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CON TANTO AMORE, MARIO (di Paola Tintinelli)

Questa recensione fa parte di Cordelia di maggio 25

In principio c’è un armadietto da giardino e, chiuso al suo interno, il necessario per allestire l’idea di un’abitazione. Mario, l’omiciattolo muto con cui Paola Tintinelli incuriosisce il pubblico di Z.I.A. dall’inizio della serata, entra in scena con la sua andatura caracollante e ne tira fuori uno zerbino, una cassetta delle lettere, un nano da giardino, un tavolo, una sedia, un sacco porta lettere, il manubrio di una bicicletta… Mario, apparentemente ogni giorno, vidima e consegna a se stesso grandi quantità di lettere e cartoline che, il giorno dopo, almeno questo intendiamo, vidimerà e si consegnerà. Potrebbe essere un postino in pensione che non riesce ad abbandonare la vecchia occupazione o, al contrario, uno in prova, che cerca di imparare il mestiere con il sogno di essere un giorno assunto, oppure un matto travestito. L’azione si svolge quasi interamente nella sua casa, dove troneggia un altoparlante che comunica a intervalli regolari notizie riguardanti spaventose nubi tossiche e raccomandazioni restrittive: in questo clima pandemico e orwelliano, Mario compie semplici e disperanti azioni. Timbra forsennatamente le proprie lettere, sminuzza un panettone in miniatura, si nutre di pasti in monoporzioni microscopiche, si accoppia violentemente con una sottoveste femminile. Tutto sembra difficile. Per l’intero spettacolo, Tintinelli mescola la comica goffaggine dei suoi movimenti e degli ingarbugliati strumenti di cui fa uso con la depressiva cupezza dell’atmosfera. Il clownesco incontra lo spleen: alcuni pop-pop estratti da un’elegante giacca troppo larga e fatti esplodere per terra in una sconsolata alzata di spalle sintetizzano questo instancabile ossimoro. Debitrice, per certi versi, dello Charlot di Tempi moderni, per altri del Ragazzo di campagna di Edoardo Pozzetto, per altri ancora di Enzo Jannacci, la cui Mario risuona nel finale, in Con tanto amore, Mario Tintinelli celebra la mesta ed esilarante ineluttabilità del reale. (Matteo Valentini)

Visto alla Z.I.A. Zona Indipendente Artistica. Di e con Paola Tintinelli produzione AstorriTintinelli

Cordelia, maggio 2025

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Matteo Valentini
Matteo Valentini
Matteo Valentini ha conseguito una laurea in Letterature moderne e un dottorato in Storia dell’arte contemporanea presso l’Università degli studi di Genova. È tra i fondatori dell’Oca – Osservatorio Critico Autogestito, webzine di critica teatrale, e collabora anche con Hystrio e Teatro e Critica. È docente di ruolo di Italiano e Storia presso il Convitto Nazionale Longone di Milano.

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