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HomeCordelia - le RecensioniPALMA BUCARELLI E L’ALTRA RESISTENZA (di Cinzia Spanò)

PALMA BUCARELLI E L’ALTRA RESISTENZA (di Cinzia Spanò)

Questa recensione fa parte di Cordelia, febbraio 2023

Siamo al Teatro Elfo Puccini, ma l’ambiente in cui ci ritroviamo è uno spazio ibrido, di fermento, di azione sotterranea, nascosto e dimesso, dove l’arte comincia a ricoprirsi di nera e granellosa fuliggine. Il palco è un raccoglitore di pochi oggetti – una torcia, lampade industriali, un busto di scultura, una valigetta, un telefono – e in lontananza si avverte l’eco di un boato, sullo sfondo di un cielo dalle vaporose nuvole grigie. Sono nuvole cariche di tragedia, si tingono di verde come indizi di un’oscurità imminente, di ombre rosse per una guerra che con i suoi bombardamenti si estenderà anche in territori ai margini del conflitto. Cinzia Spanò è l’elemento catalizzatore di questa scenografia (curata da Saverio Assumma De Vita): regista e protagonista dello spettacolo, nelle vesti scarlatte di Palma Bucarelli è la direttrice della Galleria d’Arte Moderna di Roma, figura che ha operato di nascosto come “altra resistenza” per mettere in salvo le opere d’arte dalle traiettorie distruttive della Seconda Guerra Mondiale. Di lei, l’attrice assorbe l’assoluta risolutezza, lo sguardo intenso e vigile, la voce modulata da note profonde e vigorose, per passare in rassegna le delicate fasi della salvaguardia del patrimonio artistico italiano. Il risultato è un tessuto documentario che ha il compito di ricostruire una narrazione a partire dall’oggetto dei suoi frammenti. Si tratta di un preciso esercizio di recupero: dei materiali video e cartacei, ma anche dei sostrati simbolici, in quanto riscatta il potenziale di riemersione di un personaggio femminile a partire da una memoria storica convulsa e stratificata che privilegia, da sempre, il nome di grandi uomini. Come terzo capitolo di una serie di ritratti teatrali, Palma Bucarelli e l’altra resistenza è la fedele restituzione di una storia individuale che plasma un patrimonio collettivo (una storia attuale e non ancora narrata). Eredità di un’arte eterna che proviene dalla vita e ad essa sempre vi ritorna. (Andrea Gardenghi)

Visto al Teatro Elfo Puccini di Milano. Crediti: di e con Cinzia Spanò, liberamente ispirato a fatti realmente accaduti, aiuto regia Valeria Perdonò, allestimento tecnico Giuliano Almerighi, video Francesco Frongia, sound designer Alessandro Levrero, scene e costumi Saverio Assumma De Vita, valzer in A Minor Roberta Di Mario, produzione Teatro dell’Elfo. Foto di Laila Pozzo

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Andrea Gardenghi
Andrea Gardenghi
Andrea Gardenghi, nata in Veneto nel 1999, è laureata all’Università Ca’ Foscari di Venezia in Conservazione e Gestione dei Beni e delle Attività Culturali. Prosegue i suoi studi a Milano specializzandosi al biennio di Visual Cultures e Pratiche Curatoriali dell’Accademia di Brera. Dopo aver seguito nel 2020 il corso di giornalismo culturale tenuto dalla Giulio Perrone Editore, inizia il suo percorso nella critica teatrale. Collabora con la rivista online Teatro e Critica da gennaio 2021.

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