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Teatro Sotterraneo. Della guerra e della sua rappresentazione

La recensione di War Now!  di Teatro Sotterraneo visto al Piccolo Teatro Bolognini di Pistoia

 

war now
Foto Noemi Bruschi

Posto di fronte a uno spettacolo del Teatro Sotterraneo, uno sguardo critico è costretto a muoversi in una duplice direzione: da un lato deve sostare sul palcoscenico, valutare le scelte registiche e l’intensità degli attori, il ruolo della musica e l’utilizzo dei costumi o delle proiezioni video; dall’altro è tenuto a operare un cambio di prospettiva, quasi voltando le spalle al proscenio: a concentrarsi cioè sul pubblico e a osservarne le reazioni – spesso paradossali – che la celebre compagnia riesce a scatenare. Questa volta l’occasione è fornita dall’eventualità di un terzo conflitto mondiale e gli esiti a cui conduce War Now!, andato in scena sabato 15 e domenica 16 novembre al Piccolo Teatro Bolognini di Pistoia, sono inaspettati e sorprendenti, forse anche tragici. Come una guerra.

Frutto della collaborazione tra il collettivo fiorentino e il lettone Valters Sīlis, la performance si iscrive all’interno del progetto internazionale Shared Space, attivo dal 2013, che nel collegare artisti provenienti da diversi paesi europei mira a tessere un mélange di gusti ed esperienze. Si tratta d’altro canto un tema e un evento sovranazionale: la prima guerra termonucleare della storia dell’umanità, scoppiata esattamente cento anni dopo l’attentato di Sarajevo a Francesco Ferdinando e destinata a cancellare qualsiasi frontiera sotto un fallout radioattivo. E di radioattività si parla, e molto, nel primo segmento dello spettacolo: Matteo Angius, Sara Bonaventura e Claudio Cirri descrivono con dovizia di particolari quali procedure adottare in caso di un imminente bombardamento nucleare. Dove rifiugiarsi, come proteggere i polmoni dalle radiazioni, se e come aiutare i feriti che si incontreranno durante la fuga: perché proprio quel ferito può essere un nemico, da giustiziare o torturare per estorcergli informazioni utili alla nostra vittoria. Fuori dal teatro infuria la guerra e noi spettatori siamo chiamati alle armi, a impugnare i fucili e a difendere la nostra famiglia, la nostra casa, il nostro paese. Gli attori interrogano il pubblico: fino a dove possiamo spingerci, quando si tratta di difendere i nostri cari, o addirittura entità astratte come i nostri ideali o la nostra patria? Esiste una guerra giusta? Si può uccidere un nemico? Le risposte possono essere intelligenti, sagaci, addirittura ironiche e il talento del gruppo risiede soprattutto nell’improvvisare con acume e sottigliezza per buona parte dello spettacolo, recependo impulsi e spunti da un pubblico imbarazzato e divertito. Già, divertito. E in questa risposta emotiva si situa il sottotesto di War Now!.

war now
Foto Sara Bugoloni

Prendendo in prestito il titolo di un saggio di Susan Sontag, sembra che «davanti al dolore degli altri» lo spettatore non sia in grado di provare alcuna empatia: anestetizzato da decenni di immagini televisive, si è ormai assuefatto a una dose pressoché quotidiana di orrore. E il pubblico del Piccolo Teatro Bolognini non fa eccezione: trattiene a stento una risata quando Bonaventura educa dei bambini immaginari a caricare una pistola, o quando Angius illustra come salvarsi fingendosi morti sotto una montagna di cadaveri. Non la guerra è oggetto del lavoro del Teatro Sotterraneo e di Sīlis, ma la percezione che di essa si ha attraverso i media; non a caso sul fondale vengono proiettate vecchie fotografie di città sventrate dalle bombe, o di colonne di persone in fuga.

Lo stesso fondale, opaco, serve nella seconda parte dello spettacolo a celare parzialmente un infanticidio perpetrato con brutale freddezza. Come la stessa Sontag notava, proprio l’impossibilità di distinguere con chiarezza il soggetto di una foto di guerra acuisce nell’osservatore il senso di turbamento. Tuttavia i tre attori ricercano un effetto volutamente grottesco: Angius, Bonaventura e Cirri mettono allora in scena un pastiche di segmenti cinematografici, reali o immaginati. Recitando muti, mentre il suono delle loro stesse voci registrate invade lo spazio, suscitano una strana e colpevole ilarità: sottratte alla sala cinematografica, le sceneggiature hollywoodiane sulla guerra risultano assurde, involontariamente comiche. Così come farsesca sembra essere la retorica post-bellica, la celebrazione ipocrita delle vittime e dei vincitori, il pacifismo comodo a cui il secolo appena trascorso ci ha abituato, e contro cui puntano il dito Teatro Sotterraneo e Sīlis nel segmento finale della performance.
War Now! chiede moltissimo al pubblico, e dalle risposte degli spettatori dipende forse lo stesso successo dello spettacolo. Resta indubbio però come Sīlis e la compagnia riescano perfettamente a stracciare quel velo di buonismo e falsa pietà con il quale non solo la politica e i mezzi d’informazione, ma anche noi stessi sembriamo celare un nucleo di indifferenza e distacco. Alcune risate, chiaramente avvertite durante lo spiazzante e geniale finale, parrebbero confermare l’impressione: la guerra, purtroppo, non fa più paura.

Alessandro Iachino

Teatro Bolognini, Pistoia – Novembre 2014

WAR NOW!
concept e regia Valters Sīlis, Teatro Sotterraneo
in scena Matteo Angius, Sara Bonaventura, Claudio Cirri
scrittura Valters Sīlis, Daniele Villa
set design Ieva Kauliņa
luci Marco Santambrogio
consulenza marketing per la Terza Guerra Mondiale Mali Weil, Virginia Sommadossi
si ringrazia Francesco Canavese / Tempo Reale Firenze per le registrazioni audio
produzione Associazione Teatrale Pistoiese
collaborazione alla produzione Santarcangelo •12 •13 •14 Festival Internazionale del Teatro in Piazza, Teatro Sotterraneo

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Alessandro Iachino
Alessandro Iachino
Alessandro Iachino dopo la maturità scientifica si laurea in Filosofia presso l’Università degli Studi di Firenze. Dal 2007 lavora stabilmente per fondazioni lirico-sinfoniche e centri di produzione teatrale, occupandosi di promozione e comunicazione. Nel novembre 2014 partecipa al workshop di visione e scrittura critica TeatroeCriticaLAB tenuto da Simone Nebbia e Andrea Pocosgnich nell’ambito della IX edizione di ZOOM Festival, al termine del quale inizia la sua collaborazione con Teatro e Critica. Ha partecipato inoltre al laboratorio Social Media Strategies for Drama Review, diretto da Andrea Porcheddu e Anna Pérez Pagès per Biennale College ‑ Teatro 2015, e ha collaborato con Roberta Ferraresi alla conduzione del workshop di critica della Biennale College ‑ Teatro 2017. È stato membro della commissione di esperti del progetto (In)Generazione promosso da Fondazione Fabbrica Europa, ed è tutor del progetto Casateatro a cura di Murmuris e Unicoop Firenze.

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