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HomeArticoliUpside Down. Tra teatro e follia, Cassandra

Upside Down. Tra teatro e follia, Cassandra

Al Teatro Patologico il festival Upside Down ha presentato Cassandra del Gruppo della Creta. Recensione

Teatro Patologico
Giardino del Teatro Patologico

Un bel giardino coperto, curato, tavolini e poltrone recuperate, un bar e ampi viottoli che permettano l’ingresso delle carrozzelle. Questo il primo impatto con il Teatro Patologico, luogo creato nel 1992 da Dario D’Ambrosi il quale ha sempre fatto del connubio arte-riabilitazione cifra fondante del proprio lavoro, riconosciuto da Ellen Stewart del Café La Mama, che da uno stanzone ricoperto di calcinacci ne vide, a occhi chiusi, le possibilità di creazione. È con orgoglio che lo stesso D’Ambrosi, a conclusione di una delle serate della XXV edizione del festival, Upside Down, ci racconta di quell’incontro e condivide con la platea un’altra importante conquista: il primo Corso di formazione sperimentale universitario (in collaborazione con la Facoltà di medicina dell’Università Tor Vergata), rivolto a persone affette da disabilità fisiche e mentali, attraverso il “Teatro integrato dell’emozione”.

Della rassegna, che avrà luogo fino ai primi di luglio (presentando in conclusione l’ultima produzione diretta da D’Ambrosi, da cui la rassegna prende quest’anno il nome), ci è capitato finora di assistere al terzo spettacolo, collaborazione tra De Capriotti Prodacer e del Gruppo della Creta. Questi giovanissimi, che di recente avevamo intercettato presso gli spazi del Furio Camillo con un festival da loro organizzato, questa volta si cimentano con una scrittura sul personaggio di Cassandra, traendo spunto da tre fonti diverse per genere e provenienza: l’Agamennone di Eschilo, Monologo per Cassandra della poetessa Wislawa Szymborska e  il  romanzo  Cassandra  di Christa Wolf. La possibilità di attingere alla tradizione tuttavia non vincola Alessandro Di Murro che, assieme a Enea Chisci (autore delle musiche live) crea uno spettacolo di suoni abitati dal corpo di Laura Pannia, attutiti da un insieme di teli di plastica che coprono il palco, quasi a voler ricreare il luogo protetto della mente nel quale vive Cassandra.

Foto Angelo Cricchi Lost and Found Studio
Foto Angelo Cricchilost and Found Studio

Scossa dalle continue visioni, che sono lame sonore, la sua è scoperta di un mondo che non muove più per ragioni mitiche ma per economie, è sordo alle messe in guardia; Cassandra, è il trofeo, il bottino di guerra, pericolosa perché «troppa bellezza e troppa sincerità fanno male». È questo, non la sua – presunta – pazzia a generare distanza, timore. La malattia viene riabilitata, perché è «l’essenza magica» che anziché farti invecchiare ti rende sempre più giovane, ma è anche la dannazione nel constatare una lingua che parla solo al passato, dove tutti gli amati sono oramai morti. Il suo è un corpo esile ma scenicamente maturo tanto nei momenti più onirici quanto nei colloqui con una madre dall’accento meridionale, scaltro e concreto. Di Murro, che da dietro una tenda offre l’ombra, lo spettro, di un coro che giudica, si presta poi alla voce e alle gambe di Paride, tono bambinesco di chi ha ottenuto il potere, manovrato da interessi che non ha calcolato, esce poi fuori tramutato, quasi una sorta di Padre Ubu che mastica il potere ma ne viene soggiogato. Cade Cassandra e cadranno i drappeggi, quasi un parto bianco verso un mondo oscurato, non noto. Cassandra forse doveva cadere perché nella morte capissimo la necessità di dover affrontare l’ignoto, uscire dalla finzione e da dietro le quinte affrontare la vita.

Se ancora non si nota un carattere distintivo nella concezione artistica, non si può certo negare l’aderenza a un lavoro ben fatto, che non teme la lingua classica e che si colloca all’interno della rassegna come esemplificativo di un percorso che guarda al teatro e ai confini della mente, alle possibilità che le une possano rafforzarsi grazie alle altre, e viceversa.

Viviana Raciti

Visto al Teatro Patologico, maggio 2016

CASSANDRA
Drammaturgia: Alessandro Di Murro, Enea Chisci
Interpreti: Laura Pannia, Enea Chisci, Alessandro Di Murro
Regia: Alessandro Di Murro
Musica: Enea Chisci
Aiuto regia: Cristiano Demurtas
Costumi: Giulia Barcaroli
Scene: Bruna Sdao

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Viviana Raciti
Viviana Raciti
Viviana Raciti è studiosa e critica di arti performative. Dopo la laurea magistrale in Sapienza, consegue il Ph.D presso l'Università di Roma Tor Vergata sull'archivio di Franco Scaldati, ora da lei ordinato presso la Fondazione G. Cinismo di Venezia. Fa parte del comitato scientifico nuovoteatromadeinitaly.com ed è tra i curatori del Laterale Film Festival. Ha pubblicato saggi per Alma DL, Mimesi, Solfanelli, Titivillus, è cocuratrice per Masilio assieme a V. Valentini delle opere per il teatro di Scaldati. Dal 2012 è membro della rivista Teatro e Critica, scrivendo di danza e teatro, curando inoltre laboratori di visione in collaborazione con Festival e università. Dal 2021 è docente di Discipline Audiovisive presso la scuola secondaria di II grado.

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