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La medaglietta di San Ginesio. Un borgo per gli attori

Ginesio Fest 2021, con la direzione di Vinicio Marchioni e Milena Mancini, fa un ulteriore passo verso la creazione del Borgo degli Attori nel paese marchigiano di San Ginesio. Una riflessione.

Foto Michele Lonetti

Forse è leggenda, ma forse la leggenda, una volta che passa di bocca in bocca, se determina dei cambiamenti, nella società o solo in un uomo che ne fa parte, allora poi pian piano finisce per farsi storia. E questa storia affonda radici antichissime, fino ai tempi di Diocleziano, quando un attore di nome Ginesio riuscì a tener testa proprio all’Imperatore, rifiutandosi di ridicolizzare il sacramento del battesimo cristiano; chissà se da quel momento o nel tempo successivo, ma Ginesio – divenuto per questo santo – fu poi considerato il protettore degli attori, al punto che in epoca recente veniva regalata una medaglietta con la sua immagine ai diplomati all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica. Se ne ricorda bene Remo Girone, attore di lunga e fulgida carriera, il cui racconto ha innescato un processo che ha condotto le istituzioni del paese di San Ginesio, nella provincia di Macerata, a immaginare un festival proprio dedicato all’arte dell’attore. Oggi, alla seconda edizione, Vinicio Marchioni e l’originaria ginesina Milena Mancini ne diventano direttori artistici, per farne un luogo simbolo, un borgo che proprio dalla storia onomastica trae la forza per contrastare i danni del recente sisma del 2016; certo, quelli materiali agli edifici, tra i quali il Teatro Giacomo Leopardi al centro del paese, ma anche e soprattutto quelli alla popolazione ferita nel profondo del proprio spirito.

Foto Michele Lonetti

Non è casuale partire da un aneddoto, per raccontare che cos’è stato e vorrà essere questo Ginesio Fest, che dedica all’attore il Premio San Ginesio, presieduto dallo stesso Girone e vinto da Michele Di Mauro e Carolina Rosi: la qualità maggiore che la direzione ha messo in campo, oltre all’offerta dei contenuti di cui diremo meglio, è stata senza dubbio quella di convocare nel borgo marchigiano un novero di osservatori scelti, proveniente da ambiti limitrofi ma mai sovrapposti, dal teatro alla danza, dal cinema alla musica; questa intenzione ha permesso uno sviluppo forse imprevisto ma di grande efficacia, ha dato vita a una tessitura continua di legami, tra la popolazione locale e questi nuovi visitatori, ognuno dei quali mosso dalla volontà di mettere in circolo esperienze, visioni, competenze o solo ricordi acquisiti lungo l’arco di una militanza artistica.

Foto Michele Lonetti

La presenza di giovani attori, provenienti dall’Accademia S.T.A.P. Brancaccio di Roma, ha inoltre fatto sì che si costituisse un solido gruppo di ascolto dedicato nelle numerose masterclass gratuite come quella dedicata ai festival con Michele Mele e Benedetta Cappon, negli incontri programmati con professionisti dei vari settori artistici come quello sulla drammaturgia con Linda Dalisi, Gabriele Di Luca, Fausto Malcovati, Letizia Russo, durante gli spettacoli di nomi affermati come Roberto Latini o Carrozzeria Orfeo; ma questa condivisione si è sviluppata anche e soprattutto oltre il confronto stabilito, ai tavoli del pranzo e della cena, lungo i vicoli del borgo che ha ospitato passi di diverse generazioni, ognuna attratta qui da una vocazione al racconto e alla rappresentazione.

Trasformare San Ginesio nel Borgo degli Attori, attraverso un progetto di crescita residenziale che possa sostenere la produttività artistica lungo l’intero anno, è impresa ardua che la coppia Marchioni/Mancini ha scelto di prendere su di sé, perché è parte della propria vocazione; la trasmissione di esperienza, di talento, non può discostarsi dalla volontà di rifondare attraverso una rivoluzione culturale un territorio che intende ritrovare il proprio spirito di comunità.

Foto Michele Lonetti

Perché questo avvenga e la popolazione partecipi in misura sempre maggiore c’è bisogno di una grande convinzione, una forma quasi apostolica di diffusione, così che i valori possano moltiplicarsi e si ribalti l’intenzione: non più gli attori che hanno bisogno di San Ginesio per riunirsi e dedicare all’arte performativa il proprio soggiorno nel borgo, ma la stessa San Ginesio che dichiara la propria necessità che gli attori abitino questi luoghi, ne mettano in luce angoli che la realtà solo conforma, ne sappiano cavare fuori l’anima sopita nella ferita.

Gli attori hanno una missione inalienabile: calarsi nella realtà per trarne verità, lo fanno grazie al corpo, il loro corpo messo a disposizione di una nuda indagine nelle profonde cavità dell’animo umano; ecco che il corpo violato di un borgo italiano, colpito da un cataclisma imprevedibile, somiglia molto a quello dell’attore che usa le proprie spoglie per dichiarare vita, rinuncia a esistere per diventare altro da sé. Forse sarà questo il punto focale, là dove l’attore e il borgo sapranno riconoscersi l’uno nell’altro; allora sarà fluido il passaggio di stato che potrà rinnovare le esperienze, rigenerare una comunità, legittimare l’antico segno nella forma che definisce il nuovo.

Simone Nebbia

Ginesio Fest – San Ginesio (MC), Agosto 2021

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Simone Nebbia
Simone Nebbia
Professore di scuola media e scrittore. Animatore di Teatro e Critica fin dai primi mesi, collabora con Radio Onda Rossa e ha fatto parte parte della redazione de "I Quaderni del Teatro di Roma", periodico mensile diretto da Attilio Scarpellini. Nel 2013 è co-autore del volume "Il declino del teatro di regia" (Editoria & Spettacolo, di Franco Cordelli, a cura di Andrea Cortellessa); ha collaborato con il programma di "Rai Scuola Terza Pagina". Uscito a dicembre 2013 per l'editore Titivillus il volume "Teatro Studio Krypton. Trent'anni di solitudine". Suoi testi sono apparsi su numerosi periodici e raccolte saggistiche. È, quando può, un cantautore. Nel 2021 ha pubblicato il romanzo Rosso Antico (Giulio Perrone Editore)

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