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L’infinito mancato. Frattaroli illumina Sarah Kane

Recensione. 4.48 Psychosis di Enrico Frattaroli riporta attenzione sul duro testo di Sarah Kane, al Teatro Belli per l’interpretazione di una solida Mariateresa Pascale.

FOTO di Roberta VERZELLA

Io non riesco a. C’è una frase che continua a girarmi in testa fin da quando ho avuto ascolto per la Sarah Kane di 4.48 Psychosis che Enrico Frattaroli per la rassegna Trend disegna sul corpo di Mariateresa Pascale: Io non riesco a. Punto. Stop. Non sapevo capire cosa fosse a tenerla così fortemente impressa nella mente. Poi, ho capito: l’infinito, è ciò che manca. Non un elemento qualunque del discorso, ma la parte della sintassi che responsabilizza colui che compie l’azione e la esplicita; non riuscire, avere un qualche impedimento, è nulla senza la determinazione di ciò che non si riesce a fare; e forse Sarah Kane, suicida già in pectore nel proprio testo distintivo, aveva in corpo di dire che riuscire è già un verbo – finto ausiliare – che dispone di colui che compie l’azione, lo violenta, lo strattona verso quell’infinito impossibile, lui finito, lui che finisce.

FOTO di Giulia SUCAPANE

Una sinfonia per voce sola. È questa la forma in cui il regista Enrico Frattaroli vuole tenere quelle parole oscure e sinistre, quel linguaggio di tetra isteria che ha avuto l’onere e la sofferenza di penetrare, penetrarsi, fino ai più profondi gangli del disagio psichico. Ed è qui che l’ossimoro veicolato dall’espressione si manifesta: una sinfonia è per definizione (almeno la più accreditata) una composizione per orchestra, espressa cioè in una forma comunitaria, importante ne è la relazione che raccoglie in indiviso suono le unicità; in questo caso la sinfonia si completa per la “voce sola” dell’autrice che incastona le parole in una geometria che sembra iniziare e finire con il suo corpo, come lei stessa dichiara, con le parole che accompagnano il pacco di fogli consegnati alla sua agente letteraria: “Scriverlo mi ha uccisa”. Così, come se l’opera fosse insieme testamento e prova di un assassinio.

E la stessa scena, estesa ad uno spazio che deflagra il concetto di palcoscenico, è una gabbia di luce esplosiva e di suono dissonante – si alternano classica e punk – che accerchia l’attrice, alla quale non resta che un microfono ad amplificare le parole di una speranza tradita prima ancora di essere pronunciata, di una aggressività crescente e una distanza sempre maggiore dallo stato di realtà. La Pascale, attrice maturata in disparte rispetto a grandi impianti scenici e forse per questo capace di penetrare più a fondo in una materia teatrale così delicata, riesce a dosare il ritmo di questo crescendo con notevole dote di equilibrio e di personalità, l’intensità e la sospensione si comprimono sul suo corpo sempre più staccato da lì, sempre più coinvolto in un gioco che trascende ormai l’umano, come l’avvolgesse il fondo nero che le proietta disegni e parole alle spalle.

FOTO di Giulia SUCAPANE

L’afflato poetico, tangibile tra le parole di Kane, è una matrice sempre coerente nella regia di Frattaroli; la qualità di evocazione passa per una sensibilità che ne fa un regista solido e decisivo, capace di definire la relazione tra sé e il testo, quella misura in cui far stare, far accadere, il proprio teatro. Ogni elemento sta pertanto nella drammaturgia per precisa volontà esplicativa: ne è un esempio la luce, appena accennata nella dimensione costruita dal regista, perché lo stesso accenno è nel testo incarnato dall’autrice; e con tale disponibilità il regista, che dall’alto fuori palco dialoga con l’attrice, veicolando nel rapporto medico-paziente una voce di coscienza e così i momenti di maggiore contatto con il reale, riesce a far parlare il vero, più profondo, argomento del testo: l’amore, desiderato, rifiutato, non esistente e non reale, impossibile. E, se mai iniziato e mai finito, dunque, in due parole: un infinito mancato.

Simone Nebbia

Teatro Belli di Roma – dicembre 2019

4.48 PSYCHOSIS
di Sarah Kane
con Mariateresa Pascale
regia Enrico Frattaroli
produzione Frattaroli – Pascale
in collaborazione con Florian Metateatro – Centro di Produzione Teatrale

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Simone Nebbia
Simone Nebbia
Professore di scuola media e scrittore. Animatore di Teatro e Critica fin dai primi mesi, collabora con Radio Onda Rossa e ha fatto parte parte della redazione de "I Quaderni del Teatro di Roma", periodico mensile diretto da Attilio Scarpellini. Nel 2013 è co-autore del volume "Il declino del teatro di regia" (Editoria & Spettacolo, di Franco Cordelli, a cura di Andrea Cortellessa); ha collaborato con il programma di "Rai Scuola Terza Pagina". Uscito a dicembre 2013 per l'editore Titivillus il volume "Teatro Studio Krypton. Trent'anni di solitudine". Suoi testi sono apparsi su numerosi periodici e raccolte saggistiche. È, quando può, un cantautore. Nel 2021 ha pubblicato il romanzo Rosso Antico (Giulio Perrone Editore)

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