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VolterraTeatro: Shakespeare da dimenticare e riscoprire

A VolterraTeatro la Compagnia della Fortezza presenta in prima nazionale Shakespeare.Know well il primo movimento

Foto Stefano Vaja
Foto Stefano Vaja

Non è difficile entrare nella Fortezza: a una richiesta segue la sua approvazione, la fila all’ingresso, la consegna dei documenti, la svestizione; totalmente assorti nella serie rodata di azioni. È quando esci che è dura, quando riacquisti gradualmente la percezione di ritornare alla consuetudine e riaffiora allora il giudizio che lo stupore prima aveva appeso lì, silenzioso, da una parte. Sospeso ne La Città Sospesa «colta nell’atto di interrompersi, di ritirarsi dalla scena della vita quotidiana, spezzando la linearità dei camminamenti e cambiare postura […]». Gravoso stato di interruzione la cui fatica piomba addosso solo nel momento in cui ne sei fuori. Così è la Volterra del festival di Armando Punzo in questa ventinovesima edizione, che si è aperta il 20 luglio scorso presentando il primo movimento di Shakespeare. Know well una «tragedia onirica didattica con morte innaturale dei protagonisti».

Passando per la prima volta (di solito l’accesso degli spettatori avviene direttamente dal cortile dello Spazio Brecht) nel lungo corridoio interno dove si trovano i laboratori e gli uffici del primo piano del carcere, si giunge nel grande cortile rettangolare e lì, come spiriti curiosi, si entra nel mezzo di un sogno polveroso di sabbia, segnato da timide folate di vento e illuminato dal sole la cui afosità rende i contorni di questo quadro abbaglianti e sfocati. Un grande letto al centro, maestoso ma sfatto, vassoi, piatti, tazze, calici cadono a terra pesanti con tonfi irregolari e poi al lato, nel fondo, la sacralità piegata di un’enorme croce di legno, stanca di rappresentare una religione che non lega insieme più nessuno. Note isolate ma solenni riempiono lo spazio, anch’esse eterei personaggi creati da un cesellatore di suoni (Andrea Salvadori). Disseminati nel sogno stanno corpi addormentati di cavalieri (o buffoni di corte?) nudi sul petto lucido e infilati in gonne dal candore regale, portano cerimoniosamente lunghe e alte scale: elementi verticali che si stagliano in questa orizzontale frontalità. Una quiete anticipa o segue la tempesta, una calma imbrogliona percorsa da un sotterraneo fermento agita voci di Prospero, Otello, Giulio Cesare, Enrico IV… Ma chi sono costoro e siamo veramente sicuri di conoscerli? Le parole degli attori, grandi e nobili nella prova, sono amplificate dal corpo agitato e viaggiante di Punzo che questa volta tace, perché ora è un musicista che fa risuonare i testi declamati attraverso e nella sua fisicità. Una cassa di risonanza pensante e fatta di viscere. È lui che dà la parola. È lui che sceglie.

Foto Stefano Vaja
Foto Stefano Vaja

In questo primo studio, base incandescente sulla quale la Compagnia della Fortezza costruirà durante la prossima stagione lo spettacolo compiuto, “si dice” di Shakespeare, dei suoi testi, del suo mondo e dei suoi personaggi, aspettando che loro dicano altro, svelandoci il sottotesto dei pensieri e delle azioni, perché l’intento drammaturgico è spietato: «tradire la forma che Shakespeare ci ha consegnato è l’unica possibilità che è data». Punzo rincorre simboli, icone indici e poi li svuota, superandoli, crea immagini che non rappresentano, femminilità mute e assenti invalide alla creazione; abbatte le definizioni della semiotica per scindere i legami con la realtà convenzionale. Un primo movimento che si ferma, scruta e una volta osservato inizia a sottrarre. Curiosità e attesa riempiono i giorni che ci separano dalla prossima estate. Saremo pronti a disconoscere?

