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HomeArticoliFestival: reportage e articoliUovo compie 10 anni. A Milano per un futuro indisciplinato

Uovo compie 10 anni. A Milano per un futuro indisciplinato

foto di Laura Arlotti

Ci sono festival che si impongono all’attenzione nazionale e internazionale per la loro vocazione al “rischio”, per la loro lungimiranza, o semplicemente per la capacità di comprendere le complessità del contemporaneo non focalizzandosi su retorici e obsoleti accademismi. Festival che sanno raccontare il presente e restituirlo tramite piccole istantanee, testimonianze tanto della sua immagine più superficiale quanto dei suoi contenuti più complessi, delle sue cromature meno intellegibili. Sono realtà che spesso (troppo spesso) subiscono la non altrettanta lungimiranza dei sistemi di produzione culturale nazionali, in tal modo  schiacciate da cattive economie e cattive politiche, ma che nonostante tutto, proprio in questo frangente di crisi mettono in luce la forza della propria natura.
Uovo è uno di questi festival. Lo è in quanto contenitore capace di rimodellare e rimettere continuamente in discussione la sua stessa struttura e di declinarsi in progetti paralleli (SuperUovo, UovoKids, UovoMusic, Uovo à la Coque, UovoTv) con la meravigliosa ambizione di coinvolgere fasce di spettatori differenti per età quanto per interessi.

La nuova edizione del festival milanese è un compleanno importante. Uovo compie dieci anni, festeggia un percorso breve ma intenso che lo ha saldato al territorio e imposto sulla scena nazionale. Ma i festeggiamenti che dal 21 al 25 Marzo occuperanno diversi spazi, teatrali e non, di Milano, non saranno assolutamente autocelebrativi. Pur intingendo le mani nella sua stessa storia, Uovo continua a guardare verso il futuro e si caratterizza per una programmazione dal respiro multidisciplinare che accoglie performance live, arte video, musica e istallazioni come parti di un unico percorso organico. L’indisciplina è, in questo frangente, il presupposto indispensabile per comprendere la “simultaneità” dei linguaggi che caratterizza l’odierna produzione artistica. Coreografia e video-installazione coincidono perfettamente nell’opera dello statunitense William Forsythe, una delle più importanti personalità della danza su scala internazionale (vincitore nel 2010 del Leone D’oro alla carriera alla biennale di Venezia), presente nella programmazione di Uovo con le opere Solo, Antipodes I/II e Suspence. Le tre videocoreografie, che saranno proiettate su quattro grandi schermi ospitati dalla Triennale di Milano, disegnano un percorso di indagine all’interno di un territorio impuro in cui la video-istallazione riflette il linguaggio coreografico: se in Solo (1996) e Suspence (2008) Forsythe studia le possibilità del movimento, in Antipodes I/II (2006), accompagnato dai suoni composti da Rioji Ikeda, tenta di sovvertire la relazione tra corpo e gravità.

Il rapporto tra video e coreografia trova ulteriore sviluppo nell’opera Véronique Desneau di Jérôme Bel. Altrettanto importante figura nel campo della danza internazionale, il celebre artista transalpino incontra il mondo del Balletto dell’Opéra National de Paris e tenta di raccontarlo dall’interno, ovvero attraverso lo sguardo un‘artista del corpo di ballo: Véronique Desneau, appunto. La soggettività emotiva della ballerina e il suo rapporto con il pubblico divengono lente attraverso cui filmare gli aspetti meno conosciuti di tale universo artistico. Fotografia e documentazione teatrale si incontrano in una mostra curata dall’artista Luca del Pia interamente focalizzata sui lavori storici della Socìetas Raffaello Sanzio (dal celebre Amleto – la veemente esteriorità della morte di un mollusco del 1992, a Genesi – From the museum of slip del 1999) presente nel festival anche con la performance di Romeo Castellucci Storia dell’Africa Contemporanea Vol.III. In questo stesso ambito si inserisce il progetto Memories, che offre l’opportunità di confrontarsi con le passate edizioni del festival e di ripercorrere la sua storia attraverso la proiezione di alcune delle più importanti performance ospitate nelle varie edizioni.

Alla dimensione del rischio corrisponde la forte volontà di esplorazione e scouting che ha caratterizzato i dieci anni di vita di Uovo. Una ricerca che va oltre i confini nazionali nel tentativo di presentare in Italia alcuni dei più noti protagonisti della scena europea e mondiale. La nuova edizione del festival non tradisce tale tendenza e presenta in prima italiana lo spettacolo Forecasting di Giuseppe Chico e Barbara Matijevic, coppia di artisti oramai affermata oltre i confini italiani e reduce dell’edizione 2011 del festival di Avignone. Forte l’attenzione alla nuova scena performativa italiana: se Silvia Costa insieme alla sua compagnia Plumes dans la tête presenta in prima nazionale il suo ultimo lavoro dal titolo Stato di Grazia, i giovani Dewey Dell si cimentano in Tuono, una performance pensata e realizzata appositamente per il decimo compleanno del festival.
L’attenzione per l’architettura degli spazi in relazione alle loro possibilità di interazione con l’opera d’arte (sia essa installativa o performativa) è sviluppata attraverso Carta bianca: Uovo affida alla compagnia Pathosformel una delle sale del Teatro Franco Parenti chiedendo di creare un progetto curatoriale autonomo e interno al festival. Oltre a presentare lo spettacolo Alcune primavere cadono d’inverno, nato da una collaborazione con il gruppo musicale Port-Royal (uno dei nomi più affermati nell’ambito dell’elettronica italiana), la compagnia propone Don’t be afraid of the clocks. Istallazione, site-specific ispirata alla celebre opera Untitled (perfect lovers) di Felix Gonzales Torres, si tratta della costruzione di un dialogo tra due corpi/oggetto che, come i due orologi nell’opera dell’artista visivo, si fanno specchio delle relazioni umane, della loro non sistematizzazione o forse del loro essere sempre soggette a regole prestabilite. Pathosformel ospita inoltre l’artista Nick Steur in scena con Freeze!, performance interamente costruita su un singolare ed emozionante rapporto con i sassi e sull’esplorazione in chiave zen della materia.

Non bisogna infine dimenticare l’attenzione all’ambito musicale. In collaborazione con Club to Club, Uovo Music presenta alcuni dei nomi più intriganti della scena elettronica contemporanea promettendo un’esclusiva serata di festeggiamenti: si va dai ritmi dubstep e funky di Spencer a quelli del nuovo album di Actress (R.I.P), per arrivare al liveset di O, progetto firmato dai produttori Vaghestelle, Stargate e A:RA, tre delle più promettenti realtà nel settore.
Un percorso tra ambienti impuri, quello progettato da Uovo, in cui ogni opera si pone nella dimensione intermedia che sta tra live e media, lascia deflagrare i propri confini e le proprie specificità, descrive nuove possibilità di espressione artistica. Perché ogni candelina spenta sia uno sguardo verso il domani.

Matteo Antonaci

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