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Umana e Disambigua, la Lilith di In_ocula
Sguardi di quinta & recensione

Fotografie di Futura Tittaferrante- ©tutti i diritti riservati

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In_ocula è una compagnia di Faenza, composta da Cristina Ghinassi, Andrea Fronzoni, Federico Visi, Andrea Pedna e attiva da soltanto due anni ma già cosciente dei propri passi al punto di costruire progetti a lunga scadenza in più tappe spettacolari. È questo ad esempio il caso di Disambigua, progetto nato da una suggestione che ha letteralmente imposto – questo il verbo che sembra venir fuori dalle parole scambiate con la compagnia a fine spettacolo – il personaggio di Lilith, figura femminile che ha attraversato la storia e la mitologia componendosi di segni sempre controversi e mai riducibili a un’idea precisa: la sua inafferrabilità è appunto il rimosso demoniaco di ognuno, che resta a galleggiare sul fondo del quotidiano ma che non smette di battere nei punti oscuri e che – per la stessa oscurità – si declina sempre al negativo, come tutto ciò che è ignoto e difficile da carpire.

Disambigua è un progetto in tre tappe: versus, sephirot e golem, attraverso cui queste declinazioni della figura di Lilith si esplicitano in forme ogni volta diverse (da qui la disambiguazione), ma tutte condensate in una costruzione spettacolare che ne dichiari l’essenza di complessità; la natura infernale di Lilith, il suo rapporto con il mistero, in questo progetto prendono giustamente la via della rappresentazione umana, giacché è dalla concretezza della carne e dalla sua manipolazione che forse da uomini ne sappiamo rintracciare il segno che ci appartiene.

L’occasione per vedere un piccolo saggio di questo ampio lavoro, con precisione la tappa in divenire che ha nome sephirot #1, è stata la rassegna che il Forte Fanfulla sta proponendo a Roma: Parabole fra i sanpietrini, grazie alla quale si ha l’opportunità – se non di comporre un giudizio di questa compagnia – almeno di poterne apprezzare le promesse qualità e le componenti estetiche. In scena è Cristina Ghinassi: parrucca bionda volutamente posticcia, abiti che virano dal candore al rosso infernale, anima in divenire marchiata dalla doppiezza quasi schizofrenica di Lilith, dal suo essere Disambigua. Uno schermo sul fondo in cui sono proiettate immagini di lei fintamente contemporanee all’azione dal vivo, ma visibilmente posticcio è il riferimento; una vasca da bagno, bianca, in cui cercare di annegare e un puff, da cui precipitare piano, poi sarà di un cuore sanguinante allo stesso tempo macabro e sentimentale il compito di palpitare assieme vita e morte, nelle mani di Lilith. Questi gli elementi di maggiore intensità e impatto visivo. Ad incalzarla c’è una partitura sonora di rumori sinistri, composta delle stesse ombre che la luce insinua sulla scena, attraverso il lume che si trascina con sé e la va a svelare ma sempre secondo le sue volontà di svelamento. Nelle intenzioni progettuali c’è un intrigante nucleo che sarà opportuno monitorare, per ora però il segno estetico e la personalità in scena sono ancora in via di maturazione, così come si dovrà fare attenzione che l’impatto visibilmente ricercato con chi ascolta sia sorretto da una potenza scenica di maggior peso e di più convinzione nel gioco diabolico d’attrazione: forse in questo modo gli obiettivi saranno più chiari e la resa scenica ne guadagnerà in solidità.

Simone Nebbia

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visto al Forte Fanfulla – Parabole fra i sanpietrini [programma] Roma

Disambigua – sephirot #1
Ideazione: Andrea Fronzoni e Cristina Ghinassi
Interprete: Cristina Ghinassi
Regia: Andrea Fronzoni
Suoni e musiche dal vivo: Federico Visi
Video editing: Andrea Pedna
Col sostegno di: Do – nucleo culturale e Casa del Teatro di Faenza

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