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La danza, il corpo e le parole, da Fisiko! Festival

Giunto alla sesta edizione, il Festival spezino ha ricevuto il riconoscimento dal Ministero della Cultura/Fus come Festival di Danza per il valore e la qualità artistica del progetto. Racconto e riflessione dall’edizione 2022.

Foto Francesco Tassara

Le lame di calore bruciano i contorni di strade ed edifici, un silenzio fiacco e desolato addensa l’aria sopra Santo Stefano di Magra, in provincia di La Spezia. Come una vera provincia, è decisamente ai margini, decisamente modesta. Quasi muta, ma non indifferente, rispetto alla graziosa e vicina Sarzana con i suoi vicoli fioriti e allegri delle risa dei turisti, con quel delizioso gioiello che è il Teatro degli Impavidi. Non c’è niente di troppo grazioso a Santo Stefano di Magra, ma dove c’è nulla è tutto un potenziale. È in una vecchia zona industriale, all’Ex Ceramica Vaccari, isolata e protetta dalla campagna, che le idee si muovono. Recuperata dalla parentesi di inattività col progetto di riqualificazione Nova (Nuovo Opificio Vaccari Per Le Arti), in collaborazione tra enti pubblici e privati, la Vaccari si porta avanti come centro nevralgico di ricerca e sviluppo culturale, proiettata verso uno stabile e virtuoso circuito economico che inneschi altrettante virtuose dinamiche comunitarie. Il festival internazionale di danza Fisiko!, giunto alla sesta edizione, nasce proprio da una virtuosa dinamica comunitaria: il mutuo sostegno. Da quella vicina graziosa Sarzana, l’Associazione Degli Scarti, che ha in cura e gestione anche quel Teatro degli Impavidi, investe le sue energie nel promuovere il progetto Fuori Luogo e l’omonima Associazione, insieme alle compagnie Balletto Civile e Scena Madre. La tensione alla progettualità collettiva, l’idea di poter favorire e magari ispirare la presenza di una solida comunità di operatori e spettatori, soprattutto in contesti di marginalità, dedita sia alla cultura che al benessere che ne deriva, sono un impegno a cui queste realtà associative spezine si dedicano con sincera passione. A Marinella di Sarzana tra il 18 e il 21 agosto avrebbe dovuto tenersi il Marinella Festival, ulteriore occasione sul recupero e cura di contesti urbani e sociali, demolita purtroppo dal disastro di una violenta tromba d’aria nella mattinata del 18.

Foto Stefano Scheda

Fisiko! sostiene per sua natura “l’azione cattiva” come processo di autodeterminazione dell’individuo; però è più probabile che cattivi siano i tempi (i nostri) a cui queste azioni rispondono. Solo il corpo dovrebbe avere importanza; dovrebbero reggere solo le sue meccaniche emotive, prive di qualsiasi logica che vada oltre l’estemporaneo bisogno di essere presente, in moto. In questi tempi (cattivi), il semplice bisogno di esserci può essere sovversivo. Poter soddisfare finalmente quel bisogno? È rivolta. Eppure, nel tentativo di restituire una maggiore visibilità alle sperimentazioni della danza e riequilibrare i ruoli col teatro di prosa, scegliendo per di più come cornice e habitat uno spazio non convenzionale e “di recupero”, si è tenuto in così poco conto un linguaggio che fosse interamente corporeo. Non si è tenuto conto del magma indisciplinato e istintivo delle intenzioni che pulsano dietro le azioni, ordinate invece in sequenze logico sintattiche e narrative. Con l’obiettivo di trovare sempre “qualcosa da dire” invece che “qualcosa da comunicare”, si è semplificata la comprensione e di conseguenza non si è sforzata l’intuizione dello spettatore. È calzante in questo senso Paesaggio di Interni, una produzione di Balletto Civile. Ordinata in due quadri, l’azione narra delle dinamiche alla base delle relazioni di coppia; anzi, l’azione si lascia comprendere per merito della narrazione: Giulia Spattini e Francesco Gabrielli agiscono avendo per sottofondo un dialogo estrapolato da Io e Annie di Woody Allen, e, nella misura in cui l’allusione si diluisce nell’evidenza, la loro diventa una mera pantomima. Stesso discorso per Natura morta con gioco di Cristiano Fabbri, i cui movimenti sono sorretti pedissequamente dai Quattro Quartetti di T.S. Eliot risultando così insufficienti rispetto alla poesia che effettivamente mimano. È come se si dovesse giustificare l’imperscrutabilità di un sentimento puro, come se di quel corpo rapito dal puro sentimento non ci si fidasse del tutto. Per paradosso ci si ritrova in linea con questi tempi (cattivi) dove l’altro e il suo corpo non hanno davvero spazio di esprimersi. Joy Alpuerto Ritter e Hannes Langolf in The Fall riescono a scollarsi dal segno limitante (senza però riuscire a fare a meno della sua presenza come ausilio o, come scritto sopra, giustificazione del gesto) della parola per restituirne la suggestione che colpisce alla pancia per le improvvise esplosioni di irruenti pas de deux. 

Foto Stefano Scheda

Anche Monica Bianchi col suo Idiota politico ha bisogno della parola (Fame Uterina di Henry Miller declamato da Enrico Casale) ma la divora famelica e si sfoga, ferina, nei perimetri circolari delle nevrosi dei nostri tempi (cattivi); ma siamo, nel performativo, in un ambito concettuale e di forma poco innovativo, affascinante solo nell’osservare il rapporto di scambio intimo nella relazione tra due generazioni distanti. Un corpo però emerge dal profluvio sterile di parole, anzi fiorisce lucido nella memoria: quello di Stefano Vercelli in Étoile, una vittoria della Bellezza. Il trionfo è nella dolcezza di uno splendido corpo non più giovane protagonista e sempre presente. Generoso e fiducioso. La seminudità eleva la già preziosa solitudine della ribalta. Persino il vezzoso gesto di coprirsi il volto con la lunga ciocca crespa di capelli bianchi suscita irrefrenabili commossi sospiri; la rotazione delle nodose giunture o il lieve tremore del glabro addome sono l’unica accettabile annotazione drammaturgica di una dolente vanità in declino. La lingua (come la penna) va inibita: che urlino questi corpi.

Valentina V. Mancini

Visto a Santo Stefano di Magra, La Spezia – luglio 2022

PAESAGGIO D’INTERNI
danzato e creato da Maurizio Camilli, Francesco Gabrielli, Emanuela Serra, Giulia Spattini
Produzione Balletto Civile

ÉTOILE
uno spettacolo di Stefano Vercelli e Rita Frongia
drammaturgia Rita Frongia con Stefano Vercelli
produzione Artisti Drama APS con la collaborazione di Fondazione Armunia

IDIOTA POLITICO
con Monica Bianchi con la collaborazione di Enrico Casale
produzione Balletto Civile/Associazione Fuoriluogo

NATURA MORTA CON PAESAGGIO
di e con Cristiano Fabbri
testi da Quattro Quartetti di T.S. Eliot – Cristiano Fabbri
voce Marcella Silvestri
distribuzione Fondazione Teatro della Tosse

THE FALL
deazione, coreografie e performer Joy Alpuerto Ritter e Hannes Langolf
produzione Christine Maupetit
con il sostegno di Orsolina28 e Akram Khan Company insieme a Sky Arts
un ringraziamento speciale a Lukas Steltner e Akram Khan

 

 

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