Questa recensione fa parte di Cordelia di maggio 25
Orsante è un piccolo romanzo teatrale: partendo dalle storie minime dentro la Storia, Matteo Vignati si scrive addosso una drammaturgia per attore solo, aiutato in scena soltanto da un disegno luci essenziale, gioco di tagli e temperature che chiariscono i ripetuti salti spaziali e temporali. Con gli occhi e i gesti di un bambino adulto ci accompagna nel viaggio di formazione di Ultimo: dalle montagne di un appennino imprecisato e impervio, dove la vita è lavoro e fatica e troppe sono le bocche da sfamare, fino ai sentieri infiniti di un’Europa che si affaccia sul Novecento, a bordo del carro feroce e magnifico di una carovana di circensi e domatori. Ultimo ha sei anni quando suo padre lo strappa per sempre da quella terra/madre amata. Il cerchio narrativo si apre e si chiude lì, dove Ultimo, incapace di mentire anche solo per salvarsi la vita, scopre di aver sempre mentito a se stesso per la stessa ragione: quell’amore che lo ha tenuto in vita in mezzo a incertezze e pericoli forse non è mai esistito. Nel mezzo l’avventura, la scoperta, la paura e lo stupore: un universo vorticante di uomini e bestie e come unica luce due Orse: una da cercare in cielo, l’altra, spaventosa e materna, da domare e farsi amica. Un esperanto di dialetti e idiomi europei è la lingua cesellata da Vignati, musicale e mai retorica: lo spettatore entra ed esce dal flusso di parole, sempre agganciato alla purezza di un gesto attoriale misurato, una partitura fisica e vocale essenziale, compenetrata alla narrazione, capace di evocare visioni fulgide, paesaggi, orsi, scimmie e cammelli ammiccanti. Rinunciando alla quarta parete, complice la prossimità della platea, sceglie gli occhi dello spettatore in cui piantare i propri per trascinarlo in mezzo alla folla delle piazze d’Europa, sulle rive di un piccolo lago disperso, fin nella gabbia dell’orsa. Cos’altro chiedere al teatro se non di metterci davanti al mistero della parola, nel suo fondersi con il corpo-voce che abita per restituire in purezza una storia, una vita? (Sabrina Fasanella)
Visto al Teatro Trastevere nell’ambito di Inventaria 2025.
Di e con Matteo Vignati