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HomeArticoliFestival: reportage e articoliProgramma I Teatri del Sacro - A Roma e Milano fino al...

Programma I Teatri del Sacro – A Roma e Milano fino al 30 maggio 2012

PROGRAMMA DEGLI SPETTACOLI

 

I TEATRI DEL SACRO

posti riservati a giovani in ricerca

 

ROMA 28 MARZO/26 MAGGIO 2012

 

La Capitale ospiterà 14 spettacoli in 7 diversi spazi (Teatro Tor Bella Monaca, Teatro Biblioteca Quarticciolo, Centrale Preneste Teatro, Sala Cantieri Scalzi, Basilica di San Saba, Basilica di Santo Stefano Rotondo, Sala della Comunità Santa Silvia) in una serie di appuntamenti dal 28 marzo al 26 maggio.

L’evento è ideato e organizzato dalla Federgat con il sostegno dell’Assessorato alla Famiglia, all’Educazione e ai Giovani di Roma Capitale e dell’Acec, con il contributo del Teatro di Roma e in collaborazione con Centrale Preneste Teatro, Sala della Comunità Santa Silvia e Sala Cantieri Scalzi.

 

28 marzo, ore 21 – Basilica di San Saba

Creativamente – In nome della madre

di Erri De Luca, con Patrizia Punzo, scene e regia Danilo Nigrelli

Lo spettacolo non è il semplice racconto della vita di Maria ma un’esperienza di condivisione fra il pubblico e l’artista in scena, perché questa vicenda così nota non ci chiede di essere ascolata bensì di essere raccontata nuovamente da tutti e per tutti. Patrizia Punzo non interpreta un personaggio, ma accompagna ogni singolo spettatore nell’incontro con questa ragazza “piena di grazia”, sottolineando l’attualità del messaggio e coinvolgendo il pubblico in prima persona. L’allestimento nella splendida Basilica di San Saba è un ulteriore stimolo a mettersi in cammino con Maria che stimola la sensibilità e l’introspezione di ogni spettatore.

 

1 aprile, ore 17 – Teatro Tor Bella Monaca

Causa AC – Il ponte di pietre e la pelle d’immagini

di Daniel Danis, con Laura Nardi e Lino Musella, regia Amandio Pinheiro

In un delicato e incantevole gioco teatrale di trasformazioni e magie teatrali lo spettacolo è la messa in scena dell’immaginazione e della fantasia di due bambini, Mung e Momo, venduti inconsapevolmente dai genitori a trafficanti di schiavi per salvarli dalla guerra. Tra i due nasce un’amicizia che diventa protezione e nuova famiglia, un sostenersi incondizionato tra le umiliazioni e la violenza che permette ai protagonisti non solo di sopravvivere, ma di sognare e creare un mondo senza guerre. Lo spettacolo, grazie alla bravura degli interpreti e alla regia, cattura il pubblico in un gioco continuo, ingegnoso e significante, dove, tra oggetti che si animano e infinite suggestioni, il sogno prevale sulla realtà.

 

4 aprile, ore 21.00 – Basilica di Santo Stefano Rotondo

Casavuota – L’abbandono alla divina provvidenza

di e con Alessandro Berti

Lo spettacolo trae spunto da un trattato sull’esperienza spirituale intesa come distacco fiducioso dalla propria autoreferenzialità per aprirsi totalmente alla contemplazione dell’attimo, del momento presente, cogliendo nella povertà di sé la pienezza di Dio. Una kenosis progressiva che l’attore, seduto in poco spazio con pochi spettatori, come per una predica domestica, rende viva lasciando che lentamente il corpo si conformi al suono delle parole, nel compimento della semplice azione di pelare un cesto di mele, di cui alla fine saranno conservate le bucce, quel resto inutile che tuttavia custodisce l’essenza. Tutto compiuto esibendo gli scarni elementi della messa in scena (un mixer, qualche oggetto, una tonaca), quasi a voler mostrare che l’abbandono al momento presente non è solo prerogativa dell’esercizio mistico, ma anche del lavoro d’attore, del suo donarsi totale all’azione che compie ogni volta per lo spettatore, qui ed ora.

