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Virgilio Sieni, Mimmo Cuticchio. Per una comunità del gesto e del racconto

Virgilio Sieni e Mimmo Cuticchio hanno iniziato una collaborazione al fine di creare una comunità che sappia intrecciare le esperienze dell’Accademia dell’arte del gesto e quelle delle arti popolari dell’Opera dei Pupi e del Cunto. Il racconto della prima tappa.

Foto Alessandro D'Amico
Foto Alessandro D’Amico

Per tre giorni avevano lavorato assieme a un gruppo di studenti e qualche giovane danzatore, sperimentando come due diverse realtà (forse soltanto apparentemente distanti) potessero intrecciarsi per imparare a parlare una nuova comune lingua. I due maestri che hanno guidato il laboratorio sono Virgilio Sieni e Mimmo Cuticchio. Siamo a Palermo, alla conclusione dell’incontro tra l’Accademia dell’arte del gesto e l’Opra dei Pupi, durante un’unica affollata serata in pieno centro, tra traffico natalizio e in lontananza l’odore di panelle e meusa per le vie della Kalsa. Atlante. L’umano nel gesto, è il primo risultato del percorso triennale pensato per formare una comunità che voglia indagare il rapporto tra gesto e racconto – quello della tradizione orale dei Pupi e del Cunto, ma anche quello della danza del coreografo fiorentino – a partire da alcune linee guida lanciate durante questi primi giorni e, a seguire, durante i futuri laboratori all’interno del progetto Palermo. Arte del Gesto nel Mediterraneo. Accademia sui linguaggi del corpo e l’opera dei pupi.

Foto AlessandroD'Amico
Foto AlessandroD’Amico

Del resto, da una certa prospettiva, quella vista al Real Teatro di Santa Cecilia (fondato nel 1962, un luogo estremamente evocativo, deputato solitamente per concerti), è una prima presentazione del lavoro, o meglio, il dispiegamento di una mappa di segni, di strade diverse potenzialmente da seguire; un Atlante per una neonata e fiduciosa comunità, la quale sarà presto invitata ad aprire il proprio libro, cercando un modo – concreto – di proseguire. Ma parliamo di presentazione non tanto, non solo, per noi spettatori, che in questa unica serata abbiamo avuto già modo di apprezzare un lavoro denso (per quanto ancora non totalmente, programmaticamente dispiegato), quanto per i partecipanti al laboratorio, ai quali sembrano essere state consegnate molte chiavi di lettura su cui sviluppare il proprio percorso, immagini da cui trarre spunto, luoghi da continuare ad esplorare, altri che si scopriranno essere magari una falsa pista, altri un primo approdo. Che ciascuno di noi trovi da solo i cartelli che segnalino autostrade o tortuosi sterrati, l’importante è sapere che questi sono stati approntati, lì per loro, per chiunque voglia.

Foto Alessandro D'Amico
Foto Alessandro D’Amico

«È impossibile mimare il pupo» ci racconta Sieni subito dopo lo spettacolo, e aggiunge Cuticchio: «siamo ombra e prolungamento del pupo io e Virgilio, posso solo immaginare il personggio che abbiamo in mente».
Immaginazione di un atto condiviso a partire da un piano diverso. Dunque, prima di tutto, è chiaro come l’intento non debba essere la ripetizione o l’imitazione di una tecnica, di un’arte, quanto un incontro da ambo le parti nel quale far risuonare l’una nell’altra. La disarticolazione armonica di Sieni si rifrange sui pupi di Cuticchio e la gioia, l’animo pieno di passione, le Gesta riflettono i gesti di Virgilio Sieni, i cui arti, giocando di metafora, non sono legnosi ma potremmo definirli nodosi. Un piede, il suo, della stessa bellezza di un ramo che si inerpica verso l’alto o si radica in basso sulle tavole del palco, modulando il peso dall’interno all’esterno; spezzando il polso e poi il gomito, la clavicola, il collo. Certo notiamo anche la similarità di movimenti a volte coincidenti nelle azioni del pupo dalle mani e i piedi d’argento, il cui movimento nasce nella spinta dell’avambraccio del suo manovratore, vettore che parte dal busto, dalla coscia, dal corpo di lato, a servizio. È ricerca questa, e come tale ne attestiamo le tante possibilità anche solo accennate. Ma non si tratta di un’improvvisata, sia chiaro, sono due tradizioni (ovvero un sapere in continuità, sempre vivo parafrasando Eduardo) a relazionarsi e a sperimentare a vicenda i confini e le zone di compresenza.

