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Danza Urbana 2023. Corpi in cura nella città

Dal 5 al 10 settembre si terrà a Bologna la ventisettesima edizione di Danza Urbana. Lo storico festival bolognese agisce nella restituzione dello spazio urbano ai propri cittadini, in uno scambio vivo di visioni ed esperienze. Presentazione in media partnership.

Porpora che cammina- Foto Daniele Mantovani

Per le grandi città d’arte del nostro Paese è quasi giunto al termine l’ultimo improbo sforzo stagionale di accoglienza della fiumana di turisti; improbo nonostante l’informazione ufficiale si compiaccia del sempre maggiore interesse che le nostre città raccolgono di anno in anno. Le vie disperdono i propri abitanti e si trasformano in scivoli di parchi giochi, le case smarriscono l’identità per accettare centinaia di vite istantanee, la cittadinanza muta costantemente la propria conformazione senza essere seguita nel quotidiano convivere, gli essenziali spazi dell’incontro informale chiudono. I corpi vagano senza meta e conforto all’interno di geografie urbane ormai sconosciute. Il festival Danza Urbana di Bologna, giunto alla sua ventisettesima edizione sotto la curatela di Massimo Carosi (direttore artistico) e Luca Nava (direttore organizzativo), richiama quei corpi a riunirsi e riconoscersi in ambienti ricondotti alla loro primigenia condizione civica. Il festival, curato dall’Associazione Danza Urbana ETS, coinvolge gli studenti del Corso di Storia della Danza di Eugenia Casini Ropa al DAMS di Bologna, rientra tra i progetti di promozione della danza nei contesti urbani e nella ricerca di nuove identità autoriali coreografiche.

Stuporosa – Foto Luca Del Pia

«Il festival intende costruire una relazione empatica e affettiva – seppur per sua natura costitutivamente effimera – con i luoghi e con le comunità che li abitano, […] una relazione capace di risignificare i contesti, rinnovarne la percezione e contribuire a incentivarne la riappropriazione», questo con l’impegno di rendere la città uno spazio liberamente attraversabile, senza che sussista un ordine di rilevanza o marginalità tra le varie circoscrizioni cittadine, senza che sussista un principio del periferico come sistema di valore: è la varietà e la mutevolezza a favorire felici incontri. E sono proprio gli sguardi multipli i movimenti primi delle performance che attraverseranno la città tra martedì 5 a domenica 10 settembre: corpi uniti in spazi lontani da qualsivoglia barriera, liberi nell’interazione con le alterità e anzi desiderosi di comprenderle, corpi politici legati dal senso della collettività che è a sua volta un atto politico. È Porpora che cammina del progetto collettivo DOM- ad aprire il festival; la perfomance ha debuttato al Terni Festival nel 2015 e che ha proseguito in tournée italiane e internazionali. Leonardo Delogu e Valerio Sirna scrivono una drammaturgia del paesaggio, un lungo cammino per diciotto spettatori a replica. Porpora Marsciano, Francesca Antonino, Teo Antonio Rosa, Giorgia Amelia Ferrari, Giavanni Marocco, Ozge Sahin, Viviana Venga e gli stessi Delogu e Sirna, muovono i passi tra le architetture urbane e del paesaggio, private e comunitarie, accompagnandosi in una linea continua che unisce le emotività individuali delle persone e dei luoghi attraversati.