 

14 aprile, ore 21 – Teatro Tor Bella Monaca

Metisteatro – Laudes

dalle Laudi umbre del XIII e XIV secolo

Lo spettacolo vede coinvolti 20 attori impegnati in una grande opera corale a partire dai versi delle laudi umbre medievali, tutte anonime ad eccezione del Pianto della Madonna di Jacopone da Todi. Il corpo dell’attore diventa diretta espressione dell’immaginazione e dalla fusione di parole e movimenti si stagliano gli assolo di personaggi e dialoghi. In una chiave drammaturgica che esalta l’attualità delle domande di senso dei versi, emerge in tutta la sua forza l’eterno interrogarsi dell’uomo sulla propria dimensione trascendente.

 

15 aprile, ore 17 – Teatro Tor Bella Monaca

Sicilia Teatri – Guai a voi ricchi, papà era cattocomunista

di e con Giovanni Scifoni

Dalle voci dei ragazzi delle periferie romane ai canti di Victor Jara, dalle messe-beat ai preti guerriglieri dell’America Latina, Guai a voi ricchi è un sorprendente viaggio tra cristianesimo e comunismo. Miscelando con efficacia il comico e il drammatico, l’attore-narratore trascina gli spettatori negli anni ’60 quando nelle salette parrocchiali si leggeva Marx, c’erano i preti operai e si occupavano le chiese per protestare contro la guerra in Vietnam. Tra ricordi autobiografici e vicende storiche, il narratore tortura il pubblico e se stesso con le domande che da 2000 anni l’uomo ostinatamente riformula: perdonare significa permettere che il male resti impunito? Chi perdona è un vile? Cristo è venuto per liberarmi dal mio peccato. Dal mio. E quello degli altri?

 

18 aprile, ore 21 – Teatro Biblioteca Quarticciolo

Casa degli alfieri teatro e natura – Il giardino sacro

di e con Patrizia Camatel, Mariangela Celi, Fiona Sansone, Lorenza Zambon, musiche dal vivo Carlo Actis Dato L’esperienza dell’incontro con “la natura” può portarci ad un’esperienza del “sacro”? Lorenza Zambon (attrice-giardiniera che esplora da tempo la relazione fra teatro e natura) e un piccolo gruppo di giovani donne conducono lo spettatore in uno spazio amichevole, in cui attrici e pubblico si guardano negli occhi per condividere con semplicità e divertimento un’esperienza comune e un piccolo paradigma replicabile di orto metropolitano “del terzo millennio”, trasportabile e realizzabile ovunque.

 

20 aprile, ore 21 – Centrale Preneste Teatro

Intergea – L’amore impaziente

di Valeria Moretti, con Daniela Poggi, regia di Silvio Peroni

Una donna, nel chiuso della sua stanza assapora e testimonia il piacere della ribellione, l’infinitezza del desiderio, la voluttà del sacrificio, il colore della solitudine. L’amore della donna nei confronti dell’uomo e l’amore della mistica nei confronti del divino si protraggono nello spettacolo in un parallelismo che non si svela mai completamente. Sotto i nostri occhi si dispiega, attraverso questo personaggio femminile, un universo a sé, coinvolgente e impervio, fragile e duro, ossessivo e malinconico. Il percorso mistico verso l’Amato non conosce né tregua né riposo, è un amore impaziente, smisurato, ossessivo, esuberante, ostinato, che si dà senza risparmio.

