Banner “Banner Danza in rete
Banner workshop di critica a inDivenire
Banner “Banner Danza in rete
Banner “Banner Danza in rete
Banner workshop di critica a inDivenire
HomeVISIONIRecensioniAntigone di Matutateatro. L'asta dei principi morali

Antigone di Matutateatro. L’asta dei principi morali

L’Antigone di Matutateatro torna a Roma al Teatro Studio Uno. Recensione

 

foto di Luigi Renzi
foto di Luigi Renzi

Marguerite Yourcenar diceva che l’Antigone di Sofocle è «una sorta di assegno in bianco che ogni poeta può riempire con la cifra che desidera». Infatti, dal 442 a.C. – anno della sua prima rappresentazione alle Grandi Dionisie di Atene – in poi, è una delle tragedie classiche più presenti nella storia del teatro. La quintessenza del dramma politico, in cui la trama semplice contiene in sé tutte le domande e, a conti fatti, nessuna risposta definitiva. Problematiche di carattere etico e morale si intrecciano in un gioco di specchi di fronte al quale risulta di fatto impossibile schierare completamente la propria coscienza.
Nella lotta per la successione al trono di Tebe, i due figli di Edipo Eteocle e Polinice finiscono per uccidersi a vicenda. Il nuovo re Creonte proclama il primo eroe di guerra ed emana invece un editto che impedisce a chiunque di dare sepoltura al secondo, condannandone così l’anima a un’eterna dannazione. La sorella dei due, Antigone, viene catturata mentre tenta di ribellarsi a questa legge. Il suo colloquio con Creonte costituiva il cuore del materiale drammaturgico così come riscritto da Jean Anouilh nel 1941  e si rafforza nella versione messa a punto dalla compagnia setina Matutateatro, presentata al Teatro Studio Uno di Roma.

foto di Luigi Renzi
foto di Luigi Renzi

Lo spazio angusto della Sala Specchi è delimitato da una linea di sale, illuminata a intermittenza di diversi colori e raccolta in un mucchio nel proscenio destro. A un angolo del fondo, su un masso siede Creonte (Titta Ceccano), camicia bianca e bretelle, di spalle davanti a un grande televisore, accanto a lui un manichino senza testa. Antigone (Julia Borretti) indossa una semplice sottoveste bianca, mette e toglie scarpe col tacco, concentra in un tono drammatico le punte dei suoi ragionamenti, non accetterà di godere di alcuna grazia solo perché il figlio del re, Emone, è il suo innamorato e futuro sposo, è ormai decisa a divenire martire della più profonda delle questioni di principio, la libertà.
Di questo Antigone abbiamo seguito i passi fin dal principio, quando nel 2013 la compagnia aveva presentato uno studio al Teatro Mancinelli di Orvieto. Da allora il lavoro è evoluto, ha saputo fronteggiare le avversità della parola poetica, che Julia Borretti ha mescolato e rinnovato fino a restituire, a partire dai due modelli, una terza via contemporanea in grado di non lasciarsi sopraffare dal rischio di risultare posticcia. La recitazione dei due, così diversi per corporatura e dunque forti di una caratterizzazione immediata, mantiene la tradizione del teatro d’attore più puro, indugiando su pause e dizione senza quasi mai perdere il controllo, grazie anche al sofferto taglio di qualche scena troppo didascalica.

