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Il poeta è rock. Shakespeare Kills Radio Stars

Shakespeare Kills Radio Stars è uno spettacolo tra musica live e letteratura drammatica di Matuta Teatro. Visto al festival Castellinaria 2019. Recensione.

Foto Matteo Ricci

Ibridare i linguaggi performativi, rompere le barriere tra teatro, musica, danza, arti visive, concepire il teatro oltre il teatro: di certo non sono concetti nuovi, sicuramente sono un mantra almeno dalla seconda metà del secolo scorso. Meno battute però sono le strade relative ai generi popolari. Che cosa ha a che fare, ad esempio, la musica rock con William Shakespeare? Come possono dialogare le parole di colui che – secondo il critico e studioso Harold Bloom – è all’apice del canone letterario occidentale, con muri di chitarre rock, ritmiche accelerate e potenti, bassi che si rincorrono ossessivamente?
D’altronde se Shakespeare è «nostro contemporaneo» allora la linea di discendenza è quella della fruizione popolare: gli spettacoli nei famosi teatri all’aperto, quei luoghi circolari in legno nei quali centinaia di persone si stipavano fino a tenere quasi sotto assedio la pedana del palcoscenico, durante i regni di Elisabetta I e di Giacomo I erano i luoghi popolari dell’intrattenimento quotidiano e la musica, of course, era parte integrante della festa.
Cogliere dunque questa qualità popolare nella letteratura shakespeariana rappresenta spesso un rilancio interessante quando si scava con ingegno. La musica leggera e il rock da sempre si situano in questo limbo mediano tra l’elitarismo della cultura alta e l’abbordabilità dell’arte per le grandi masse.

Foto Matteo Ricci

Ecco allora che un esperimento come quello di Matuta Teatro, per la penna, la voce e la regia di Alessandro Balestrieri, è in questo senso un’occasione interessante. Con lui c’è una vera e propria band (Bernardino Balestrieri alla batteria, Amedeo Morosillo al basso, Mattia Balestrieri alla chitarra) e il titolo dello spettacolo manifesta già con ironia i rapporti in campo, Shakespeare Kills Radio Stars. Balestrieri rinuncia alla rappresentazione drammatica, dunque apparentemente rinuncia all’azione: la scelta è quella di installare le parole del poeta in una performance musicale, in un concerto vero e proprio nel quale sostanzialmente i testi delle canzoni sono derivati proprio dalle opere del Bardo, una selezione di scene (da Sogno di una notte di mezza estate, Romeo e Giulietta, Macbeth, Come vi piace, Amleto e Coriolano) con piccoli adattamenti per rientrare nella forma canzone.

È lo stesso Balestrieri a raccontarci la genesi: «Il progetto nasce ascoltando la radio. Nelle radio “di massa” passa moltissima musica mediocre (almeno per i miei gusti) e con testi che lasciano a desiderare. Era il 2015 e avevo deciso di leggere tutto Shakespeare. Mentre leggevo ho immaginato il Bardo leader di una band sbaragliare la concorrenza con la potenza della propria poesia. Ho iniziato a selezionare dialoghi, monologhi, scene che mi piacevano e poi ho contattato Riccardo Romano, un giovanissimo produttore musicale, aveva 23 anni all’epoca, zero esperienza in campo teatrale. Con lui abbiamo cominciato a comporre musica lasciandoci ispirare dai testi o partendo da mie suggestioni. Era musica rock elettronica, con influenze fusion e di musica concreta. Abbiamo fatto incontrare la musica con i testi e ci siamo resi conto che era qualcosa di davvero potente».

Foto Matteo Ricci

Lo spettacolo, allestito come appuntamento di seconda serata nel Festival Castellinaria ad Alvito (FR), è stato una delle performance più interessanti del cartellone. Scelta oculata questa della direzione artistica della Compagnia Habitas all’interno di una rassegna che, alla seconda edizione, deve forse ancora trovare il giusto equilibrio tra qualità generale delle proposte e necessità di un coinvolgimento trasversale del pubblico, in relazione a una location (quella del Castello Cantelmo) e a un’atmosfera generale affascinanti e di alto livello. Eppure proprio la proposta di Balestrieri dimostra quanto spesso le scelte apparentemente più difficili possano trovare riscontro sul campo di una qualità artistica evidente.

Anche perché Shakespeare Kills Radio Stars, pur rimanendo nell’ambito musicale, riverbera una teatralità data non solo dal fraseggio poetico ma proprio dall’impostazione drammaturgica: i cambi di ritmo, i passaggi ironici e parodistici, il recitato nelle atmosfere scure che fa tornare in mente certi pezzi dei Massimo Volume o del Teatro degli Orrori; una grammatica insomma che da una parte è riconoscibile dallo spettatore e dall’altra lo spiazza in continuazione rendendo il primo ascolto una scoperta continua di intrecci testuali, sonorità strumentali e vocali.

Andrea Pocosgnich

Castello Cantelmo, Alvito (FR), Festival Castellinaria, Agosto 2019

SHAKESPEARE KILLS RADIO STARS
da W.Shakespeare
di Alessandro Balestrieri
voce Alessandro Balestrieri
batteria Bernardino Balestrieri
basso Amedeo Morosillo
chitarra Mattia Balestrieri

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Andrea Pocosgnich
Andrea Pocosgnichhttp://www.poxmediacult.com
Andrea Pocosgnich è laureato in Storia del Teatro presso l’Università Tor Vergata di Roma con una tesi su Tadeusz Kantor. Ha frequentato il master dell’Accademia Silvio D’Amico dedicato alla critica giornalistica. Nel 2009 fonda Teatro e Critica, punto di riferimento nazionale per l’informazione e la critica teatrale, di cui attualmente è il direttore e uno degli animatori. Come critico teatrale e redattore culturale ha collaborato anche con Quaderni del Teatro di Roma, Doppiozero, Metromorfosi, To be, Hystrio, Il Garantista. Da alcuni anni insieme agli altri componenti della redazione di Teatro e Critica organizza una serie di attività formative rivolte al pubblico del teatro: workshop di visione, incontri, lezioni all’interno di festival, scuole, accademie, università e stagioni teatrali.   È docente di storia del teatro, drammaturgia, educazione alla visione e critica presso accademie e scuole.

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