Tornare a casa. E mettersi a rileggere Pasolini. Se necessario ci si può permettere il lusso di un’atmosfera avvolgente e qualche candelina profumata, accesa perché il silenzio si faccia gravido di pensiero e induca a tendere un filo con il pensiero d’altri. Poi una luce non troppo forte ma che non sforzi gli occhi rischiari di nuovo le parole del poeta che fu aedo del secolo appena trascorso, che ne cantò la bellezza e ne pianse malvagità disperse sui campi di guerra. E nei corpi dei guerrieri. Quel poeta fu Pier Paolo Pasolini. Ed è ancora. Nelle innumerevoli dichiarazioni di discendenza piccole o grandi, nei consessi dei salotti o nelle botteghe del pensiero artigiano, dai palchi monumentali ai minuti palchetti della periferia culturale, ovunque la figura dell’intellettuale morto ammazzato il 2 novembre 1975 rappresenta uno snodo cruciale della propria maturazione. Su uno di questi palchi, il Teatro Argot Studio di Roma, Tamara Bartolini e Michele Baronio si sono vestiti di quelle parole, voci segrete di un Notturno Pasolini. Primo appuntamento del progetto RedReading, sette incontri teatrali tra letteratura, musica e critica ogni primo lunedì del mese, questo Notturno muove dal libro L’ultima intervista di Pasolini, di Furio Colombo e Giancarlo Ferretti e apre degnamente la serie di letture sceniche che serbano il tratto comune di aprirsi a uno spazio intimo, facendo suonare in esso la fiducia nelle parole e l’emozione che ha governato la loro prima lettura. A ognuno di questi spettacoli – tra i prossimi testi di Erri De Luca, Barbara Balzerani, Wu Ming 2, Rachel Corrie, Haidi Giuliani – seguirà un dibattito con personaggi del mondo culturale.
Tornare a casa perché viene voglia, dopo aver ascoltato le tante sollecitazioni, di riaffondare in qualche pagina che si ricorda come un urlo penetrato chissà quanto tempo prima e sempre sul punto di tornare a gridarci dentro. Merito di questi artisti, dunque, di aver dato una forma mobile – un concerto per quattro suonatori e una voce recitante – a quel che proprio per tanta attitudine al movimento ha saputo non farsi bersaglio dell’ipocrisia e della normalizzazione. In scena Tamara Bartolini legge passi lasciati dall’autore sui supporti più diversi, nelle diverse pratiche della sua scrittura: saggi, romanzi, poesie, articoli di giornale, ovunque abbia potuto Pasolini si è distinto nella vocazione alla discussione critica di eventi e frutti artistici; Michele Baronio sfiora le corde di una chitarra elettrica e ci canta canzoni composte dal poeta, con l’aiuto della voce di Ilaria Graziano e del tessuto ritmico formato dalla tastiera di Renato Ciunfrini e dalle percussioni di Cristiano De Fabritiis.
Di questi temi s’è parlato, poco dopo, quando la parte performativa ha lasciato spazio – schiudendolo come fa la primavera a un bocciolo – al dibattito condotto da Attilio Scarpellini in dialogo con Emanuele Trevi (ospite con Pier Paolo Di Mino della rivista Terra Nullius – Cricca 33), autore di un libro molto fortunato e ancora in libreria dal titolo Qualcosa di scritto (Ponte alle Grazie, 2012), con l’obiettivo di occuparsi proprio del lascito che il poeta ha saputo fare al suo tempo. E a quello che ne è seguito. Seduti a un tavolino laterale, con in mano un bicchiere di vino e davvero una verve di grande impatto, si sono spinti a considerare buone e cattive pratiche all’uso di un’icona, considerando come l’esperienza pasoliniana sia stata in fondo molto diversa da quella che la storia recente ha voluto imporre, come fosse necessario creare un particolare mito perché fosse catalogato e quindi, se misurabile, controllabili i suoi effetti.
Pasolini è il solo personaggio del Novecento che abbia una connotazione cristologica, l’unico italiano che un Andy Wahrol avrebbe saputo destrutturare in serigrafia come con Marilyn Monroe, la sola figura che è stata annientata dal mondo dei consumi da lui criticato con lo stesso processo di rendere merce la sua opera, citandola. Per questi elementi di complessità e contraddizione è difficile attraversare Pasolini in una lettura scenica, ci vuole coraggio e questi artisti ce l’hanno, ritrovare quello che Trevi definisce il «maestro del disordine» e cercare parallelamente di non farne un paradigma, noi così inclini a comporre mitologie. Ci vuole coraggio. E insieme la buona disposizione di tornare a casa, serbare l’atmosfera vissuta in teatro, e mettersi a rileggere Pasolini.
Simone Nebbia
Visto al Teatro Argot Studio in novembre 2012
NOTTURNO PASOLINI
un concerto
Con Michele Baronio, Tamara Bartolini, Renato Ciunfrini, Cristiano De Fabritiis, Ilaria Graziano
Sound design Michele Boreggi
Foto Chiara Vittorini
Drammaturgia e Regia Tamara Bartolini
Ospiti: Patrizia De Mei (ideatrice e organizzatrice di Passeggiate Romane)
Attilio Scarpellini (giornalista, critico teatrale, saggista)
Emanuele Trevi (scrittore e critico letterario, finalista Premio Strega 2012)
coordina Pier Paolo Di Mino (sceneggiatore e scrittore)