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La sparizione della verità nel Brasile di Bruno Beltrão

Al Festival Romaeuropa, il coreografo brasiliano Bruno Beltrão con il suo Grupo de Rua Niteroi, ha presentato il più massimalista attacco alle utopie sbrigative, alle violenze della propaganda, alla repressione della verità della destra populista appena sconfitta alle ultime elezioni.

Ph Wonge-Bergmann

L’azione è quasi sempre in penombra. Ingressi solitari attraversano il palcoscenico, vuoto. Gruppi di coppie scoppiano all’improvviso in un movimento sostenuto. Altri, da direzioni diverse, si ritrovano in un punto preciso, poi con ripartenze complici e dinamiche si disperdono nuovamente nello spazio: il visibile, il riconoscibile, l’intelligibile qui sono al grado minimo. Anche gli schermi luminosi, appesi in alto, non mettono in scena alcunché. Nessun display identificativo. Nessuna testimonianza visiva. Nulla che possa definire un contesto. Fornire un quadro. Consolare lo sguardo. Solo monocromie. Poi il nero fitto con alcuni glitch improvvisi. Scariche di disturbo. Ma nulla appare, niente riesce a emergere. Non sono rotti, è tutto il sistema che non funziona. La risposta coreografica «alle pratiche repressive dell’estrema destra brasiliana guidata da Bolsonaro» di Bruno Beltrão, con il suo Grupo de Rua Niteroi, dal titolo New Creation e visto al Festival Romaeuropa, non potrebbe essere più massimalista.

Ph Wonge-Bergmann

Di fronte alla violenza ideologica e alla cancellazione di ogni dissenso da parte della propaganda politica, questo di Beltrão, e del suo ensemble che ha sede a Rio, è un lavoro sulla sparizione della verità e sulla difficoltà, nel presente, di riconoscere e generare il nuovo: anche il titolo del lavoro coreografico (che è del 2021) allude soltanto a ciò che dovrebbe essere e che ancóra non è. E resta così sulla soglia del mero intento, in attesa di essere osservato, per meglio comprendere e capire da ognuno cosa resta del presente, e come riabilitare tutto questo nero e le ombre ancora indicibili del domani a una verità capace di consorzio umano, di solidarietà. Sullo sfondo, senza alcun bisogno di figurazione, ci sono gli anni bui della recente vita politica brasiliana; c’è la volgare propaganda neoliberale sulla deforestazione; ci sono il rifiuto interessato e le mistificazioni assassine sulla realtà pandemica. Più in primo piano, nella penombra, il bisogno di comprendere, la richiesta di giustizia (poi, forse, il cambiamento).

Ph Wonge-Bergmann

Tutti questi dieci corpi spezzati rifratti e violenti, tra rapide rotazioni e perentori capovolgimenti di asse, corse categoriche ed energiche fughe, portano memorie lontane di un hip-hop già a suo tempo convertito dal gruppo a nuove sensibilità drammaturgiche contemporanee. Corpi che sempre ripartono e resistono alla disarmonia imposta da un incomprensibile (e incondivisibile) recente presente, dall’odio che soffoca diritti e libertà, e trovano ragioni e forza contro il nero che li attraversa e che li veste. Tutti indossano streetwear oversize e, in due, lugubri camicioni in stile thawb (Marcelo Sommer è il responsabile). Questo linguaggio urbano, potenziato e iperflessibile, è forse incapace di pensieri nuovi però blocca lo sguardo e richiede attenzione. Tutto sembra urgente, anche i bruschi rallentamenti, le morbide uscite, le attese esplorative. Sono corpi trainati da paesaggi naturali, da rumori urbani e dalle interferenze elettroniche della musica di Lucas Marcier/ARPX. Ed è difficile non riconoscere, in tanta veemente centralità di ciò che del corpo vibra e resiste in tutta la sua stretta evidenza, più che una performance da apprezzare e applaudire, invece un monito politico, ancora attuale, capace di spiazzare ogni sbrigativa utopia (ancora oggi, dopo nuove elezioni in Brasile, quando un nuovo cambiamento ha preso vita, mentre il movimento populista che vi si è opposto con forza non è per niente scomparso).

Stefano Tomassini

Auditorium Parco della Musica, Romaeuropa Festival – Novembre 2022

NEW CREATION

Direttore Artistico Bruno Beltrão
Assistente alla direzione Gilson Cruz
Con Wallyson Amorim, Camila Dias, Renann Fontoura, Eduardo Hermanson, Alci Junior, Silvia Kamyla, Ronielson Araújo “Kapu”, Leonardo Laureano, Leandro Rodrigues, Antonio Carlos Silva
Luci Renato Machado
Costumi Marcelo Somme
Musica Lucas Marcier / ARPX, Jonathan Uliel Saldanha
Video Eduardo Pave
Elettricista Sineir
Produzione Grupo de Rua (Niterói – BR)
In collaborazione con Something Great (Berlin – DE)
Coprodotto da Künstlerhaus Mousonturm (Frankfurt – DE), Festival d’Automne à Paris & Centquatre (Paris – FR), Kampnagel (Hamburg – DE), Sadler Wells (London – UK), Kunstenfestivaldesarts (Brussels – BE), SPRING Performing Arts Festival (Utrecht – NL), Wiener Festwochen (Vienna – AT), Onassis STEGI (Athens – GR), Culturgest (Lisbon – PT), Teatro Municipal do Porto (Porto -PT), Le Maillon – Théâtre de Strasbourg (Strasbourg – FR) , Arsenal Metz (Metz – FR), Romaeuropa (Rome – IT), Charleroi Danse (Charleroi – BE)
Distribuzione Something Great
Commissionato dae Künstlerhaus Mousonturm nell’ambito di Alliance of International Production Houses in Germany
Con il sostegno di Goethe Institut

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Stefano Tomassini
Stefano Tomassini
Insegna studi di danza e coreografici presso l’Università Iuav di Venezia. Nel 2008-2009 è stato Fulbright-Schuman Research Scholar (NYC); nel 2010 Scholar-in-Residence presso l’Archivio del Jacob’s Pillow Dance Festival (Lee, Mass.) e nel 2011, Associate Research Scholar presso l’Italian Academy for Advanced Studies in America, Columbia University (NYC). Dal 2021 è membro onorario dell’Associazione Danzare Cecchetti ANCEC Italia. Nel 2018 ha pubblicato la monografia Tempo fermo. Danza e performance alla prova dell’impossibile (Scalpendi) e, più di recente, con lo stesso editore, Tempo perso. Danza e coreografia dello stare fermi.

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