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HomeArticoliElogio della follia e distopie social. La drammaturgia per gli under

Elogio della follia e distopie social. La drammaturgia per gli under

Elogio della follia #ilikedopamina scritto da Aleksandros Memetaj per la regia di Tiziano Panici, presentato da Argot Produzioni e Twain . Recensione

Foto Manuela Giusto

Al di là della logica sistemica dei bandi, dei relativi finanziamenti, dell’etichetta appetibile, e allo stesso tempo limitante, di “under”, c’è un dato di fatto: la scena teatrale è ormai innervata e rigenerata da una grossa fetta di cosiddetti “giovani” (quelli anagraficamente ritenuti tali) che si cimentano, professionalizzandosi, nel mestiere, passando dalla produzione, all’organizzazione, alla comunicazione, all’amministrazione. Il Teatro Argot Studio, nello specifico romano, è “un quartier generale” che si connatura attraverso questa politica finalizzata al ricambio culturale e generazionale dei mestieri della scena, e al loro finanziamento. L’istituzionalizzazione della pratica di Dominio Pubblico, l’attivazione di progettualità diffusa e capillare fanno ormai parte del territorio; per questo andare a vedere uno spettacolo in via Natale del Grande significa non solo fruire di un’offerta spettacolare che ha alle spalle più di quaranta anni di storia, ma – soprattutto – tornare in un luogo stimolato da una pluralità di idee, scritture e risorse “under” contemplando la possibilità della prova, l’errore e l’ingenuità. Lo spettatore lo sa, lo comprende e lo accetta educandosi al teatro.

Foto Manuela Giusto

Elogio della follia #ilikedopamina scritto da Aleksandros Memetaj per la regia di Tiziano Panici e movimenti scenici coreografati da Yoris Petrillo è l’ultimo lavoro presentato da Argot Produzioni insieme a Twain I Centro di Produzione Danza del Lazio. Dopo una gestazione lunga un anno e accresciutasi attraverso le residenze – Kilowatt Festival/Capotrave(Sansepolcro), Qui e Ora Residenza (Arcene), IAC – Centro Arti Integrate (Matera), Vera Stasi – Supercinema (Tuscania) – lo spettacolo ha debuttato nello spazio di Trastevere. Un salto ibrido di intuizione trae liberamente spunto dal saggio del 1511 di Erasmo da Rotterdam e, come l’originale, immagina la discesa sulla terra della dea Follia “che è donna” e la sua osservazione e interrogazione del reale.

Il progetto di #ilikedopamina nasce dall’esperienza di Cantieri Teatrali durante l’edizione 2017 di Trasparenze Festival a Modena; insieme alle compagnie The Baby Walk, Teatro Ebasko e Il Loco Teatro, Panici e Memetaj si sono sono confrontati sul tema del limite e attraverso un gioco di domande e risposte – quasi una doppia intervista – Memetaj ha convogliato questo materiale esperienziale e didattico condiviso con Panici nella scrittura del suo Elogio della Follia. Ribaltando la filosofia de L’Utopia (1516) di Tommaso Moro, al quale Erasmo da Rotterdam dedica il proprio saggio – il titolo originale è infatti Moriae Encomium “Elogio di Moro” – Memetaj colloca l’azione nel nostro presente che è «alienazione, è paura, è ipnosi di massa, è Egretos Hypnos ovvero “sonno profondo”» in cui due utenti social, uno appartenente alla classe A, l’altro alla classe C sono osservati, manovrati e giudicati da Mamma Follia.

Foto Manuela Giusto

«Il sistema della mamma è movimento continuo! Non sei tu a scegliere quando riposare! Non sei tu a scegliere quando produrre. La mamma pensa, organizza e regola la tua quotidianità per aumentare l’efficienza del tuo profilo. Devi rispettare le regole della mamma! Se le istruzioni sono chiare possiamo procedere. In caso contrario, mi dispiace molto». Science fiction e distopia sono gli ingredienti tematici e di genere di molti prodotti culturali contemporanei – alcuni di enorme successo come Black Mirror, la serie tv prodotta da Netflix – quasi fossero l’approccio socio-filosofico più adeguato a raccontare la deriva del mito della web community. Il teatro, dalla sua, appare come dispositivo poco accattivante per la rappresentazione di scenari simili e, di sicuro, può dimostrarsi in ritardo rispetto al dibattito nato anni fa proprio intorno alla serie televisiva.

