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Roberto Herlitzka, disincantato Casanova

Roberto Herlitzka nei panni di Casanova in scena al Teatro Arcobaleno di Ruggero Cappuccio per la regia di Nadia Baldi.

 

Foto Ufficio Stampa
Foto Ufficio Stampa

Molti di voi ricorderanno una delle scene più celebri de Il Casanova diretto da Federico Fellini nel 1976: la malinconica e artificiosa danza del seduttore per antonomasia con un’inerme bambola meccanica, quella grazia muta di marionetta che finirà per esser poi posseduta dalla lussuria. Una bellezza plastificata e resa inerme, scevra di personalità e soggiogata dalla passione, immagine tanto scolpita nella mente dei più, alla quale non possiamo esimerci dal pensare quando si apre il sipario del Teatro Arcobaleno dove, in scena fino all’8 febbraio, troviamo Casanova di Ruggero Cappuccio per la regia di Nadia Baldi e con Roberto Herlitzka. Dopo il successo de Il Soccombente, l’attore prosegue il sodalizio con la regista salernitana e con l’attrice Marina Sorrenti, insieme alla quale è protagonista di questa riscrittura tratta da Histoire de ma vie, l’autobiografia del «vigliacco veneziano».

Herlitzka interpreta lo scrittore giunto all’ultima notte della sua vita, quella tra il tre e quattro giugno 1798. Chiuso in una buia stanza del castello del Conte di Waldstein in Boemia, dove è ospite da ben tredici anni come bibliotecario di palazzo, Casanova – stanco, ammalato e consapevole della sua prossima fine – sarà giudicato e interrogato da cinque presenze femminee (Marina Sorrenti, Franca Abategiovanni, Carmen Barbieri, Giulia Odori, Rossella Pugliese). Come marionette staccatesi dai fili di un bastone che le sovrasta, le cinque figure circondano l’attore abbarbicate ciascuna su una sedia, il bianco pulpito dal quale proferiranno giudizio. Queste eteree bambole settecentesche truccate e abbigliate con parrucche, ciglia e abiti vistosi sono semi-immobili, oscillando gli arti come farebbe qualsiasi burattino che a stento cerca di mantenere la propria posa. Incalzato dalle loro domande stridule, acide, a volte seducenti, altre lascive, Giacomo Casanova rifugge dall’ammettere la propria identità, mentendo riguardo lo «sfacciato Carnevale» della sua vita e celando il suo Io poiché «l’idea che il mondo ha di Casanova non è lui!»

Foto Ufficio Stampa
Foto Ufficio Stampa

Interessante la partitura drammaturgica costruita intrecciando distinti tempi del racconto che dal passato luminoso del giovane Giacomo passano per l’arresto nei Piombi del Palazzo Ducale di Venezia, fino ad arrivare alla ritrovata libertà grazie all’aiuto del compagno di reclusione, il frate Marino Balbi. L’azione è inserita in una scena formalmente accattivante, il cui accurato disegno luci incornicia la plasticità dei movimenti delle attrici. Il tutto è racchiuso all’interno di una direzione registica puntuale nel curare ogni dettaglio: che sia la posizione degli arti delle bambole-attrici, la loro gestualità nel giocare coi costumi, o la già padroneggiata presenza attoriale di un beffardo e romantico gentiluomo, qual è Herlitzka nei panni del protagonista. Il civettare a tratti eccessivo e fastidioso delle attrici, amplificato dai neri microfoni visibili dietro le candide schiene, giunge come nota stonata a minare, senza tuttavia guastare, la resa di questo lavoro.

Testo e interpretazione sfatano lo stereotipo nel quale troppo spesso si cristallizza il personaggio di Casanova, quello dell’amatore, ruolo che l’ha consacrato alla storia; contrariamente al mito, Cappuccio sceglie di fa prevalere il Casanova scrittore di memorie, raccontando ciò che ha visto e vissuto, attraverso lo sguardo disincantato di Roberto Herlitzka.

Lucia Medri
Twitter @LuciaMedri

In scena fino all’8 febbraio presso il Teatro Arcobaleno

CASANOVA
di Ruggero Cappuccio
con Roberto Herlitzka
e con Marina Sorrenti(la Straniera), Franca Abategiovanni, Carmen Barbieri, Giulia Odori, Rossella Pugliese
regia Nadia Baldi
Musiche Marco Betta
Costumi Carlo Poggioli
Progetto scena Mariangela Caggiani
Progetto Luci Nadia Baldi
Acconciature Desirèe Corridoni
Progetto videografico Davide Scognamiglio
Aiuto regia Iole Salvato
Distribuzione Stefano Pironti
Organizzazione Daniela Costantini
Produzione Teatro Segreto srl

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Lucia Medri
Lucia Medri
Giornalista pubblicista iscritta all'ODG della Regione Lazio, laureata al DAMS presso l’Università degli Studi di Roma Tre con una tesi magistrale in Antropologia Sociale. Dopo la formazione editoriale in contesti quali agenzie letterarie e case editrici (Einaudi) si specializza in web editing e social media management svolgendo come freelance attività di redazione, ghostwriting e consulenza presso agenzie di comunicazione, testate giornalistiche, e per realtà promotrici in ambito culturale (Fondazione Cinema per Roma). Nel 2018, vince il Premio Nico Garrone come "critica sensibile al teatro che muta".

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