Eternal – Foto Chao-Sheng Ho

Mercoledì 6, prosegue nel Quadrilatero Malvasia sotto il progetto sostenuto dal DAR (Dipartimento delle Arti-Università di Bologna) CultuRA – progetto curato da Riccardo Balestra, Sara Corrado, Cecilia Depau. Qui verranno esplorati movimenti aperti nel paesaggio di comunità: wam// prime danze placebo (di Flavia Zaganelli in collaborazione con Maria Durbà e Francesca Siracusa) attiva un laboratorio performativo che guida i partecipanti nelle pratiche della Danza Placebo atte a realizzare una sintonia emotiva di relazioni. Guida per risolvere il cubo di Rubik per la regia di Elisa Pagani, fondatrice della compagnia DNA, mette in relazione la comunità temporanea formatasi nel corso di laboratori tenuti dal 3 al 5 settembre al Giardino Lorusso col sostegno della partecipazione dei cittadini e di danzatori professionisti. Alla Casa di Quartierve Saffi prenderà avvio TALK/Scalo Malvasia: Rienerazione urbana e welfare culturale. Al termine della giornata, al DumBo-Officine FIU, in prima nazionale, Metis di Francesca Penzo e Mariagiulia Sertoni, è una ricerca sulle geografie delle relazioni nella comprensione delle esperienze di soggetti femminili e non binari, la performance, in dialogo con Fondazione per l’Innovazione Urbana, Piazza Grande, Biblioteca Borges, Collettivo Verso, Centro sociale TPO, apre lo sguardo sulle esperienze specifiche territoriali. Giovedì 7, al Parco 11 Settembre 2001, il coreografo vietnamita Tu Hoang, con l’attore Tuan Tran, mette in scena l’origine di un conflitto in Trial; lo spettacolo, premiato dal pubblico e dalla critica alla Copenhagen International Choreography Competition, è presentato nell’ambito di Masdanza Platform in collaborazione con il Certamen oreografico Masdanza. Do-around-the-world della compagnia Parini Secondo, con Sissj Bassani, Martina Piazzi, Glauco Salvio e Pier Paolo Zimmermann; partendo dal gesto ginnico, legato alla memoria collettiva, del salto con la corda, è uno sviluppo per la costruzione di un corpo eroico infantile e aletico.

Breathe with Me a Moment – Foto Jesus Robisco

All’ Ex Chiesa di San Mattia, la compagnia  Kinkaleri elabora HellO° come riflessione sulla cura dello spazio del corpo come atto di vita e relazione; la performance, inserita nel progetto Sopra la pelle a cura di Agorà, Dnaza Urbana ETS, Casa della Cultura Italo Calvino – Cronopis nell’ambito di E’BAL – Palcoscenici per la danza contemporanea, è per la realizzazione di Kinkaleri/Massimo Conti, Marco Mazzoni, Gina Monaco con Michele Scappa. In anteprima nazionale venerdì 8, all’EX Chiesa di San Mattia, Stuporosa, per la regia e coreografia di Francesco Marilungo, è un rito collettivo dai suoni e dalle formule antico, accompagnato da versi di pianto e canto, alla ricerca di unioni. In Piazza San Francesco, il coreografo libanese Bassam Abou Diab con Eternal elabora il corpo come simbolo politico, isolando le gestualità collettiva della rivolta e radicandolo nel movimento di danza. Sabato 9, al MAMbo – Museo di Arte Moderna di Bologna, al ermine del TALK/ Quello che è – Sull’immagine che si fa mondo, Come neve, di Adriano Bolognino, che ha avuto un momento di creazione collettivo nella realizzazione degli abiti di scena con le mani di una comunità di donne che durante il periodo pandemico ha recuperato l’arte dell’uncinetto, è un racconto sull’immaginazione infantile e sul benessere. A seguire, Breathe with Me a Moment di Or Marin per la Or Marin Dance Theatr Company, fa parte della rappresentazione Raining Men che riflette sulla probletica figura del maschile, è il racconto della fragilità emotiva nel momento intimo dell’incontro. Lontano dalle mura cittadine, tra i colli bolognesi, al Fienile Fluò, Elisa Zuppini, artista selezionata per l’azione BODYSCAPE nell ambito di DANCESCAPES 2022 a cura di Danza Urbana ES, porta in scena il suo Himalaya: Embdied Landscapes. A Performative Discourse. Il festival termina il suo percorso domenica 10 al Parco 11 Settembre 2001 con Otempodiz di Asier Zabaleta e la compagnia Ertza, con i danzatori di Maputo Fenias Nhumaio e Deissane Machava, che riflette sul rapporto contraddittorio col tempo; Body Farm. Un luogo per la contemplazione di Silvia Rampelli con Alessandra Cristiani, Eleonora Chiocchini, Valerio Sirna, Francesca Proia, Marcello Sambati, Flavio Arcangeli, Stefania Tansini, è l’esporsi dei corpi nell’assoluto dell’azione performante davanti gli occhi dominanti dello spettatore.

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