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Vortex Temporum. La musica del corpo, il corpo della musica

Arriva a Romaeuropa Festival Vortex Temporum, la coreografia di Anne Teresa De Keersmaeker su musica di Gérard Grisey. Recensione

foto di
foto di Herman Sorgeloos

Anne Teresa De Keersmaeker non ha bisogno di molte presentazioni. Il Leone d’oro ricevuto quest’anno alla Biennale di Venezia è, appunto, un premio alla carriera. Secondo il direttore della sezione Danza, Virgilio Sieni, «il suo gesto poetico attraverso il corpo ha reso possibile un travaso significativo tra le culture occidentali nella comprensione del corpo teatrale come medium della ricerca linguistica […] Si è presa cura della misura e della durata del corpo sonoro dell’individuo e del danzatore per porlo sulla soglia del Mondo». Sono parole poetiche, certo, adatte all’accorata motivazione offerta per un premio prestigioso. Ma vedere in scena una coreografia di un genio come questo è ben altra cosa. Vortex Temporum è il titolo di una composizione per pianoforte, violino, viola, violoncello, clarinetto e flauto firmata da Gérard Grisey nel 1996, che De Keersmaeker – da esperta di musica prima ancora che di danza – non si limita a “usare”, dalla quale piuttosto si lascia investire.

Il primo movimento è assegnato alla sola musica e alla sola presenza dell’ensemble che la esegue, il celebre Ictus. Nella profondità del palco dell’Argentina di Roma, squintato e con i muri grezzi denudati e infestati di corde e tiranti, il suono si spande come quello di un branco di balene nel pieno di un lamento. Le aperture di archi e fiati si fanno via via più nervose, in una sincope che solo i danzatori – invadendo il palco come fantasmi e diventando l’ombra fisica di ciascuno strumento – sono in grado di rendere corpo.

L’artista parla di «quel disequilibrio tra memoria e anticipazione, che oscilla avanti e indietro tra l’immagine fantasmatica del passato e le aspettative verso il futuro». E di questa suggestione il pubblico conserva soprattutto l’aggettivo «fantasmatico»: la musica spettrale (termine coniato da Grisey stesso) riporta le orecchie del pubblico all’immaginario misterioso che avevano certi film muti espressionisti. Ma quando l’andamento a pendolo che caratterizza la partitura si avvolge in un vortice accade che le distensioni d’arti, le corse in circolo, le lunghe diagonali e gli improvvisi stop dei corpi disegnino realmente degli ologrammi vividi e vitali, tramutandosi nella materializzazione della danza pura che nella musica ritrova essenzialità e insieme potenza.

Se la compresenza di musiche dal vivo e coreografia è un segno forte della danza contemporanea, finalmente un segno non è fagocitato dall’altro: raramente si è vista raggiunta una simile totale integrazione, un’armoniosa cibernetica del movimento, in grado di stampare sul palco degli spettri diafani di muscolo e di sguardo, regalando a ciascun danzatore lo spazio e il tempo adatti a marcare una specificità. Il lavoro d’insieme, le simmetrie e gli unisoni, gli accordi di questa sorta di golem semiotico appena animato lasciano e prendono l’attenzione, in un turbine di espressività di rara precisione, di raro rigore. Eppure di raro calore.

Sergio Lo Gatto
Twitter: @silencio1982

VORTEX TEMPORUM
Coreografia Anne Teresa De Keersmaeker
Danzatori Boštjan Antoncic, Carlos Garbin, Marie Goudot, Cynthia Loemij, Julien Monty, Michaël Pomero, Igor Shyshko
Musica Vortex temporum, Gérard Grisey (1996)
Direzione musicale Georges-Elie Octors
Musicisti Ictus Pianoforte Jean-Luc Plouvier Flauto Chryssi Dimitriou Clarinetto Dirk Descheemaeker
Violino Igor Semenoff Viola Jeroen Robbrecht Violoncello Geert De Bièvre
Disegno Luci Anne Teresa De Keersmaeker, Luc Schaltin
Consulente artistico luci Michel François
Costumi Anne-Catherine Kunz
Drammaturgia musicale Bojana Cvejic
Assistente artistico Femke Gyselinck
Foto © Herman Sorgeloos
Prodotto da Rosas Coprodotto da De Munt / La Monnaie (Brussels), Ruhrtriennale, Les Théâtres de la Ville de Luxembourg, Théâtre de la Ville (Paris), Sadler’s Wells (London), Opéra de Lille, ImpulsTanz (Vienna), Holland Festival (Amsterdam), Concertgebouw Brugge (Bruges) Ringraziamenti Thierry Bae, Jean-Paul Van Bendegem

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Sergio Lo Gatto
Sergio Lo Gatto
Sergio Lo Gatto è giornalista, critico teatrale e ricercatore. È stato consulente alla direzione artistica per Emilia Romagna Teatro ERT Teatro Nazionale dal 2019 al 2022. Attualmente è ricercatore presso l'Università degli Studi Link di Roma. Insegna anche all'Alma Mater Studiorum Università di Bologna, alla Sapienza Università di Roma e al Master di Critica giornalistica dell'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica "Silvio d'Amico" di Roma. Collabora alle attività culturali del Teatro di Roma Teatro Nazionale. Si occupa di arti performative su Teatro e Critica e collabora con La Falena. Ha fatto parte della redazione del mensile Quaderni del Teatro di Roma, ha scritto per Il Fatto Quotidiano e Pubblico Giornale, ha collaborato con Hystrio (IT), Critical Stages (Internazionale), Tanz (DE), collabora con il settimanale Left, con Plays International & Europe (UK) e Exeunt Magazine (UK). Ha collaborato nelle attività culturali e di formazione del Teatro di Roma, partecipato a diversi progetti europei di networking e mobilità sulla critica delle arti performative, è co-fondatore del progetto transnazionale di scrittura collettiva WritingShop. Ha partecipato al progetto triennale Conflict Zones promosso dall'Union des Théâtres de l'Europe, dove cura la rivista online Conflict Zones Reviews. Insieme a Debora Pietrobono, è curatore della collana LINEA per Luca Sossella Editore e ERT. Tra le pubblicazioni, ha firmato Abitare la battaglia. Critica teatrale e comunità virtuali (Bulzoni Editore, 2022); con Matteo Antonaci ha curato il volume Iperscene 3 (Editoria&Spettacolo, 2018), con Graziano Graziani La scena contemporanea a Roma (Provincia di Roma, 2013). [photo credit: Jennifer Ressel]

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