 

11 maggio, ore 21 – Sala Cantieri Scalzi

O Thiasos – La leggenda di Giuliano

scritto e narrato da Sista Bramini, musica dal vivo Camilla Dell’Agnola e Carla Taglietti

Lo spettacolo è una libera elaborazione in forma di racconto teatrale de La leggenda di S.Giuliano ospitaliere di Flaubert. Narra la anomala conversione di Giuliano, cacciatore abilissimo e efferato che finisce per assassinare inconsapevolmente i suoi genitori come un miracoloso cervo gli aveva predetto. Un cammino di solitudine e di espiazione estrema lo conducono ad una essenzialità del cuore nella quale fiorisce in lui un inedito modo di percepire la realtà dentro e intorno a lui: il senso del vivente.  Apparentemente estrema, la vicenda di Giuliano è quella di tutti noi, sempre più lontani dal contatto diretto con la natura e con gli altri esseri viventi. Siamo sempre più potenti, grazie ai ‘prodigi’ della tecnologia, ma meno vitali, sempre più schiavi del consumo e esiliati dall’arte del vivere.

 

13 maggio, ore 11 e ore 18 – Teatro Biblioteca Quarticciolo

I Sacchi di Sabbia – Abram e Isac, sacra rappresentazione in cartoon

Regia Giovanni Guerrieri e Giulia Gallo, con Arianna Benvenuti, Giulia Gallo, Giulia Solano

Con Abram e Isac, sacra rappresentazione in cartoon, la compagnia I Sacchi di Sabbia compie una stupefacente acrobazia sulla fonte biblica, trasformando una sacra rappresentazione del Quattrocento in un’animazione che prende vita da un libro pop up. Nella semplicità di una cornice scenica scandita dal ritmo del tempo (una pila di libretti che si alza e si abbassa) si materializza così, davanti allo spettatore, un delizioso teatrino di carta che, quadro dopo quadro, restituisce la drammatica storia del sacrificio di Isacco in forma di sogno e di fiaba, lasciando a ciò che resta della nostra infanzia il compito di rimanere incantati.

 

13 maggio, ore 11 e ore 18 – Teatro Biblioteca Quarticciolo

ArkadisMessa in scena

regia di Giulio Costa, con Marco Sgarbi

Una fulminante performance sul significato e sull’attualità del rituale fondativo della fede cristiana: nello spazio vuoto della scena un attore assembla un rudimentale altare e un ambone, preparandolo per la messa, con la gestualità esperta e abitudinaria di chi ripete quotidianamente le stesse azioni. Solo che, sotto la focale del teatro, ogni movimento e ogni oggetto, decontestualizzati dal loro ambiente originario, si accendono di luce nuova, portando l’attore / prete e lo spettatore / fedele a riflettere sul senso di un rito vissuto troppo spesso superficialmente, dato quasi per scontato, fino al punto di massima intensità, quando, dopo la proclamazione della Parola, l’attore / prete alza per la prima volta gli occhi e fissa a lungo il pubblico, con uno sguardo interrogativo e penetrante, carico di domande conturbanti

 

 

13 maggio, ore 21 – Centrale Preneste Teatro

Compagnia Xe – Judith e l’angelo

coreografia Julie Ann Anzilotti, con Paola Bedoni, Giulia Ciani

Lo spettacolo è il racconto danzato di un percorso interiore: Judith, una ragazza qualunque di oggi, vive momenti di disperata solitudine, un senso di vuoto e di vacuità che non riesce più a tamponare con la frenesia delle attività, con il far finta di niente, con i trucchi e i vestiti: ha bisogno di verità e si arrende, ha bisogno di un aiuto, un aiuto Superiore. Ed è in questo stato d’animo di ricerca e di ascolto che incontra l’Angelo in quanto emissario del Divino ed inizia un dialogo con lui che la porta ad un vero rapporto con Dio, rapporto che non è sempre pacificante, ma che contiene comunque un aspetto di accoglienza e di speranza.

