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Laminarie. Nel Contesto, il teatro

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Contesto è la rassegna in programma da febbraio fino ad aprile al DOM La cupola del Pilastro di Bologna organizzata dalla compagnia teatrale Laminarie. Presentazione

Foto di Mario Carlini
Foto di Mario Carlini

Un contesto è indice di appartenenza, riconosciuta o riconoscibile che determina necessariamente una situazione; si può percepirne il peso, considerarlo o anche ignorarlo del tutto. Fatto sta che esiste e, sopratutto, le modalità in cui ciascuno di noi lo percepisce sono diverse e singolari. Il teatro di per sé crea contesto ma al contempo vi si inserisce; per far questo non può prescindere dal luogo che sceglie di abitare, lo deve conoscere, incontrare e poi imparare a dialogarci. «Dal 2009, quando ci siamo insediati, abbiamo voluto osare uno specifico linguaggio artistico di ricerca, mettendoci in contatto con le persone del luogo»: è la scelta di Febo Del Zozzo, direttore della compagnia teatrale Laminarie che ha alle spalle più di venti anni di storia durante i quali ha saputo modulare la sua natura, adattandola ai contesti nei quali è entrata a far parte.

http://www.domlacupoladelpilastro.it/
http://www.domlacupoladelpilastro.it/

Dom la cupola del Pilastro è lo spazio di programmazione e “ricezione” teatrale per cui la compagnia ha vinto il Premio Ubu 2012, un insediamento nel rione Pilastro del quartiere San Donato di Bologna grazie al quale sono entrati in relazione fra loro due tipi di pubblico dalla diversa natura: il pubblico di ricerca e quello costituito dagli abitanti del quartiere, «i quali non erano abituati ad andare a teatro ma che da quando stiamo lì ci passano a trovare, ed è proprio grazie a loro e alle associazioni del posto che siamo riusciti a finanziare i nostri primi mesi di attività». Il Pilastro è un rione alla periferia est di Bologna, densamente abitato, popolato da diverse etnie, la cui età media è piuttosto bassa; i lettori potrebbero trovare un parallelo nel quartiere Nuovo Corviale, tanto dal punto di vista urbanistico – “il Virgolone“, condominio in cui vivono più di trecento persone e centro del quartiere, ha il suo corrispettivo nell’altrimenti detto “Serpentone” romano – quanto dal punto di vista dell’emergenza sociale.

Contesto è il nome della stagione che da febbraio fino ad aprile presenterà un cartellone fitto di appuntamenti trasversali inerenti ai linguaggi del teatro, alla fotografia, alla musica, al cinema, alla storia e anche alla politica. Tra gli appuntamenti fissi e ricorrenti nella programmazione, incuriosisce tra tutti quello dedicato alla lettura di alcuni articoli della Costituzione italiana: ognuno di essi è scelto da ciascun cittadino che poi lo commenterà davanti a quella che, più che una platea, sembra un’assemblea popolare.

Foto di Marzia Luigini
Foto di Marzia Luigini

Febo Dal Zozzo continua specificando che «all’inizio non è stato affatto semplice: abbiamo portato gli abitanti del rione a mettersi in discussione davanti un teatro di ricerca il cui linguaggio poteva risultare ostico e difficile, ma non per questo abbiamo scelto di abbassare il livello. Non abbiamo imposto un modello rischiando di ghettizzarci e chiuderci in un isolamento elitario, piuttosto abbiamo scelto di modularlo attraverso un attento lavoro dedicato alla formazione del pubblico». Come «la cittadinanza ha curato il Pilastro», anche Laminarie ha deciso di dedicarcisi premurosamente rinunciando al contributo ministeriale come compagnia di produzione e optando invece per il finanziamento destinato alla promozione del pubblico: «sentivo che le logiche produttive imposte dal ministero erano troppo stringenti e alienanti, continuando così saremmo stati spinti ad abbandonare il progetto e allora abbiamo deciso di salvarci». Attività con e per il pubblico del rione monitorata e approfondita inoltre nel prossimo numero speciale di Ampio Raggio – esperienze d’arte e di politica, rivista a cura di Laminarie (Laminarie editrice) che avrà come focus l’approfondimento di due progetti: Ecuba, incentrato sull’ «attivazione territoriale» di porti e periferie dei bacini del Mediterraneo attraverso attività laboratoriali, incontri, spettacoli, performance, e L’archivio digitale di comunità, raccolta di materiali sulla memoria storica del Pilastro per celebrarne i cinquanta anni dalla nascita, realizzato grazie all’apporto indispensabile della memoria collettiva dei cittadini.

Foto di Melissa Iannace
Foto di Melissa Iannace

L’ossatura portante della programmazione di Contesto è rappresentata dalle tre residenze artistiche ospitate nello spazio della cupola. Durante i venti giorni di permanenza tre artisti di diversa provenienza geografica – Amira-Géhanne Khalfallah, Yoshito Ohno e Isabel Cuesta Camacho – abiteranno il contesto di Dom apportando ciascuno il proprio di contesto. Processo che farà emergere i confini contestuali e la loro labilità, l’attivazione di situazioni e il loro consequenziale mescolamento; si procederà alla messa in crisi del loco di partenza e alla sua ridefinizione in altrettanti loci.

«Per alimentare il teatro e farlo sopravvivere c’è innanzitutto bisogno di formare gli spettatori avvicinandoli e non allontanandoli, come vorrebbe il sistema attuale»: questa la spinta che muove e mantiene l’attività processuale di Laminarie, la quale non trapianta modelli di formazione o audience development nei territori in cui decide di lavorare, al contrario ne studia il contesto, indigeno, e vi risiede detonando partecipazione politica e artistica.

Lucia Medri

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Lucia Medri
Lucia Medri
Giornalista pubblicista iscritta all'ODG della Regione Lazio, laureata al DAMS presso l’Università degli Studi di Roma Tre con una tesi magistrale in Antropologia Sociale. Dopo la formazione editoriale in contesti quali agenzie letterarie e case editrici (Einaudi) si specializza in web editing e social media management svolgendo come freelance attività di redazione, ghostwriting e consulenza presso agenzie di comunicazione, testate giornalistiche, e per realtà promotrici in ambito culturale (Fondazione Cinema per Roma). Nel 2018, vince il Premio Nico Garrone come "critica sensibile al teatro che muta".

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