foto di Luigi Renzi
foto di Luigi Renzi

Il commento audio riporta le voci di alcune scene de I Cannibali, il film del 1970 con cui Liliana Cavani offriva il proprio contributo al personaggio mitico, e si inserisce in maniera sommessa, educata eppure crudele in un dialogo che dimostra grande equilibrio e coraggio, necessari per fronteggiare un edificio drammatico così abitato dal teatro degli ultimi cento anni. Grazie al lungo lavoro di cesellatura di questa messinscena, il movimento ha raggiunto una cura sapiente, soprattutto quello dell’attrice, come intrappolata in un corpo che vorrebbe liberare piccole movenze in un’esplosione danzata e invece limita ogni catarsi. Il personaggio svela così, con tratto molto fine, la distorsione egotista, la smania di diventare simbolo, quella superbia che gli dei hanno sempre punito.
Pur eliminando dalla scena i manichini seminudi che nelle versioni precedenti rappresentavano i fratelli ed Emone, non scompare la straniante sensazione di trovarsi nella vetrina di un negozio abbandonato. Allora la scritta luminosa “SALE” che campeggia sul cumulo di cristalli sottolinea l’interessante doppio senso (in inglese sale significa in saldo), come se l’altalena morale composta dalla vicenda avesse come scenario un consumismo delle emozioni in cui il mercato dei principi gioca sempre e comunque al ribasso.
Dopo l’intelligente parabola di Macellum – che riscriveva il mito romano di Orazi e Curiazi a partire dal monologo Orazio di Heiner Müller – Antigone svela un altro passo di Matutateatro nella ricerca di una nettezza dell’immagine e del testo che vuole raffinare un’idea contemporanea di teatro politico.

Sergio Lo Gatto

visto a Roma, Teatro Studio Uno, dicembre 2015.

ANTIGONE
uno spettacolo ideato, interpretato e diretto da Julia Borretti e Titta Ceccano
scene e luci Jessica Fabrizi
ceramiche di scena Laura Giusti_Laghirà
una produzione Matutateatro/Mat spazio_teatro
con il sostegno di ARTè Teatro stabile d’innovazione_Teatro Mancinelli di Orvieto

Telegram

Iscriviti gratuitamente al nostro canale Telegram per ricevere articoli come questo

Sergio Lo Gatto
Sergio Lo Gatto
Sergio Lo Gatto è giornalista, critico teatrale e ricercatore. È stato consulente alla direzione artistica per Emilia Romagna Teatro ERT Teatro Nazionale dal 2019 al 2022. Attualmente è ricercatore presso l'Università degli Studi Link di Roma. Insegna anche all'Alma Mater Studiorum Università di Bologna, alla Sapienza Università di Roma e al Master di Critica giornalistica dell'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica "Silvio d'Amico" di Roma. Collabora alle attività culturali del Teatro di Roma Teatro Nazionale. Si occupa di arti performative su Teatro e Critica e collabora con La Falena. Ha fatto parte della redazione del mensile Quaderni del Teatro di Roma, ha scritto per Il Fatto Quotidiano e Pubblico Giornale, ha collaborato con Hystrio (IT), Critical Stages (Internazionale), Tanz (DE), collabora con il settimanale Left, con Plays International & Europe (UK) e Exeunt Magazine (UK). Ha collaborato nelle attività culturali e di formazione del Teatro di Roma, partecipato a diversi progetti europei di networking e mobilità sulla critica delle arti performative, è co-fondatore del progetto transnazionale di scrittura collettiva WritingShop. Ha partecipato al progetto triennale Conflict Zones promosso dall'Union des Théâtres de l'Europe, dove cura la rivista online Conflict Zones Reviews. Insieme a Debora Pietrobono, è curatore della collana LINEA per Luca Sossella Editore e ERT. Tra le pubblicazioni, ha firmato Abitare la battaglia. Critica teatrale e comunità virtuali (Bulzoni Editore, 2022); con Matteo Antonaci ha curato il volume Iperscene 3 (Editoria&Spettacolo, 2018), con Graziano Graziani La scena contemporanea a Roma (Provincia di Roma, 2013). [photo credit: Jennifer Ressel]

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Pubblica i tuoi comunicati

Il tuo comunicato su Teatro e Critica e sui nostri social

ULTIMI ARTICOLI

Sincronie, macabre sparizioni, salti di specie. La danza a Vicenza

Al Festival Danza in Rete di Vicenza una programmazione che privilegia soprattutto la danza italiana, fa scoprire la complessità di processi creativi e pluralità...

Media Partnership

Contemporaneo Futuro: nel tempo della nuova visione

Presentiamo con un articolo in media partnership la IV edizione del festival Contemporaneo Futuro dedicato ai nuovi autori e ai nuovi pubblici a cura di Fabrizio Pallara che si svolgerà al Teatro India - Teatro Torlonia dal 10 al 14 aprile .