 

 

18 maggio, ore 12 – Teatro India/sala Indiateca

PRESENTAZIONE BANDO TERZA EDIZIONE I TEATRI DEL SACRO

 

20 maggio, ore 21 – Centrale Preneste Teatro

Fondazione Teatro Piemonte Europa/CTB – Apocalisse

di e con Lucilla Giagnoni

Lo spettacolo s’ispira all’ultimo libro della Bibbia. Apocalisse non vuol dire – come ormai è in uso nel linguaggio comune – “catastrofe” e, di conseguenza, “fine”, bensì “rivelazione”. In un mondo di ciechi che credono di vedere e, dunque, di sapere, il mistero si rivela solo a chi sa guardare, a chi ha occhi nuovi. Cecità e Rivelazione fanno immediatamente pensare ad un personaggio totemico nel teatro occidentale: Edipo. Il Testo sacro che per i cristiani sigilla la serie dei testi biblici e il testo teatrale che dà inizio ad ogni forma di indagine sull’Uomo vengono posti in parallelo a raccontare che la fine dei tempi è in realtà un nuovo Inizio e una nuova Vita per chi impara a Vedere. È la storia dell’evoluzione della Coscienza: un bambino appena nato vede il mondo come un fenomeno incredibile in cui pian piano le cose si riempiono di senso. Questa è l’Apocalisse, una Ri-Nascita.

 

24 maggio, ore 21 – Sala della Comunità Santa Silvia

Donati-Olesen –  Oibò son morto

di e con Jacob Olesen e Giovanna Mori

Apparentemente un semplice pezzo di deliziosa comicità: due anime che si ritrovano in un altrove non ben identificato dopo essere morte inaspettatamente, nel pieno della vita. Si incontrano e si amano di puro sentimento, per ovvia assenza di corpo, liberando tutta la loro fantasia affettiva. Ma dietro l’incalzare del ritmo comico traspare una vena dolcemente melanconica, vicina al sentire dei due autori nordici, Arto Paasilinna e Jan Fridegård, a cui il lavoro s’ispira. Nel loro tenero ritrovarsi, le due anime non esprimono infatti i sentimenti dei morti, ma il desiderio dei vivi: quel bisogno struggente di far durare per sempre le emozioni, di portare con sé, anche dopo la morte, quei frammenti di gioia, spesso nascosti e dimenticati, che hanno reso la vita migliore a noi e agli altri, di poter infine continuare a sentire coloro che rimangono, benedicendo dall’al di là le giornate e i sogni di chi ancora vive nell’al di qua.

 

26 maggio, ore 21 – Sala della Comunità di Santa Silvia

Ariel –  La storia di Ruth

di Alberto Baroni, Mauro Colombo, Luigi Galli, con Maria Concetta Gravano, Irina Lorandi

Uno spettacolo che alterna con particolare efficacia azione narrativa e interpretazione testuale: ne scaturisce una sorta di ‘dramma didattico’ che, con l’aiuto prezioso della musica dal vivo, guida con intelligenza lo spettatore dentro le pieghe del libro, mettendone in luce la trama significante, dal tema della solidarietà femminile a quello dell’accoglienza dello straniero, dal valore della fiducia alla determinatezza del coraggio.

 

PROGRAMMA DEGLI SPETTACOLI

 

I TEATRI DEL SACRO

EPIFANIE URBANE

MILANO 27 MARZO/4 APRILE – 18/30 MAGGIO

A Milano I Teatri del Sacro si svolgerà in due momenti: un primo appuntamento dal  27 marzo al 4 aprile con 3 spettacoli e poi dal 18 al 30 maggio, a precedere il VII Incontro Mondiale delle Famiglie, saranno allestiti altri 5 spettacoli. Gli spazi coinvolti nella rassegna sono: CRT, Teatro Arsenale, Teatro Rosetum, Teatro PIME e Teatro San Paolo e poi il nuovo spazio di Campo Teatrale, un segno di creatività e di progettualità artistica e culturale nell’area decentrata di zona 3 che verrà inaugurato proprio con la rassegna I Teatri del Sacro. Il progetto è ideato e organizzato dalla Federgat con il sostegno del Comune di Milano e dell’Acec

 

