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Virgilio Sieni. Il Paradiso troppo terrestre

Recensione. Virgilio Sieni debutta con la coreografia dedicata al Paradiso di Dante Alighieri. Al Campania Teatro Festival 2021 di Napoli. Segue tournée.

Foto Renato Esposito

Delle tre cantiche della Divina Commedia il Paradiso è per elezione la più aerea, quella cioè dove Dante sperimenta una poesia inarrivabile, anche per sé stesso, dichiara di fallire nell’esercizio del divino, ma per avvicinarsi all’altezza del cielo sceglie parole sospese, leggere, così diverse da quelle ferrose, fangose che inchiodano l’inferno a conficcarsi, come Lucifero, oltre la Terra. C’è inoltre un dato anagrafico che coinvolge l’autore: il Paradiso è scritto verso gli anni della morte – non a caso, si dirà nei successivi studi – finendo per essere pubblicato con l’autore assente, postumo, come postumi già sembrano essere quei versi rispetto all’umanità; è come se Dante dichiarasse, con qualche secolo d’anticipo, la finitezza dell’uomo rispetto a Dio non come presenza, ma come entità, come spazio di infinito.

È attraverso la danza che Virgilio Sieni, coreografo profondamente legato al gesto come atto di definizione per ciò che rappresenta l’essenza dell’umano, si avvicina al Paradiso dantesco, portando i versi del poeta fiorentino in una coreografia omonima, al debutto assoluto per la coda internazionale del Campania Teatro Festival 2021 al Teatro Politeama di Napoli.

Foto Renato Esposito

Dante immagina il Paradiso al di sopra del monte del Purgatorio che reca sulla sommità il Paradiso Terreste, una sorta di luogo di passaggio, dove l’uomo trasforma la memoria delle proprie spoglie mortali e si eleva al divino. Virgilio Sieni immagina un Eden in cui riporre una fiducia estrema, disponendo cinque danzatori (Jari Boldrini, Nicola Cisternino, Maurizio Giunti, Andrea Palumbo, Giulio Petrucci) su un palco molto largo, spoglio di orpelli decorativi, essenziale, dove una fitta foschia vela lo sguardo nel mezzo di una natura sovrastante, rigogliosa foresta come benefico deposito di ossigeno per l’autore morente, di vita ulteriore. I cinque corpi, il cui canto si appaia all’andamento della melodia musicale, sono in perfetta sintonia con l’intricato giardino attorno; i loro volti scompaiono al cospetto della natura perché siano le azioni, realizzate attraverso una lenta agnizione, a connotare l’identità. La danza si compone di una plasticità difforme, fatta di movimenti rapidi e immediate sospensioni, una simmetria scomposta che non perde tuttavia in fluidità, mani che si cercano e fanno per toccarsi, ma non si trovano mai, come se l’intenzione della danza estendesse la tensione verso Dio in una continua possibilità che mai si compie. È la meccanica dell’imitazione plastica che sembra suggerire il legame stretto tra uomo e natura, quella relazione delicata, in tensione lieve tra il corpo e la pianta, che consegna l’Eden all’uomo perché torni ad abitarlo.

Foto Renato Esposito

Virgilio Sieni, attraverso il fitto programma di sala, dichiara che non si tratta di una rilettura del Paradiso, una versione coreografata dei versi danteschi – giacché parole non ce ne sono – ma un addensamento di vibrazioni gestuali che dell’azione raccolgono l’intenzione, come del verso la metrica (non a caso dichiara ogni movimento frutto di una danza “per endecasillabi”). E questo spiega di certo le assenze delle figure femminili, così decisive nella cantica finale della Commedia, così come l’assenza degli altri personaggi, dei simboli danteschi o la continuità tra reale e immaginario; ma questa essenzialità evocata dal coreografo fiorentino, agita su di un palco velato, rarefatto, si misura con il rischio di evanescenza e sofisticazione: la reiterazione prevedibile dei movimenti, ripetuti in una connotazione tutta formale, cristallizza il verso e non lo libera, come invece sarebbe opportuno là dove si esprime poesia. Il Paradiso dunque, posto in un altrove che l’umano non ha possibilità di raggiungere, resta ingabbiato nell’Eden, giardino incontaminato, fiorito, ma non abbastanza per essere divino.

Simone Nebbia

Settembre 2021, Napoli, Teatro Politeama – Campania Teatro Festival 2021

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PARADISO
Regia, coreografia e spazio Virgilio Sieni
Musica originale Paolo Damiani
Interpreti Jari Boldrini, Nicola Cisternino, Maurizio Giunti, Andrea Palumbo, Giulio Petrucci
Costumi Silvia Salvaggio
Luci Virgilio Sieni e Marco Cassini
Allestimento Daniele Ferro
Produzione Comune di Firenze, Dante 2021 Comitato Nazionale per le celebrazioni dei 700 anni, Campania Teatro Festival
Collaborazione alla produzione Fondazione Teatro Amilcare Ponchielli – Cremona
Ph Renato Esposito

Tournée

Ferrara, Teatro Comunale, 23 ottobre 2021
Firenze, Cango Cantieri Goldonetta, dal 6 al 14 novembre 2021
Reggio Emilia, Festival Aperto, Teatro Ariosto, 20 novembre 2021
Pistoia, Teatro Manzoni, 24 novembre 2021
Cremona, Teatro Ponchielli, 27 novembre 2021
Milano, Triennale, 1, 2 dicembre 2021
Pavia, Teatro Fraschini, 4 dicembre 2021
Genova, Teatro Nazionale, 7 dicembre 2021
Verona, Teatro Camploy, 17 dicembre 2021

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Simone Nebbia
Simone Nebbia
Professore di scuola media e scrittore. Animatore di Teatro e Critica fin dai primi mesi, collabora con Radio Onda Rossa e ha fatto parte parte della redazione de "I Quaderni del Teatro di Roma", periodico mensile diretto da Attilio Scarpellini. Nel 2013 è co-autore del volume "Il declino del teatro di regia" (Editoria & Spettacolo, di Franco Cordelli, a cura di Andrea Cortellessa); ha collaborato con il programma di "Rai Scuola Terza Pagina". Uscito a dicembre 2013 per l'editore Titivillus il volume "Teatro Studio Krypton. Trent'anni di solitudine". Suoi testi sono apparsi su numerosi periodici e raccolte saggistiche. È, quando può, un cantautore. Nel 2021 ha pubblicato il romanzo Rosso Antico (Giulio Perrone Editore)

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