Banner Expo teatro Contemporaneo
Banner Bando Veleia Teatro
Banner “emininum maskulinum” regia G. Sepe
Banner “Banner Danza in rete
Banner Expo teatro Contemporaneo
Banner Expo teatro Contemporaneo
Banner Bando Veleia Teatro
Banner “emininum maskulinum” regia G. Sepe
Banner “Banner Danza in rete
HomeVISIONIRecensioniRevolution MAD, la Cerimonia. Cronache di un teatro in transito

Revolution MAD, la Cerimonia. Cronache di un teatro in transito

Banner Bando Citofonare PimOff

Una cerimonia è un rituale, un movimento a riconoscere gli obiettivi di chi la celebra, per attestazione degli stessi che ne fanno parte. Questa Cerimonia che ha aperto la seconda edizione di MAD Revolution curata da Lorenzo Gleijeses, pre-stagione del teatro Quirino dedicato ai maestri dell’avanguardia e in genere al teatro sperimentale (ma vedremo che anche questa definizione è incompleta…), è un rito iniziatico per ammaliati del teatro, uno stimolo allo stupore e alla compromissione dell’occhio dello spettatore; per farlo la scelta è quella dei luoghi inusuali (ma ormai più usuali del palco quando si parla di sperimentazione): camerini, tuguri non identificati, sottoscala, disimpegni, magazzini, ovunque il teatro, sembra lo slogan che passa per queste stanze solitamente segrete. Slogan, perché questo è un teatro privato da due anni, che prima fu del soppresso ETI e che curiosamente gode di una partecipazione dello Stabile di Calabria gestito, sempre per lo stesso sistema epifanico e sorprendente, dallo stesso direttore Geppy Gleijeses. Meno male che gli investimenti e la presenza in cui latita lo Stabile di Roma, ci pensa uno Stabile di un’altra regione…chissà in Calabria come la pensano.

I sotterranei del Quirino, penso, non li avevo mai visti. E soprattutto non ci avevo visto dentro il Pulcinella di Manchisi, le video installazioni di Enzo Cosimi, la principessa Brambilla di Marilù Prati e Renato Nicolini, Andrea Capaldi minzolinico impegnato in mille attività d’ufficio, due attori bambini che non identifico: uno psichedelico dentro un cono acido che canta lo shampoo di Gaber, l’altro dentro un corridoio stretto che balla vestito da Michael Jackson. All’angolo di muro, senza staccare gli occhi da lui, Katia amica e collega rapita, mi dice di traverso: “ma lo vedi anche tu o solo io?”. La lascio al suo incanto, cercando il mio. Passo il camerino di Kinkaleri, di fronte a quello di Lucrezia Valia e ci leggo solitudini simili, ma c’è confusione, troppa confusione, questo teatro in transito tra un camerino e un sottoscala mi fa venire il mal di testa, tanti accalcati a cercare di vederne un pezzetto, un frammento da raccontare. Poi d’un tratto il giramento di capo si fa più grande: mentre vedo la Prati e Nicolini, accanto a me Pippo Di Marca, itinerante e felicissimo Simone Carella che sembra mai stato più al suo posto che qui; protagonisti di oggi di un’avanguardia di ieri, eppure così forte e viva. In quel momento leggo sulla porta poco lontano: Carmelo Bene. Giuro che mentre poggiavo gli occhi la suggestione per vedere dalla porta bucata quel video d’annata, qualche brivido l’ho provato, l’occhio che sbircia, l’occhio che da oggi sa vedere proprio quei giorni di ieri.

Soltanto dopo, si passa alla platea, per quel che vedremo sotto palco. Una serie di performance di spessore: Anna Redi, Maya Lipsker, Gianfranco Berardi, Manolo Muoio, tante altre, tutte in rigoroso ’90 style, perché forse da questa generazione c’è chi guarda alla precedente con un movimento di rispetto e con un forte debito sentimentale. Poi gli applausi, tanti, mentre scorgo di lontano un’epifania: Antonio Rezza portato in scena come Hannibal Lecter, appeso sull’attaccapanni che fa struttura, quinta alle sue scene; tocca a lui, ma solo quando tutti se ne sono andati. Divi si nasce, mi dico. Bisogna averlo nel sangue. Sono venti minuti di puro godimento, frammenti già visti eppure formidabili, cui non so non reagire. Alla fine esco dal teatro, qualcosa m’amareggia un po’, all’inizio non so bene perché, vedo uscire uno per uno gli artisti che ho visto poco prima, poi trovo nel bistrot bellissimo lì di fianco il programma dell’intera stagione al Quirino. E allora capisco tutto. Peccato, mi dico, che questo teatro, da queste parti, sia solo in transito.

Simone Nebbia

visto il 17 settembre 2010
Quirino – Revolution MAD 2010
Roma


leggi le altre recensioni su Revolution Mad 2010

vai all’articolo di presentazione di Revolution MAD 2010 – con link al programma completo

Telegram

Iscriviti gratuitamente al nostro canale Telegram per ricevere articoli come questo

Simone Nebbia
Simone Nebbia
Professore di scuola media e scrittore. Animatore di Teatro e Critica fin dai primi mesi, collabora con Radio Onda Rossa e ha fatto parte parte della redazione de "I Quaderni del Teatro di Roma", periodico mensile diretto da Attilio Scarpellini. Nel 2013 è co-autore del volume "Il declino del teatro di regia" (Editoria & Spettacolo, di Franco Cordelli, a cura di Andrea Cortellessa); ha collaborato con il programma di "Rai Scuola Terza Pagina". Uscito a dicembre 2013 per l'editore Titivillus il volume "Teatro Studio Krypton. Trent'anni di solitudine". Suoi testi sono apparsi su numerosi periodici e raccolte saggistiche. È, quando può, un cantautore. Nel 2021 ha pubblicato il romanzo Rosso Antico (Giulio Perrone Editore)

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Pubblica i tuoi comunicati

Il tuo comunicato su Teatro e Critica e sui nostri social

ULTIMI ARTICOLI

Amleta: in teatro le donne sono solo il 35,1% e l’abuso...

Amleta ieri, 28 marzo a Milano, e il 3 aprile a Roma, presenta la mappatura 2020-2024 relativa alla discriminazione di genere nel teatro. Lo...

Media Partnership

Femininum Maskulinum, Sepe torna nella Germania degli anni ’30

Presentiamo con un articolo in media partnership il nuovo spettacolo di Giancarlo Sepe prodotto dal Teatro della Toscana che andrà in scena al teatro della Comunità di Roma e poi alla Pergola di Firenze.