PRIMA PARTE 27 MARZO/4 APRILE

 

27 e 28 marzo, ore 21 – Campo Teatrale

Casavuota – L’abbandono alla divina provvidenza

di e con Alessandro Berti

Lo spettacolo trae spunto da un trattato sull’esperienza spirituale intesa come distacco fiducioso dalla propria autoreferenzialità per aprirsi totalmente alla contemplazione dell’attimo, del momento presente, cogliendo nella povertà di sé la pienezza di Dio. Una kenosis progressiva che l’attore, seduto in poco spazio con pochi spettatori, come per una predica domestica, rende viva lasciando che lentamente il corpo si conformi al suono delle parole, nel compimento della semplice azione di pelare un cesto di mele, di cui alla fine saranno conservate le bucce, quel resto inutile che tuttavia custodisce l’essenza. Tutto compiuto esibendo gli scarni elementi della messa in scena (un mixer, qualche oggetto, una tonaca), quasi a voler mostrare che l’abbandono al momento presente non è solo prerogativa dell’esercizio mistico, ma anche del lavoro d’attore, del suo donarsi totale all’azione che compie ogni volta per lo spettatore, qui ed ora.

 

29 e 30 marzo, ore 21 – Teatro Arsenale

Teatro AlkaestLa giornata di una sognatrice

di Copi, regia di Giovan Battista Storti, con Paola Galli, Matteo Melzi, Lorena Nocera, Marco Pepe, Fabrizio Rocchi

 Tratto da un lavoro giovanile di Copì: qui le suggestioni del sacro vibrano intensamente sui confini disarticolati di una meditazione onirica sulla morte, facendo del teatro un non luogo dove le immagini e i sentimenti di una vita si rincorrono e si sovrappongono veloci, quasi a dilatare all’infinito l’ultimo respiro, il passaggio dall’una all’altra sponda. Un caleidoscopio di visioni contrastanti, di associazioni grottesche e struggenti, comiche e dolorose, su cui però, alla fine, quasi a placare la lotta delle emozioni, si irradia il senso di un’intensa compassione, di quella umana pietà che nel punto estremo della morte, nel gesto rituale della sepoltura, non cessa di invocare la possibilità della rinascita.

 

2 e 3 aprile, ore 21 – Teatro Rosetum; 4 aprile, ore 21 – Teatro San Paolo

Ubi Minor – Lazzaro, vieni dentro!

drammaturgia di Giampiero Pizzol, con Carlo Pastori, Marta Martinelli, regia di Carlo Rossi

In Lazzaro, vieni dentro! il mistero della resurrezione si fa mistero comico: a seguito del miracolo, il protagonista si ritrova infatti alle prese con una claustrofobia post-traumatica che, nonostante le insistenze di Marta, gli impedisce di entrare in qualsiasi luogo chiuso, compresa la propria casa. Una metafora di esilarante comicità che tuttavia, nelle pieghe del riso, lascia affiorare il risvolto umano di una salvezza che porta sempre con sé l’angoscia della morte, il peso della testimonianza, la fatica di ritrovare il senso della vita.

 

SECONDA PARTE 18/30 MAGGIO

 

18 maggio, ore 20.30 – Chiesa di San Carlo al Corso

Fondazione Casa della Carità- Primo Omaggio a David Maria Turoldo, I giorni del rischio

a cura del gruppo musicale Nuovi Trovadori, direzione di Ciro Menale

 

Nel corso del 2011 sono state musicate otto poesie di Turoldo a cura del nascente gruppo Nuovi trovadori, formato da tre musicisti rom provenienti dalla Banda del Villaggio Solidale, tre italiani e due di altre nazionalità (Cuba e India), a cui si è aggiunto un quartetto d’archi, costituito da uno studente e dagli insegnanti dei corsi riservati agli adolescenti rom del Conservatorio di Milano. La poesia di Turoldo è stata dunque l’occasione per un incontro creativo fra diverse culture, alla ricerca di una sintesi musicale che ha restituito il testo poetico sotto forma di canzone.