Avevamo incontrato qualche anno fa la scrittura di Memetaj nel lavoro Albania casa mia; ora quella stessa umile e puntuale autorialità amplifica la sua complessità stratificandosi in questa messinscena per tre interpreti: Bart898 (Aleksandros Memetaj) e Mr Fantastic (Yoris Petrillo), entrambi al di sotto dei trent’anni, e voce della Follia (Tiziano Panici). Come indicato dalla didascalia iniziale che apre il testo, la scena è costruita da «due stanze gemelle. Due persone, una per stanza. Due individui che non si possono guardare durante lo svolgimento dello spettacolo. Uno è una web star, l’altro un nerd».

Mantenendo questa divisione spaziale per quasi tutta la durata dello spettacolo finché non si ritroveranno faccia a faccia nel finale distruttivo e all’insegna della sopravvivenza dell’uno e dell’eliminazione dell’altro, i due attori rappresentano due facce antitetiche ma interdipendenti di quella che viene subito presentata come follia social dominante la web community: i must per un post di successo, la schiavitù del reach, i dictat dei tutorial, il predominio degli influencer. Affastellandosi drammaturgicamente e poi concettualmente, diverse e attuali tematiche vengono incarnate dai due personaggi, imprevedibili per caratterizzazione e sinceri nell’interpretazione, ben amalgamati tra loro attraverso un “incastro registico” attento alle diverse nature.

Foto Manuela Giusto

La scrittura sembra invece perdere il proprio fuoco nella parte quasi precedente il finale, in cui la voce e i due protagonisti parrebbero invischiarsi in un intreccio troppo ridondante e già espresso nei quadri precedenti. In questo aspetto, e discutendone anche con Panici stesso, si sconta quell’approccio al processo che contraddistingue le fasi residenziali attraversate dal lavoro: «Ho avuto la possibilità di smontare il sistema delle residenze e vedere da vicino come funziona la macchina in duplice veste, da operatore e da regista. Se da una parte il processo è condizione indispensabile e proficua dall’altra può anche risultare dispersiva quando la finalità è quella di una produzione che deve presentare un lavoro concluso e autonomo».

Elogio della follia resta uno spettacolo “in tempo” perché totalmente intriso di presente, ordinario da un lato, virtuale dall’altro. Il cubo di Rubik (oggetto scenico centrale nella drammaturgia) dalle facce colorate, ruotabili, mescolabili tra loro e controllate da un meccanismo interno, è metafora di questa nuova scrittura scenica sovrastata dalla voice off della Follia, che giudica e poi definitivamente elimina. Lavoro la cui leggibilità e attualità è dipendente dal tipo di pubblico che lo guarda: per alcuni, la generazione oltre i trent’anni, potranno sembrare argomenti già esperiti e in ritardo, per altri, i ventenni, estremamente prossimi alla loro realtà fatta di stories, condivisioni, amori social… Tutt’intorno, silenziosa e cupa, penetrante negli spazi tra un monologo e un pezzo trap, tra un’invettiva e la confessione delle proprie debolezze, un’altra dea – diremmo, Solitudine – si fa largo e grava su questa dimensione, non più umana, non più spontanea, delle relazioni ormai 3.0.

Lucia Medri

Teatro Argot Studio, Roma – dicembre 2018

ELOGIO DELLA FOLLIA #ilikedopamina
di Aleksandros Memetaj
regia Tiziano Panici
coreografie e movimenti scenici Yoris Petrillo
musiche e ambienti sonori Giovanni Di Giandomenico
interpreti/performers Aleksandros Memetaj, Tiziano Panici, Yoris Petrillo
consulenza e sound designer Christian Bocchi
assistente alla regia Simone Giustinelli
foto di scena Manuela Giusto
video a cura di Manuela Giusto e Fabio Trifoni
produzione Argot Produzioni e Twain | Centro di Produzione Danza del Lazio
con il contributo di MiBAC – Ministero per i Beni e le Attività Culturali e Regione Lazio
con il sostegno di Kilowatt Festival/Capotrave(Sansepolcro), Qui e Ora Residenza (Arcene), IAC –
Centro Arti Integrate (Matera), Vera Stasi – Supercinema (Tuscania)

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Lucia Medri
Lucia Medri
Giornalista pubblicista iscritta all'ODG della Regione Lazio, laureata al DAMS presso l’Università degli Studi di Roma Tre con una tesi magistrale in Antropologia Sociale. Dopo la formazione editoriale in contesti quali agenzie letterarie e case editrici (Einaudi) si specializza in web editing e social media management svolgendo come freelance attività di redazione, ghostwriting e consulenza presso agenzie di comunicazione, testate giornalistiche, e per realtà promotrici in ambito culturale (Fondazione Cinema per Roma). Nel 2018, vince il Premio Nico Garrone come "critica sensibile al teatro che muta".

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