai nostri occhi, se viene collocato al di sopra di un palcoscenico? È con il presente quesito che si apre lo spettacolo-indagine La banca de sogni, un progetto a cura del duo MERLI-SERENA. Il titolo vuole riprendere il libro dei sociologi J. e F. Duvignaud e J.P. Corbeau, che miravano a dare un quadro della società del loro tempo attraverso l’analisi dei sogni delle persone. Dall’infanzia alla vecchiaia, si susseguono una serie di racconti, messi in scena attraverso l’ausilio della recitazione di Laura Serena e Marco Trotta e di proiezioni su schermo, dove la dimensione del sogno inteso in senso canonico come ciò che visualizziamo nella fase più profonda del nostro riposo si mescola in maniera indefinita al sogno come aspirazione di vita e fantasma che si insinua nei momenti di veglia. E così, il ragazzino protagonista del sogno dell’oncologa che ne ha seguito l’evoluzione della malattia le confida che avrebbe sempre voluto fare l’allevatore di bovini, professione che è la stessa dottoressa a svolgere, stufa di dare brutte notizie ai suoi pazienti. Si può credere alla verosimiglianza di un sogno fino a quando non è l’inconscio a emergere dalle fessure, a macchiare con il suo tocco di inchiostro le pieghe della materia onirica. È quel che succede nella sezione dedicata alla giovane età adulta, dove il ritmo allucinato di un rave party ricorda al sognatore il terremoto che gli ha portato via la casa. Sognano le persone al sicuro nei loro letti, ma sognano anche i senzatetto che dormono su cartoni umidi nei pressi della stazione e che continuano a vedere le immense distese di sabbia che si sono lasciati alle spalle.  Ma il confine tra sogno e realtà con l’avanzare dell’età si assottiglia, e le due dimensioni cominciano a collidere, facendo riemergere nella mente dell’anziano ricordi che vengono percepiti come accadimenti presenti e reali. Sogno o son desto? Si può credere a ciò che si sogna o si vede a teatro? Raramente ci si ricorda che basta accendere la luce. (Letizia Chiarlone)

Visto al Teatro della Tosse un progetto MERLI – SERENA ideazione Francesca Merli e Laura Serena drammaturgia Matteo Luoni regia Francesca Merli con Laura Serena, Marco Trotta in video Andrea Bortolami, Luisa Pasti, Enrico Balestra, Andrea Benetton, Guido Sciarroni, Khalil, Giusy Molena indagine a cura di Matteo Luoni, Francesca Merli, Laura Serena, Marco Trotta musiche Federica Furlani disegno luci Francesca Merli assistente alla regia e cura dei costumi Enrico Frisoni riprese video, montaggio Stefano Colonna foto di scena Serena Pea produzione TSV – Teatro Nazionale

DANCE N’ SPEAK EASY (Wanted Posse)

Con Dance N’ Speak Easy, i Wanted Posse, in prima nazionale a Genova, fanno viaggiare lo spettatore nel tempo e nello spazio, portandolo nell’America degli anni ’20, in pieno periodo proibizionista. Cinque tipi umani, quattro uomini e una donna, si incontrano in uno speakeasy, cioè un locale segreto dedicato al consumo clandestino di bevande alcoliche. Tra interventi solisti, duetti e balli di gruppo, si celebra la libertà d’espressione tramite una dimensione coreutica accattivante. Leggeri come foglie, ma resistenti come l’acciaio, si ha l’impressione che nel danzare non impieghino il minimo sforzo, per quanto il sudore che impregna le loro camicie e macchia il pavimento sia testimone del contrario. Eppure, è un’apparenza di spontaneità quella che emerge, come se non ci fosse davvero una coreografia ben oliata a dettare ogni minimo movimento e si siano ritrovati in un bar per scambiare mosse di Charleston e di breakdance in maniera puramente casuale. È il linguaggio del corpo a sopperire alla mancanza totale di parole e a far intuire cosa stia accadendo nelle scenette brillanti che si incastrano come maglie di una cotta tra le esibizioni di danza. E così, i protagonisti si trovano a litigare per attirare l’attenzione della donna seducente fasciata in un vestito dorato. Abito che viene abbandonato, così come i tacchi alti, mentre la donna, pian piano, viene integrata nel corpo dei danzatori, simile a loro anche nel vestiario, come se si fosse liberata da costrizioni relative al voler apparire in un determinato modo e sia riuscita finalmente ad esprimere la sua natura più autentica. Tra il rombo degli applausi che a intervalli regolari si scatena nel pubblico e il battito delle mani che va a tempo con la musica, gli spettatori non perdono occasione per dare un riscontro positivo di gradimento alla compagnia. Per 80 minuti ininterrotti, i Wanted Posse regalano una performance che mantiene invariato lo stesso livello di intensità e che culmina in un’ovazione generale, un brindisi alla libertà di essere sé stessi. (Letizia Chiarlone)