Dal punto di vista sociale l’esperienza è pensare ad un futuro che non “include” ma, passo dopo passo, diventi plurale partendo da una condivisione, in questo caso la poesia di Turoldo: versi semplici e fragili, ma di “robusta credenza” di chi si fa carico e spera, convinto che la parola del Vangelo sia sostanza che produce utopia.

 

19 e 20 maggio, ore 21.00 – Campo Teatrale

Tib Teatro – Io ti prendo per mano

con Piera Ardessi, Paola Compostella, drammaturgia e regia di Daniela Nicosia

 

Sul limite che precede il morire si colloca Io ti prendo per mano (Tib Teatro), aprendo le porte di un dialogo liberatorio tra una madre, malata terminale, e sua figlia: un confronto che la reciproca incomprensione aveva precluso per un’intera vita. La stanza d’ospedale si trasforma cosi in uno spazio rituale di veglia, dove i gesti ripetitivi della cura (lavare, pulire, alzare, coricare) diventano piano piano linguaggio del corpo, comunicazione profonda da cui possono finalmente emergere parole di verità per troppo tempo negate, in un crescendo drammatico segnato da consapevolezza e compassione, custodito fin dall’inizio dalla presenza di una badante straniera, silenziosa e invisibile come un angelo.

 

21 e 22 maggio, ore 21.00 – CRT Salone

Te.Ma Produzioni – Oibò son morto

di e con Jacob Olesen, Giovanna Mori

Apparentemente un semplice pezzo di deliziosa comicità: due anime che si ritrovano in un altrove non ben identificato dopo essere morte inaspettatamente, nel pieno della vita. Si incontrano e si amano di puro sentimento, per ovvia assenza di corpo, liberando tutta la loro fantasia affettiva. Ma dietro l’incalzare del ritmo comico traspare una vena dolcemente melanconica, vicina al sentire dei due autori nordici, Arto Paasilinna e Jan Fridegård, a cui il lavoro s’ispira. Nel loro tenero ritrovarsi, le due anime non esprimono infatti i sentimenti dei morti, ma il desiderio dei vivi: quel bisogno struggente di far durare per sempre le emozioni, di portare con sé, anche dopo la morte, quei frammenti di gioia, spesso nascosti e dimenticati, che hanno reso la vita migliore a noi e agli altri, di poter infine continuare a sentire coloro che rimangono, benedicendo dall’al di là le giornate e i sogni di chi ancora vive nell’al di qua.

 

23 e 24 maggio, ore 21.00 – Teatro PIME

Orto delle Arti – Per quell’acerbo dolore

con Ferruccio Filippazzi, Miriam Gotti, musiche Walter Biella, Emilio Marcel, di Giusy Quarenghi

La storia e il mito dell’antica devozione alla Madonna della Cornabusa, custodita in una grotta remota della Valle Imagna, sopra Bergamo, diventano occasione per un allestimento intenso e coinvolgente su Maria come madre che intercede e protegge, ma soprattutto, in virtù della passione del Figlio, che accoglie il dolore, diventando ricettacolo della sofferenza dei più deboli, del grido di quella parte di umanità destinata nei secoli a soccombere sotto il peso dell’ingiustizia. Una voce collettiva che l’allestimento fa confluire, come una catena di ex voto, in una trama drammaturgica sostenuta da tante piccole storie di sacrifici, di grazie fatte e solo in parte ricevute, di affetti perduti, di figli partiti e mai più tornati, lasciando trasparire la dignità e l’orgoglio di un popolo che, al colmo della disperazione, può anche accettare la volontà di Dio, ma non è disposto a sopportare i soprusi dell’uomo sull’uomo.

