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SKIRK (Adriano Bolognino)

Questa recensione fa parte di Cordelia di novembre 24

Skirk, per la coreografia di Adriano Bolognino, è il secondo dittico che compone la prima serata della rassegna curata dallo Spazio Körper. Esattamente come nel lavoro di Merola, Bolognino sviluppa un percorso di indagine sul puro sentire; in questo caso, però, dedica il suo lavoro al soggetto noto dell’Urlo (in norvegese skirk) di Edvard Munch. Anche in questo caso, la scrittura si prosciuga attorno alla semplice idea, che però è ben perseguita dalla coreografia, creando una corrispondenza comprensibile. È ben articolata l’immagine che lega il senso di turbamento alla ripetizione sincopata di brevi movimenti, che producono anche l’incalzare di rumori fastidiosi, come il tonfo e lo stridio delle punte dei piedi che percuotono il pavimento, oppure alle geometrie inquiete delle braccia. Ci sono però delle incongruenze legate all’idea che è penalizzata dalla linea sottile di scrittura che si intravede nell’azione. Quello che il pittore norvegese ha espresso su tela non è “la piccolezza dell’uomo nell’immensità dell’universo”, come sostiene Bolognino nelle note di regia: è, invece, il terrore di vivere, perché vivere non ha senso. È qualcosa che, in un’ottica mediterranea, diventa una depressione. Nell’immaginario scandinavo, c’è solo paura, c’è silenzio. Non c’è posto, ad esempio, per la coralità: era sufficiente un solo danzatore, al posto dei dieci in scena. Non era invece sufficiente immobilizzare i danzatori in un urlo muto per creare quell’unico rimando all’immagine originaria: è stato inadeguato, perché di quell’originario non c’era alcunché. Un adeguato approfondimento drammaturgico avrebbe sostenuto e perfezionato le immagini. Queste immagini sono fuggevoli e creativamente limitate, poiché troppo assolute e cerebrali. Individuate le variazioni che si reiterano, se ne perde il senso, anche quello emotivo. Poteva essere utile teatralizzare l’azione, magari darle una profondità di contesto, ricercando in altri modelli (Bergman, Strindberg, Kierkegaard), che le permettesse di uscire da un individualismo ormai non più coinvolgente.

Visto a Teatro Nuovo. Crediti: Coreografia Adriano Bolognino; Musiche Max Richter; Realizzazione costumi Nuvia Valestri; Danzatori Filippo Begnozzi, Lorenzo Fiorito, Mario Genovese, Matilde Gherardi, Aurora Lattanzi, Fabiana Lonardo, Giorgia Raffetto, Alice Ruspaggiari, Nicola Stasi, Giuseppe Villarosa; Produzione MM COntemporary Dance Company

Cordelia, novembre 2024

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