Lucia Medri 
Twitter @LuciaMedri 

leggi altri articoli su LA COMPAGNIA DELLA FORTEZZA

SHAKESPEARE. KNOW WELL
creazione originale per VT | prima nazionale
primo studio

Compagnia della Fortezza
drammaturgia e regia Armando Punzo
scene Alessandro Marzetti, Silvia Bertoni, Armando Punzo
costumi Emanuela Dall’Aglio
musiche originali e sound design Andrea Salvadori
aiuto regia Laura Cleri
movimenti Pascale Piscina
assistente alla regia Alice Toccacieli
video Lavinia Baroni
aiuto scenografo Yuri Punzo
collaborazione drammaturgica Giacomo Trinci, Lidia Riviello
collaborazione artistica Adriana Follieri, Daniela Mangiacavallo, Pier Nello Manoni, Marco Mario Gino Eugenio Marzi, Debora Mattiello, Francesco Nappi, Marta Panciera, Luisa Raimondi, Francesca Tisano, Carolina Truzzi
assistenti stagisti Giulia Amodio, Elisa Betti, Carla Buscemi, Giulia Guastalegname, Simone Liberati, Andrea Mautone, Veronica Pastorino, Emanuele Vignozzi.
foto di scena Stefano Vaja
organizzazione generale Cinzia de Felice
coordinamento Domenico Netti
amministrazione Isabella Brogi
curatrice Rossella Menna
collaborazione amministrativa Giulia Bigazzi
direzione tecnica Carlo Gattai, Fabio Giommarelli
light designer Andrea Berselli
suono Alessio Lombardi
con Armando Punzo
e gli attori della Compagnia della Fortezza Salvatore Altieri, Vincenzo Aquino, Bledar Arapaj, Aniello Arena, Yosmeri Armas Castilla, Mohammad Arshad, Pasquale Avallone, Saverio Barbera, Rosario Campana, Pierangelo Cavalleri, Antonio Cecco, Tauland Cenollari, Giuseppe Centamore, Ivan Chepiga, Ismet Cuka, Bardhok Cuni, Pierluigi Cutaia, Gianluigi De Pau, Marco Di Muro, Fation Dine, Nicola Esposito, Giovanni Fabbozzo, Alban Filipi, Pasquale Florio, Giuseppe Giella, Pasquale Giordano, Heros Gobbi, Nunzio Guarino, Lotfi Hajahned, Noureddine Habibi, Mokhtar Hafsi, Vladimir Ibaj, Arian Jonic, Ibrahima Kandji, Nasser Kermeni, Andrea Kondi, Marco Lauretta, Carmelo Dino Lentinello, Wei Lin, Luca Lupo, Matteo Macchiarelli, Gentian Makshia, Antonino Mammino, Angelo Maresca, Benedetto Marino, Fatmir Marku, Gianluca Matera, Gaspare Mejri, Raffaele Nolis, Tarek Omezzin, Edmond Parubi, Anton Pernoj, Luciano Petraroli, Antonio Pilato, Alessandro Praticò, Armando Principe, Ciprian Putanu, Hamadi Rezeg, Michele Salerno, Alvaro Sapana, Danilo Schina, Vitaly Skripeliov, Vincenzo Sorio, Nizar Talbi, Lucian Tarara, Massimo Terracciano, Domenico Tudisco, David Tuttolomondo, Fabio Valentino, Alberto Vanacore, Alessandro Ventriglia, Sinan Wang, Tony Waychey, Qin Hai Weng, Antonio Zambo, Moncef Ziadi
Si ringraziano di cuore Mariya Vovk, Luca Marrocco e Giancarlo Baronti per il prezioso aiuto dato ognuno a suo modo al nostro lavoro.

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Lucia Medri
Lucia Medri
Giornalista pubblicista iscritta all'ODG della Regione Lazio, laureata al DAMS presso l’Università degli Studi di Roma Tre con una tesi magistrale in Antropologia Sociale. Dopo la formazione editoriale in contesti quali agenzie letterarie e case editrici (Einaudi) si specializza in web editing e social media management svolgendo come freelance attività di redazione, ghostwriting e consulenza presso agenzie di comunicazione, testate giornalistiche, e per realtà promotrici in ambito culturale (Fondazione Cinema per Roma). Nel 2018, vince il Premio Nico Garrone come "critica sensibile al teatro che muta".

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