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Compagnia Simona Bertozzi/ Nexus. Prometeica techné

La danza a Inequilibrio 2016: la Compagnia Simona Bertozzi/ Nexus presenta Prometeo: il Dono, secondo quadro del progetto biennale 2015/2016.

Foto Luca Del Pia
Foto Luca Del Pia

Prometeo è riscoperta dell’umanità, del suo valore imprescindibile, nella fede che a essa va riposta e sostenuta; in tempi in cui è arduo riuscire a ristabilire un legame con noi e quindi con l’altro di noi, è la danza a riscoprirne l’importanza di una relazione che non dovrebbe mai sottostare all’ideologia bestiale e al potere usurpatore. Prometeo, il progetto biennale 2015-2016 della Compagnia Simona Bertozzi/ Nexus, parte proprio dal mito greco e dal suo significato fondativo, riscoprendone l’autenticità del messaggio, proiettandolo verso un futuribile e necessario percorso che attraverso la danza si fa «esercizio della pratica, della conoscenza, della trasmissione, dell’invenzione». Sono sei gli episodi o quadri attraverso i quali la coreografa Simona Bertozzi costruisce una progettualità coreografata – impossibile non ravvisare in questo percorso gestuale il segno di Virgilio Sieni con il quale collabora l’artista bolognese – che confluirà in un’opera conclusiva dal titolo And it burns, burns, burns, il cui debutto è previsto il prossimo mese di novembre presso Fonderia 39 di Reggio Emilia.

Foto Luca Del Pia
Foto Luca Del Pia

Ogni quadro presenta una sua autonomia specifica, una propria modalità di ricerca che trova applicazione in un rispettivo gruppo di interpreti, sempre mantenendo tuttavia una continuità dialettica tra i sei lavori. Sono del 2015 Prometeo: Contemplazione e Prometeo: Poesia, entrambi realizzati in co-produzione con la Fondazione Nazionale della Danza/Aterballetto. Per quest’anno invece sono in gestazione altri tre nuovi episodi: Prometeo: Astronomia, Prometeo: Architettura e quello conclusivo di novembre.
Inserito nel cartellone danza di Inequilibrio 2016, Prometeo: Il Dono è andato in scena nel weekend conclusivo della diciannovesima edizione del festival di Castiglioncello. Questo secondo quadro progettato da Bertozzi insieme a Marcello Briguglio vede in scena la coreografa insieme a Stefania Tansini e Aristide Rontini. “Momento” che ha esordito nell’ambito di UMANO, la «finestra internazionale» del programma di Cango-Centro di Produzione sui Linguaggi del Corpo e della Danza. Una struttura aperta di ricerca e confronto ideata da Virgilio Sieni in cui si incontrano non solo i professionisti dell’arte coreutica ma anche filosofi, antropologi e storici dell’arte.
Due figure femminili vestite con abiti incolore, una matura, l’altra giovane: la prima ha un’espressione in volto seriosa, decisa; l’altra lo sguardo aperto, volto in lontananza, la fronte ampia e tesa. Il dono è il gesto consegnato, l’offerta da saper accogliere, «vera e propria materia della techné». In questo spunto filosofico converge quell’apertura dialettica di UMANO: la techné è il saper fare, la consegna della norma, chiave di accesso e codice di un linguaggio che si costruisce gradualmente nella partitura coreografica dalla durata di quaranta minuti. Il codice è dapprima intentato attraverso movimenti che fanno proprio il decentramento tanto nelle gambe quanto nelle braccia, poi gradualmente, passando attraverso le individualità delle interpreti, quell’intrusione non calcolata del disequilibrio si struttura in una gestualità che inizia a padroneggiarsi. Entrambe le danzatrici mantengono un dialogo con loro stesse; la scrittura coreografica pertiene alla loro singola e diversificata personalità. Una musica solitaria ma condivisa che deve dapprima esperire la creazione individuale e poi armonizzarla all’altro. Si tracciano percorsi e linee, attimi di incontri in cui le danzatrici si muovono simultaneamente per poi ritrovarsi di nuovo come monadi isolate e percorse da fasci dinamici che sconvolgono, spostano, interrompono e articolano impreviste partiture. In questo spazio neutro dove si forgia l’azione e la dinamicità, interviene il terzo elemento, la figura maschile che prima agisce nella sua unicità e poi svolge la funzione di ponte tra il duo femminile. Si accordano le scritture, si procede alla costruzione di una tripla partitura e si trasmette il dono della techné. Tuttavia non vi è il raggiungimento di un’armonia totalizzante e rassicurante, al contrario, i corpi sono costantemente soggetti a una fragilità intrinseca e naturale.

Foto Luca Del Pia
Foto Luca Del Pia

Citando Paul Valéry, Simona Bertozzi comunica un’umanesimo coreografato in cui «l’uomo si impadronisce di certe visioni […] e su di esse coordina la propria storia, di cui esse costituiscono il luogo geometrico». Rette parallele o incidenti che ricollocano il danzatore nel mezzo di un discorso, unendo il sapere intellettuale a quello della pratica per la creazione di uno spazio la cui struttura è sì contenitore del corpo ma il corpo al tempo stesso la contiene.

Lucia Medri

Festival Inequilibrio 2016 – Castiglioncello

PROMETEO: IL DONO
Progetto Simona Bertozzi, Marcello Briguglio
Ideazione e coreografia Simona Bertozzi
Interpreti Aristide Rontini, Stefania Tansini, Simona Bertozzi
Musiche originali Francesco Giomi
Organizzazione Federica Furlanis
Ufficio Stampa Michele Pascarella
Produzione Nexus 2015
Con il contributo di MIBACT e Regione Emilia Romagna
Con il sostegno di Cango/ Centro di produzione sui linguaggi del corpo e della danza
Residenze creative Cango/ Centro di produzione sui linguaggi del corpo e della danza,
Armunia-Dimore d’Autunno, Dom La Cupola del Pilastro-Laminarie,
Centro Mousikè Bologna

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Lucia Medri
Lucia Medri
Giornalista pubblicista iscritta all'ODG della Regione Lazio, laureata al DAMS presso l’Università degli Studi di Roma Tre con una tesi magistrale in Antropologia Sociale. Dopo la formazione editoriale in contesti quali agenzie letterarie e case editrici (Einaudi) si specializza in web editing e social media management svolgendo come freelance attività di redazione, ghostwriting e consulenza presso agenzie di comunicazione, testate giornalistiche, e per realtà promotrici in ambito culturale (Fondazione Cinema per Roma). Nel 2018, vince il Premio Nico Garrone come "critica sensibile al teatro che muta".

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