Foto Alessandro D'Amico
Foto Alessandro D’Amico

Chi è l’umano? Due vie diverse, percorribili entrambe, due anime che giocano col proprio opposto: una concreta (l’uomo) e l’altra astratta (il pupo) che fingono di essere al contrario: gioca il concreto a farsi astrazione e il simbolo a farsi azione, e a quella finzione noi crediamo. Scorgiamo una grande umanità nel pupo, assorto nella sua fissità, pensoso, là dove Sieni è pensiero senza parole; a parlare in lui sono le contrazioni, i piedi arcuati, la negazione di braccia incrociate, i polsi che ruotano, le anche che avanzano.

Si avvicendano pupi diversi, dal Paggio (denudato della tipica corazza o di un qualsiasi altro costume), all’angelo, al satiro, fino al paladino Orlando; entrano in contatto con i due umani, si relazionano, spronano con la mano battendo la spalla, come se fosse l’ora di andare. Uscirà qualcun altro da dietro i pannelli della nuda scena, è Nino, fratello minore di Mimmo, che siederà al piccolo pianino a rullo. Come il suono anche il pupo è ora tozzo, a volte sconnesso, ma profondamente affascinante; tale è la melodia che (non al picchiare di tasti) ma al girare di manovella si estende in tutta la sala. Un suono antico, che forse non avremo mai incontrato nei nostri viaggi quotidiani, o forse sì, lontani nel tempo, in un ricordo di bambini, ad un fiera, in piazza o dentro un teatrino. È tozzo anche Virgilio, a ginocchia flesse quasi accovacciato.

Foto Alessandro D'Amico
Foto Alessandro D’Amico

Cosa racconta quel gesto? Mentre il danzatore è bloccato, salta in aria il pupo libero, libero con i suoi fili. Un’immagine di ribaltamento che meriterebbe un ulteriore approfondimento. Si invertono i ruoli e ora è il pupo ad essere danzatore mentre il suo contraltare è  terragno, legato alla gravità. Il pupo aiutato dal suo puparo è danza aerea, nota vibrata su labbra e corde vocali, suono rotondo che accompagna il volo dell’angelo. Poi il rumore del sandalo, su un piede solo, indossato dai due manovratori fratelli che a scena nuda ingaggiano la lotta fra due paladini che alla fine cadranno entrambi, strappando un applauso. L’epico è nel racconto di gesta, nei clangori causati dall’urtare di lucide armature. L’epicentro è nel lento avanzare, nel mettersi di canto, nel lasciarsi cullare, nel farsi trascinare dal gioco, nel ritmo sincopato del Cunto. Tra tutte le scene, la vicenda della “morte di Orlando”, posta a conclusione, è l’apice di questo intreccio di suoni, danza di legno, parole e gesti. È una luce abbagliante l’addio del paladino, è mano davanti agli occhi, alle tempie, è tempo rallentato, già etereo, verso il “Celeste Paraddhisu”, verso il corridoio di proscenio, dentro gli spettatori, seduti a semicerchio, accompagnati dallo straziante suono del pianino.
Dove sono tutti? Sono morti? Crocifisso, Salardo, Riccardo, Viviano, Ruggero, Aquilante, Raimondo, dove sono tutti i paladini.
Ci sono ancora, lo sappiamo, fuori e dentro dalla tradizione, ci sono i paladini, il loro ardore, il racconto, il gesto, le storie, non sono arrugginite le loro giunture. Aprite l’Atlante, segnate la strada, raccontateci dove li avrete incontrati.

Viviana Raciti

Visto a Palermo – Real Teatro di Santa Cecilia, dicembre 2016

ATLANTE. L’UMANO NEL GESTO
di e con Mimmo Cuticchio e Virgilio Sieni
e con Nino Cuticchio
Progetto realizzato da Compagnia Virgilio Sieni, Compagnia Figli d’Arte Cuticchio, Teatro Garibaldi di Palermo alla Kalsa in collaborazione con The Brass Group
Con il sostegno del Comune di Palermo, Assessorato alla Cultura

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Viviana Raciti
Viviana Raciti
Viviana Raciti è studiosa e critica di arti performative. Dopo la laurea magistrale in Sapienza, consegue il Ph.D presso l'Università di Roma Tor Vergata sull'archivio di Franco Scaldati, ora da lei ordinato presso la Fondazione G. Cinismo di Venezia. Fa parte del comitato scientifico nuovoteatromadeinitaly.com ed è tra i curatori del Laterale Film Festival. Ha pubblicato saggi per Alma DL, Mimesi, Solfanelli, Titivillus, è cocuratrice per Masilio assieme a V. Valentini delle opere per il teatro di Scaldati. Dal 2012 è membro della rivista Teatro e Critica, scrivendo di danza e teatro, curando inoltre laboratori di visione in collaborazione con Festival e università. Dal 2021 è docente di Discipline Audiovisive presso la scuola secondaria di II grado.

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