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LA VAGA GRAZIA (di Eva Geatti)

Questa recensione fa parte di Cordelia

Foto Pietro Bertora

Dopo qualche minuto sembra di assistere a una sessione laboratoriale o al lungo riscaldamento di una classe di recitazione e invece siamo in un festival internazionale, al lavatoio di Santarcangelo Festival. Eppure, c’è un’immagine molto bella nei primissimi momenti di questo spettacolo, nelle luci basse che evidenziano i corpi chiusi in una piccola schiera, prima che tutto abbia inizio. Eva Geatti, per La vaga grazia (in scena anche a Short Theatre 2023) è partita da René Daumal e dal suo Monte Analogo, famoso per essere un romanzo che finisce con una virgola. Un racconto sull’alpinismo che termina con una sospensione (causata dalla morte dell’autore), come uno sguardo su un dirupo, sul nulla. Ecco allora che i cinque giovani perfomer in scena potrebbero rimandare, alla lontana, al gruppo degli 8 scalatori protagonisti dell’opera di Daumal. Ma non c’è altro nella performance (tutta fisica) che possa farci intuire le avventure di quegli esploratori; certo, qualcosa nell’eterno movimento dei corpi, negli schemi geometrici, nelle ripetizioni e nello sforzo fisico con cui lo spazio viene riempito può ricordare le lunghe camminate in montagna: «L’ultimo passo dipende dal primo. Non credere di essere arrivato solo perché scorgi la cima. Sorveglia i tuoi piedi, assicura il tuo prossimo passo, ma che questo non ti distragga dal fine più alto. Il primo passo dipende dall’ultimo». In breve lo spettacolo entra in un meccanismo sfiancante di esercizi fisici che si ripetono secondo certi pattern, tra geometrie misteriose e astrattismo. Forse l’ambizione è quella di creare una sorta di scena ipnotica (colpiscono le musiche di Dario Moroldo), ma non si avverte nessuna relazione con la platea, tanto che alcuni spettatori provati dalla noia e dal caldo lasciano la sala prima del tempo. Geatti in questa intervista parla di una «creazione che si autoalimenta» attraverso il lavoro degli interpreti, ma nulla sorprende, non nella qualità del movimento e neanche nelle piccole relazioni che di tanto in tanto si creano tra gli interpreti, i quali si muovono, quasi tutti, in maniera automatica e fredda, a tratti svogliata e in assenza di spinte emotive. (Andrea Pocosgnich)

Visto al Teatro Lavatoio Santarcangelo Festival. Di Eva Geatti con Adriana Bardi, Andrea Beghetto, Carolina Bisioli, Roberto Leandro Pau, Patrick Platolino musiche Dario Moroldo cura e promozione Irene Rossini produzione Cosmesi con Corniolo Art Platform e Masque Teatro – Teatro Felix Guattari con il sostegno di Spazio Kor, Centrale Fies, residenze Hummus-Ekodanza Paleotto11, Damatrà, Fivizzano 27, Murate Art District-Muse in collaborazione con Motus Vague, Santarcangelo Festival

Recensioni su Cordelia, agosto 2023

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Andrea Pocosgnich
Andrea Pocosgnichhttp://www.poxmediacult.com
Andrea Pocosgnich è laureato in Storia del Teatro presso l’Università Tor Vergata di Roma con una tesi su Tadeusz Kantor. Ha frequentato il master dell’Accademia Silvio D’Amico dedicato alla critica giornalistica. Nel 2009 fonda Teatro e Critica, punto di riferimento nazionale per l’informazione e la critica teatrale, di cui attualmente è il direttore e uno degli animatori. Come critico teatrale e redattore culturale ha collaborato anche con Quaderni del Teatro di Roma, Doppiozero, Metromorfosi, To be, Hystrio, Il Garantista. Da alcuni anni insieme agli altri componenti della redazione di Teatro e Critica organizza una serie di attività formative rivolte al pubblico del teatro: workshop di visione, incontri, lezioni all’interno di festival, scuole, accademie, università e stagioni teatrali.   È docente di storia del teatro, drammaturgia, educazione alla visione e critica presso accademie e scuole.

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