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Ibridi in movimento. Per un teatro migrante a Palermo

Tra novembre e dicembre si è tenuto a Palermo il Festival delle Letterature Migranti. La sezione teatrale, curata da Giuseppe Cutino, ha previsto spettacoli e momenti di discussione sul tema “La città futura”

Oida – Foto di Nayeli Salas

Da sette anni il Festival delle Letterature Migranti (FLM) di Palermo indaga cause ed effetti degli spostamenti umani nell’area mediterranea. Nel capoluogo siciliano, tra chiese, moschee e resti di sinagoghe si muove una turba brulicante di colori, abiti, lingue diverse: indagare i modi di questo scambio secolare si impone, nel nostro problematico presente, come questione centrale. In tal senso, il tema dell’ultima edizione di FLM, La città del futuro, è senz’altro eloquente. Il festival, diretto dal giornalista e scrittore Davide Camarrone, comprende una sezione dedicata alle arti performative, curata dall’attore e regista Giuseppe Cutino, in collaborazione con Giuseppe Provinzano e con il sostegno di Spazio Franco. Tra gli altri, proprio allo Spazio Franco si sono tenuti due spettacoli, afferenti a progetti che del multiculturale hanno fatto la propria scelta identitaria: Il Sigillo, prodotto da ANIMALI CELESTI/teatro d’arte civile, e Oida, della palermitana Babel Crew.

Foto ufficio stampa

Per il nigeriano Femi Osofisan, critico e regista teatrale, la finzione scenica possiede due facoltà determinanti: ingannare i dispotismi autocratici per mezzo di espedienti come la parodia, offrire ai diseredati un luogo dove esprimere angosce e speranze. Proprio Delusioni e sogni di migranti in cerca di diritti universali è il sottotitolo de Il Sigillo, per la regia di Alessandro Garzella e Satyamo Hernandez. Alessandro Garzella, illuminato flebilmente, attraversa il palco sulla sua carrozzina. Con tono sprezzante condanna un’alterità bisognosa di casa e diritti. Ma l’attore sa anche offrire anche una voce a chi, al contrario, sente tutto il diritto di andare via: «Parto, chiudo l’uscio e vado via […] parto perché m’aspetta l’infinito, parto perché ormai sono partito, […] parto perché qualcuno ha invaso la mia terra». Il dialogo con il canto di Satyamo Hernandez, alla chitarra, è uno scontro frontale, a tratti eccedente; della stessa intensità gli sguardi e le movenze di Ana Belkis Granados e Genito Molava. I loro corpi neri, da principio, sono nudi. Poi, vestiti di abiti occidentali, esplodono in danze native. Ma a esplodere su loro, inerti, sono due spari che li gettano al suolo.

Foto ufficio stampa

La scena del Sigillo è uno spazio condiviso, abitato da un lato dall’interpretazione di Garzella ed Hernandez, dall’altro dalla performance di Belkis Granados e Molava. D’altronde il teatro post-coloniale è, per forza di cose, un teatro ibrido: il filosofo indiano (naturalizzato statunitense) Homi K. Bhabha invita a guardare a tale ibridazione non solo come conseguenza di un atto repressivo, ma anche come frutto di creatività sincretica tra tradizioni culturali differenti. Il Sigillo lascia che le diversità rimangano intatte, organizzate in partiture giustapposte. Le performance native risultano così valorizzate come fatto autonomo, non subordinato a una scrittura drammaturgica. D’altra parte, le potenzialità espressive di Belkis Granados e Molava rimangono comunque ingabbiate in una narrazione che forse avrebbe potuto scostarsi dalla sola esposizione del loro stato di vittime; soprattutto al confronto con l’interpretazione di Garzella, densa invece di magistrali caratterizzazioni.

Oida – Foto di Nayeli Salas

Non è affatto scontato trovare la quadra nel complicato rapporto tra noi e loro, in cui si annidano tanto i presupposti del discorso coloniale (lo ha ben dimostrato Said), tanto il senso di distinzioni che è pure il caso di coltivare e tutelare. Un noi decisamente variegato e compatto è il coro di Baccanti in Oida, drammaturgia di Sergio Beercock e regia di Giuseppe Provinzano. La Tebe di Euripide è qui un luogo distopico, nel quale lo straniero è oggetto delle operazioni di polizia messe in atto dal monarca Penteo (Beercock), ottuso e allucinato. Lo stesso Beercock, corifeo dionisiaco, trascina all’estasi la schiera dei suoi adepti, interpretati da Naomi Adeniji, Julia Jedlikowska, JeanMathieu Marie, Alfred Sobo Blay. Il loro baccanale è un rave elettronico, al neon, davvero pericoloso. Anziani, donne, persone di ogni provenienza qui appaiono “uguali”, come Penteo urla, sconvolto, mentre ne spia l’ebbrezza. In Oida le specificità linguistiche, fisiche e culturali dei partecipanti sono amalgamate in un complesso dal quale corpi, voci e canto di ciascuno emergono in modo egalitario – un plauso alla convincente Agave di Adeniji. Per Babel il rito è condivisione orizzontale, scandito dall’iterazione energica e collettiva di medesimi gesti simbolici. Ciascuno ha una parola, qualcosa da dire; d’altronde, come osservava Molava al termine della propria performance, il teatro può essere il modo migliore per veicolare un messaggio «in modo profondo e affettivo». Il suo discorso, dopo un incontro forse un po’ fumoso sul senso della letteratura teatrale oggi, è talmente diretto ed essenziale da essere una bella novità. Davvero è il caso di accogliere l’altro, per ricordarci da dove veniamo.

Tiziana Bonsignore

Festival delle Letterature Migranti, Palermo – novembre-dicembre 2022

IL SIGILLO. DELUSIONI E SOGNI DI MIGRANTI IN CERCA DI DIRITTI UNIVERSALI
scritto e diretto
da Alessandro Garzella e Satyamo Hernandez
con Alessandro Garzella, Ana Belkis Granados, Satyamo Hernandez, Genito Molava
coreografia Chiara Pistoia
ripresa e montaggio video Indiara Di Benedetto e Shawn Hernandez
collaborazione tecnica Abha Federica Mariano
prodotto da Associazione A.E.D.O.
in collaborazione con Animali Celesti/teatro d’arte civile
con il sostegno del Ministero ai Beni e alle Attività Culturali Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Regione Toscana, Fondazione Pisa, Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, Croce Rossa Italiana/Pisa (progetto P.I.S.A.), cooperativa Odissea, ARCI Lucca – Versilia, Uovo di Colombo. Menzione speciale PREMIO MIGRARTI 2018

OIDA
un rito musicale teatrale by PROGETTO AMUNI
da Le Baccanti di Euripide
drammaturgia di Sergio Beercock
regia Giuseppe Provinzano
con Sergio Beercock, Naomi Adeniji, Julia Jedlikowska, Jean-Mathieu Marie, Alfred Sobo Blay
musiche Sergio Beercock
luci e suono Gabriele Gugliara
movimento scenico Simona Argentieri
costumi Silvia Pirrotta
assistente alla regia Rossella Guarneri
tutor e coordinamento Diana Turdo
organizzazione Agnese Gugliara
una Produzione PROGETTO AMUNI / BABEL
con il sostegno di Fondazione Altamane Italia, Otto per Mille Valdese, Regione Siciliana
in collaborazione con 800A Records

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