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Biografia della Peste, un realismo da fiaba

Biografia della Peste di e con Maniaci d’Amore al Teatro Biblioteca Quarticciolo di Roma. Recensione

 

Foto Ufficio Stampa
Foto Ufficio Stampa

Francesco d’Amore e Luciana Maniaci sono dei giovani, di quelli veri però e non solo per ragioni anagrafiche. Lavorando dal 2007 come Maniaci d’Amore (sodalizio che fonde in una sintesi fantasiosa i rispettivi cognomi) hanno saputo affermarsi sulla scena nazionale con lavori dotati di un surreale e indisciplinato linguaggio: Le Cose, Il Nostro Amore Schifo, Biografia della Peste e Morsi a vuoto.
“Giovane” è del resto uno strano attributo. Positivo se lo si considera inserito in un’immaginaria linea temporale volto a indicare l’acme dell’esistenza; negativo se rapportato al contesto sociale ed economico. Una categoria afflitta che nell’orizzonte della precarietà diffusa cerca, spera, lotta, immagina di ricavarsi un proprio rifugio, sul quale issare una bandiera a rivendicare il diritto di essere giovani. Poi c’è il teatro. È proprio in quest’ambito che il suddetto aggettivo acquista contorni più fluidi e imprecisi; capita a molti di lavorare per anni per poi consacrarsi alla fama quando si è ormai giunti alla soglia dei quaranta o dei cinquanta, per essere definiti, paradossalmente, giovani. Maniaci d’Amore, invece, dimostrano di esserlo per la novità diversa e “maleducata” con la quale si presentano al pubblico.

Biografia della Peste è andato in scena sul palco del Teatro Biblioteca Quarticciolo con la regia di Roberto Tarasco. Lo spettacolo, vincitore nel 2011 del Premio Nazionale di Drammaturgia Il Centro del Discorso, è diventato nel 2013 un film diretto da Andrea Tomaselli e finanziato grazie al crowdfunding. Esiguo il numero degli spettatori che, nel buio della sala, ha atteso qualche istante prima di applaudire calorosamente l’inatteso finale pensato dai due artisti siciliani. Ambientando la vicenda in un paesino della Sicilia – deducibile dal dialetto usato dagli attori – si narra la storia di una triste mattinata attraverso una messinscena all’insegna di un visionario realismo fiabesco, fatto di cavoli intagliati o appesi a canne da pesca e frigoriferi usati come portali verso l’aldilà e l’aldiqua.

Foto Andrea Macchia
Foto Andrea Macchia

Cris (d’Amore), abbreviativo di Crisostomo, dopo aver fatto colazione al bar con un suo amico viene investito e muore. «In questo paese morire non è carino, non si fa»; così lo rimprovera la madre dispotica e ossessiva (Maniaci) quando il povero ragazzo prova a spiegarle che ormai non appartiene più a questo mondo e alla sua vita, passata insieme a una figura materna onnipresente, la cui invadenza ha creato in lui disturbi del linguaggio e della relazione; un autistico affetto da molteplici tic nervosi. Nell’altrove magico dove verrà catapultato dopo la sua morte, Cris incontrerà Adelina, la sua “non” promessa sposa chiamata anche la «vegetala» per la passività caratteriale che la contraddistingue. In questo oltremondo, afflitto da un morbo pestilenziale, i morti hanno la possibilità di vivere solo un’ora al giorno, ma nessuno, fino all’arrivo di Cris, ha saputo sfruttare al meglio quella manciata di minuti…

Straordinaria mancanza di disciplina, in grado di dar vita a innesti insoliti e creazioni grottesche, spiazzanti, inserite all’interno di un contesto contemporaneo per mettere in crisi e scardinare i luoghi comuni dell’essere, amare e morire. Solo due repliche a coprire un freddo fine settimana di febbraio, programmate nel cartellone di un teatro alla periferia di Roma, un tempo troppo breve per far conoscere e  apprezzare al pubblico un simile spettacolo.

Lucia Medri
Twitter @LuciaMedri

Teatro Biblioteca Quarticciolo-febbraio 2015

BIOGRAFIA DELLA PESTE
Una produzione Nidodiragno
di Francesco d’Amore e Luciana Maniaci
regia Roberto Tarasco
con Francesco d’Amore e Luciana Maniaci
nuovo allestimento registico
Giuseppe Bisceglia
musiche originali di Airam
training attoriale Andrea Tomaselli
costumi Alessandra Berardi
assistente scenografa Marzia Cicala
assistenza tecnica
Fabio Bonfanti e Alberto Comino

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Lucia Medri
Lucia Medri
Giornalista pubblicista iscritta all'ODG della Regione Lazio, laureata al DAMS presso l’Università degli Studi di Roma Tre con una tesi magistrale in Antropologia Sociale. Dopo la formazione editoriale in contesti quali agenzie letterarie e case editrici (Einaudi) si specializza in web editing e social media management svolgendo come freelance attività di redazione, ghostwriting e consulenza presso agenzie di comunicazione, testate giornalistiche, e per realtà promotrici in ambito culturale (Fondazione Cinema per Roma). Nel 2018, vince il Premio Nico Garrone come "critica sensibile al teatro che muta".

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