 

 

25 e 26 maggio, ore 21.00 – Teatro CRT-Salone

I Sacchi di Sabbia – Abram e Isac, sacra rappresentazione in cartoon

con Arianna Benvenuti, Giulia Gallo, Giulia Solano, regia di Giovanni Guerrieri e Giulia Gallo

Con Abram e Isac, sacra rappresentazione in cartoon, la compagnia I Sacchi di Sabbia compie invece una stupefacente acrobazia sulla fonte biblica, trasformando una sacra rappresentazione del Quattrocento in un’animazione che prende vita da un libro pop up. Nella semplicità di una cornice scenica scandita dal ritmo del tempo (una pila di libretti che si alza e si abbassa) si materializza così, davanti allo spettatore, un delizioso teatrino di carta che, quadro dopo quadro, restituisce la drammatica storia del sacrificio di Isacco in forma di sogno e di fiaba, lasciando a ciò che resta della nostra infanzia il compito di rimanere incantati.

 

25 e 26 maggio, ore 21.00 – Teatro CRT-Salone

Arkadis –  Messa in scena

con Marco Sgarbi, regia di Giulio Costa

Una fulminante performance sul significato e sull’attualità del rituale fondativo della fede cristiana: nello spazio vuoto della scena un attore assembla un rudimentale altare e un ambone, preparandolo per la messa, con la gestualità esperta e abitudinaria di chi ripete quotidianamente le stesse azioni. Solo che, sotto la focale del teatro, ogni movimento e ogni oggetto, decontestualizzati dal loro ambiente originario, si accendono di luce nuova, portando l’attore / prete e lo spettatore / fedele a riflettere sul senso di un rito vissuto troppo spesso superficialmente, dato quasi per scontato, fino al punto di massima intensità, quando, dopo la proclamazione della Parola, l’attore / prete alza per la prima volta gli occhi e fissa a lungo il pubblico, con uno sguardo interrogativo e penetrante, carico di domande conturbanti

 

 

29 maggio, ore 21.00 – Teatro San Paolo

Ariel – La storia di Ruth

con Maria Concetta Gravano, Irina Lorandi, diretto da Alberto Baroni, Mauro Colombo, Luigi Galli

La storia al femminile di una famiglia divenuta ‘straniera’, che ritrova il senso dell’identità grazie ai valori dell’ascolto e dell’accoglienza. Uno spettacolo che alterna con particolare efficacia azione narrativa e interpretazione testuale: ne scaturisce una sorta di ‘dramma didattico’ che, con l’aiuto prezioso della musica dal vivo, guida con intelligenza lo spettatore dentro le pieghe del libro, mettendone in luce la trama significante, dal tema della solidarietà femminile a quello dell’accoglienza dello straniero, dal valore della fiducia alla determinatezza del coraggio.

 

30 maggio, ore 21.00 – Chiesa di San Carlo al Corso

Secondo Omaggio a David Maria Turoldo a vent’anni dalla morte, I volti della povertà

a cura del Teatro Officina, regia di Massimo De Vita

Padre David Maria Turoldo è stata una figura importante dentro molte esistenze individuali e dentro la vita di quella comunità che è chiamata Chiesa, e non solo. Non ad una impaludata celebrazione abbiamo pensato (David non lo avrebbe sopportato), ma ad un’interrogazione profonda; lontani quindi da ogni compiacimento nostalgico, abbiamo cercato di andare al cuore del messaggio turoldiano. I poveri, vero popolo di Dio, Sua profezia: a partire da questa centralità abbiamo cercato ponti, legami, rimandi, analogie con altri testimoni del nostro tempo, che sui bisognosi hanno fondato la loro vocazione, la loro missione: Alex Zanotelli, Angelo Casati, Tonino Bello, Luigi Ciotti, Virginio Colmegna. Lo spettacolo, raccogliendo materiali poetici e di prosa, punta dritto sul nostro “tempo malato” e sulla necessità di farci “prossimo” verso gli ultimi, e verso gli stranieri innanzitutto, questi “nuovi” fratelli che, soffrendo “la ferocia dei numeri”, vivono il massimo della disperazione e il massimo della speranza.

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