Visto al Teatro della Tosse. Coreografia: Njagui HAGBE Messa in scena: Philippe LAFEUILLE Luci: Dominique MABILEAU, assistita da Floriane MALINSKI Scenografia: Dominique MABILEAU, assistita da Eric PROUST Costumi: Noémie NAFTAWAY Ballerini / Artisti: Martin THAÏ, Marcel NDJENG, Mamé DIARRA, Arthur GRANDJEAN, Victor BALATIER, Lydia ELATTAR Produzione: Compagnie Wanted Posse Coproduzione Châteauvallon – Scène Nationale, Centre Chorégraphique National de La Rochelle, Cie Accrorap/ Kader Attou, La Place – Hip Hop Cultural Centre, Espace Michel Simon – Noisy Le Grand Partner Wanted posse è sostenuta dal Dipartimento di Seine-Saint-Denis, dalla Città di Parigi, dal Consiglio Regionale dell’Ile De France. Con l’aiuto di Spedidam

ORSANTE (di Matteo Vignati)

Orsante è un piccolo romanzo teatrale: partendo dalle storie minime dentro la Storia, Matteo Vignati si scrive addosso una drammaturgia per attore solo, aiutato in scena soltanto da un disegno luci essenziale, gioco di tagli e temperature che chiariscono i ripetuti salti spaziali e temporali. Con gli occhi e i gesti di un bambino adulto ci accompagna nel viaggio di formazione di Ultimo: dalle montagne di un appennino imprecisato e impervio, dove la vita è lavoro e fatica e troppe sono le bocche da sfamare, fino ai sentieri infiniti di un’Europa che si affaccia sul Novecento, a bordo del carro feroce e magnifico di una carovana di circensi e domatori. Ultimo ha sei anni quando suo padre lo strappa per sempre da quella terra/madre amata. Il cerchio narrativo si apre e si chiude lì, dove Ultimo, incapace di mentire anche solo per salvarsi la vita, scopre di aver sempre mentito a se stesso per la stessa ragione: quell’amore che lo ha tenuto in vita in mezzo a incertezze e pericoli forse non è mai esistito. Nel mezzo l’avventura, la scoperta, la paura e lo stupore: un universo vorticante di uomini e bestie e come unica luce due Orse: una da cercare in cielo, l’altra, spaventosa e materna, da domare e farsi amica. Un esperanto di dialetti e idiomi europei è la lingua cesellata da Vignati, musicale e mai retorica: lo spettatore entra ed esce dal flusso di parole, sempre agganciato alla purezza di un gesto attoriale misurato, una partitura fisica e vocale essenziale, compenetrata alla narrazione, capace di evocare visioni fulgide, paesaggi, orsi, scimmie e cammelli ammiccanti. Rinunciando alla quarta parete, complice la prossimità della platea, sceglie gli occhi dello spettatore in cui piantare i propri per trascinarlo in mezzo alla folla delle piazze d’Europa, sulle rive di un piccolo lago disperso, fin nella gabbia dell’orsa. Cos’altro chiedere al teatro se non di metterci davanti al mistero della parola, nel suo fondersi con il corpo-voce che abita per restituire in purezza una storia, una vita? (Sabrina Fasanella)

Visto al Teatro Trastevere nell’ambito di Inventaria 2025. Di e con Matteo Vignati

Workshop | Physique du rôle a cura di Alice Spisa. #sponsor

PHYSIQUE DU RÔLE Workshop di esplorazione sui personaggi "impossibili" a cura di ALICE SPISA Chi non si è mai sentito dire nel corso della propria vita...

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