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LA BANCA DEI SOGNI (di F. Merli, L. Serena)

Questa recensione fa parte di Cordelia di maggio 25

Quanta verità c’è in quel che vediamo a teatro e che si presenta di fronte ai nostri occhi, se viene collocato al di sopra di un palcoscenico? È con il presente quesito che si apre lo spettacolo-indagine La banca de sogni, un progetto a cura del duo MERLI-SERENA. Il titolo vuole riprendere il libro dei sociologi J. e F. Duvignaud e J.P. Corbeau, che miravano a dare un quadro della società del loro tempo attraverso l’analisi dei sogni delle persone. Dall’infanzia alla vecchiaia, si susseguono una serie di racconti, messi in scena attraverso l’ausilio della recitazione di Laura Serena e Marco Trotta e di proiezioni su schermo, dove la dimensione del sogno inteso in senso canonico come ciò che visualizziamo nella fase più profonda del nostro riposo si mescola in maniera indefinita al sogno come aspirazione di vita e fantasma che si insinua nei momenti di veglia. E così, il ragazzino protagonista del sogno dell’oncologa che ne ha seguito l’evoluzione della malattia le confida che avrebbe sempre voluto fare l’allevatore di bovini, professione che è la stessa dottoressa a svolgere, stufa di dare brutte notizie ai suoi pazienti. Si può credere alla verosimiglianza di un sogno fino a quando non è l’inconscio a emergere dalle fessure, a macchiare con il suo tocco di inchiostro le pieghe della materia onirica. È quel che succede nella sezione dedicata alla giovane età adulta, dove il ritmo allucinato di un rave party ricorda al sognatore il terremoto che gli ha portato via la casa. Sognano le persone al sicuro nei loro letti, ma sognano anche i senzatetto che dormono su cartoni umidi nei pressi della stazione e che continuano a vedere le immense distese di sabbia che si sono lasciati alle spalle.  Ma il confine tra sogno e realtà con l’avanzare dell’età si assottiglia, e le due dimensioni cominciano a collidere, facendo riemergere nella mente dell’anziano ricordi che vengono percepiti come accadimenti presenti e reali. Sogno o son desto? Si può credere a ciò che si sogna o si vede a teatro? Raramente ci si ricorda che basta accendere la luce. (Letizia Chiarlone)

Visto al Teatro della Tosse un progetto MERLI – SERENA ideazione Francesca Merli e Laura Serena drammaturgia Matteo Luoni regia Francesca Merli con Laura Serena, Marco Trotta in video Andrea Bortolami, Luisa Pasti, Enrico Balestra, Andrea Benetton, Guido Sciarroni, Khalil, Giusy Molena indagine a cura di Matteo Luoni, Francesca Merli, Laura Serena, Marco Trotta musiche Federica Furlani disegno luci Francesca Merli assistente alla regia e cura dei costumi Enrico Frisoni riprese video, montaggio Stefano Colonna foto di scena Serena Pea produzione TSV – Teatro Nazionale si ringraziano Casa Priscilla, Liceo Nievo, Stranger Teens Oncologico, Talents Lab Lego, Cucine Economiche Popolari, Associazione IASI pronto anziano, Associazione Alzheimer di Piove di Sacco, Università degli Studi di Padova – Dipartimento di Psicologia Generale

Cordelia, maggio 2025

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Letizia Chiarlone
Letizia Chiarlone
Classe 2001, è studentessa di Lettere, indirizzo Musica e Spettacolo, presso l'Università di Genova. Comincia ad avvicinarsi alla critica teatrale nel 2023, accolta nell'aia dell'Oca Critica. Nel giugno 2024 partecipa al laboratorio di critica teatrale diretto da Andrea Porcheddu con Roberta Ferraresi presso la Biennale Teatro. Nell'agosto dello stesso anno prende parte al workshop di critica teatrale di Teatro e Critica condotto da Andrea Pocosgnich nel contesto del Festival Orizzonti di Chiusi. Collabora con Teatro e Critica da ottobre 2024.

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