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HomeArticoliPolvere di violenza. La Ruina e le sue armi dialettiche

Polvere di violenza. La Ruina e le sue armi dialettiche

Arriva a Roma Polvere. Dialogo tra uomo e donna, il nuovo lavoro di Saverio La Ruina. Recensione

 

polvere
Foto Angelo Maggio

C’era qualcosa di spiazzante nel dialogo tra Saverio La Ruina e Jo Lattari nei primissimi minuti di Polvere, visto alla prima romana al Teatro India. Percepivo una stonatura nelle voci amplificata anche dall’uso dei microfoni e mi chiedevo cosa stessero facendo, perché si trastullassero sul palco come i due interpreti di una pubblicità o di una fiction televisiva… Li ho odiati in quei primi cinque minuti, me ne sarei andato, ma poi è accaduto qualcosa di impercettibile, o meglio, cominciavo a percepire una forza che lentamente attirava qualsiasi cosa dentro a una psicosi vorticosa, dalla quale non sarei più uscito.

Il La Ruina monologhista lo conosciamo e apprezziamo, in molti hanno già speso parole per riflettere su questo cambio di registro, eppure qui più che evidenziare il passaggio dalla modalità solitaria che lo ha reso un autore e attore pluripremiato, è interessante anche notare come il direttore artistico del festival Primavera dei Teatri di Castrovillari cerchi di portare il peso dell’intervento estetico sulla materia prossimo allo zero. Sembra di essere di fronte a un esperimento sociale più che a un pezzo di teatro, in questo senso la drammaturgia ha una precisione chirurgica: un uomo e una donna entrano in scena , lui vuole andarsene, si è trovato in imbarazzo durante la festa perché lei non lo ha presentato come il suo fidanzato. È il primo girone di un inferno dialettico che lentamente si stringerà attorno alla donna, la quale ha come unica colpa quella di non saper leggere in anticipo certi segnali, forse perché offuscata dal bisogno ancora più forte di porre fine alla propria solitudine.

polvere
Foto Angelo Maggio

Il dialogo scorre con facilità mentre i due cercano le appoggiature giuste, dopo il riscaldamento iniziale La Ruina si prende in spalla l’orribile personaggio, un fotografo de l’Espresso, senza quasi mai cedere all’affettazione o ai facili cliché; Jo Lattari invece ha il compito di sparire e lo fa con naturalezza, eleganza. Questa è la donna manipolata e manipolabile, non ha la forza di mettere in campo quella razionalità che farebbe franare la dialettica accusatoria dell’uomo. Lo lascia fare, anche quando arriva il primo schiaffo, anche quando viene trattata come un sospetto in un caso di omicidio: la psicosi, quel «mostro dagli occhi verdi» fa comportare l’uomo come un detective che scava nel passato e nell’animo della donna annientandone lo spirito, manipolandone logica e sentimenti. Siamo quasi di fronte a un finto dialogo, sappiamo già dove potremmo arrivare, non ci sono molte opzioni e tra queste abbiamo sondato anche quelle più cruente. In questo senso la pièce ha qualcosa di brechtiano, proprio nella sua struttura a tesi, nella mancanza di tensione verso il finale, nella finalità quasi didattica.

C’è chi ha lodato la compagnia calabrese per la sensibilità con cui il tema è stato trattato, chi proprio per l’aderenza con le dinamiche relazionali reali e chi ne ha evidenziato certe lacune poetiche. Come dar torto a Renzo Francabandera, il quale su Pac lamenta proprio il sacrificio di un filtro artistico? L’efficacia è però proprio in quella scena vuota inquadrata da perimetri di luce che circondano un tavolo e due sedie; nelle battute semplici ma affilate, credibili – «se ti nascondi per una sigaretta non sei affidabile» – nel tamburellare di La Ruina sul tavolo. È vero, forse, non c’è poesia, non ci sono quei segnali tipici di una manifesta ricerca teatrale e allora forse per leggere fino in fondo questo spettacolo bisognerebbe ribaltarlo su noi stessi: ascoltare le reazioni nascoste che ci provoca, le risatine nervose, confrontarsi con la vergogna provata nell’attesa che la violenza si compisse, guardare il mostro negli occhi perché ha la nostra faccia pulita.

Andrea Pocosgnich
Twitter @andreapox

Teatro India, Roma – Febbraio 2015

POLVERE DIALOGO TRA UOMO E DONNA
di Saverio La Ruina
con Saverio La Ruina e Jo Lattari
disegno luci Dario De Luca
audio e luci Gennaro Dolce
musiche originali Gianfranco De Franco
contributo alla drammaturgia Jo Lattari
contributo alla messinscena Dario De Luca
realizzazione quadro Ivan Donato
Produzione Scena Verticale
aiuto regia Cecilia Foti

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Andrea Pocosgnich
Andrea Pocosgnichhttp://www.poxmediacult.com
Andrea Pocosgnich è laureato in Storia del Teatro presso l’Università Tor Vergata di Roma con una tesi su Tadeusz Kantor. Ha frequentato il master dell’Accademia Silvio D’Amico dedicato alla critica giornalistica. Nel 2009 fonda Teatro e Critica, punto di riferimento nazionale per l’informazione e la critica teatrale, di cui attualmente è il direttore e uno degli animatori. Come critico teatrale e redattore culturale ha collaborato anche con Quaderni del Teatro di Roma, Doppiozero, Metromorfosi, To be, Hystrio, Il Garantista. Da alcuni anni insieme agli altri componenti della redazione di Teatro e Critica organizza una serie di attività formative rivolte al pubblico del teatro: workshop di visione, incontri, lezioni all’interno di festival, scuole, accademie, università e stagioni teatrali.   È docente di storia del teatro, drammaturgia, educazione alla visione e critica presso accademie e scuole.

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