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Stefano Patti e Marco Quaglia: tu da che parte stai?

Stefano Patti e Marco Quaglia regista e interprete di Echoes: primo studio frutto della residenza temporanea al Teatro Studio Uno. Recensione in taccuino critico

Foto Federico Cianciaruso
Foto Federico Cianciaruso

È il 13 aprile di un anno indefinito. Sono le 7 pm e il 15° distretto del Midwest è stato da poco raso al suolo da una bomba che ha ucciso circa un milione di persone; questi i presupposti narrativi di ECHOES, testo di Lorenzo De Liberato, adattato e diretto da Stefano Patti della compagnia Marabutti, il cui primo studio è il frutto della residenza temporanea presso il Teatro Studio Uno. In un bunker antiatomico, seduti allo stesso tavolo e sotto la stessa fredda luce, il giornalista De Bois (Stefano Patti) è spinto dall’intento etico e professionale di interrogare il responsabile dell’eccidio, Ecoh il «signore» (Marco Quaglia): il reporter appare dimesso, la sua durezza è in realtà uno scudo per difendersi da attacchi subdoli e meschini, potrebbe affidarsi a una recitazione che all’impulsività sceglie la riflessione, calma apparente che poi gradualmente cresce; la nevrosi del criminale è invece malattia distruttrice, follia contagiosa e brama di potere, linfa interpretativa matura nell’equilibrio dei toni che spiazza per imprevedibilità di azione. Chiaro e coraggioso l’intento di affrontare il tema della paura stratificandolo su più piani del racconto, tuttavia, essendo il primo studio, il testo sembra risentire ancora di una confusione strutturale in cui micro e macro storia si intrecciano senza possedere però un inquadramento preciso, per cui lo spettatore rischia di perdersi nel fitto e incalzante tessuto narrativo. I dialoghi sono infatti serrati e ritmati svelando a piccole dosi le vulnerabilità di entrambi le parti: pensiamo che l’intervista metta in difficoltà il colpevole e invece scopriamo a breve di essere spettatori implicati in un processo in cui non esistono più categorie distinguibili e assolute, perché affinatesi in pure risonanze. Ecoh e De Bois sono in fondo complementari, vivono dell’esistenza dell’altro, un mandante e un testimone, perché si sa la eco necessita di qualcuno o qualcosa contro cui infrangersi per potersi propagare nella sua riflessione, moltiplicata, allontanata e… devastante.

Lucia Medri

visto al Teatro Studio Uno-novembre 2015

Questa recensione fa parte del Taccuino Critico. Clicca qui per leggere le altre

ECHOES
scritto da LORENZO DE LIBERATO
regia STEFANO PATTI
con MARCO QUAGLIA e STEFANO PATTI
scene e costumi BARBARA BESSI
disegno luci MATTEO ZIGLIO
colonna sonora SAMUELE RAVENNA
voce di ‘Programma’ GIORDANA MORANDINI
assistente alla regia CRISTIANO DEMURTAS
produzione MARABUTTI
RESIDENZA TEMPORANEA TEATRO STUDIO UNO

Lucia Medri
Lucia Medri
Laureata al DAMS presso l’Università degli Studi di Roma Tre con una tesi magistrale in Antropologia Sociale, sceglie di dedicarsi alla scrittura critica partecipando a workshop e seminari presso la Fondazione Romaeuropa. Dal 2013 è redattrice presso la testata online Teatro e Critica e approfondisce parallelamente la sua formazione editoriale in contesti quali agenzie letterarie e case editrici (Einaudi). Negli ultimi anni si specializza in web editing prendendo parte a master e stage dedicati al Social Media Management presso aziende operanti nel settore culturale (Fondazione Cinema per Roma). Nel 2018 riceve il Premio Garrone «al critico più sensibile nel leggere il teatro che muta».

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