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Teatro in video. Mats Ek libera Giselle

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Mats Ek con Giselle per Teatro in video. 9°appuntamento

 

«Attacchi terroristici» così furono definiti dai critici più scettici e conservatori gli allestimenti dei grandi classici del balletto romantico creati dal coreografo svedese Mats Ek. Dotato di geniale sensibilità artistica, Ek ha fatto della sua originale e provocatoria cifra stilistica un modello per la danza del Novecento. Giselle, rappresentato il 6 luglio del 1982 a Dramaten, entrò infatti nel 150°anniversario dalla nascita del balletto originale nel repertorio dell’ Opéra de Paris. Era passato più di un secolo da quando il critico e autore Théophile Gautier scrisse il libretto insieme al drammaturgo Jules-Henri Vernoy de Saint Georges, musicato poi da Adolphe Adam e coreografato da Jean Coralli e Jules Perrot, compagno della prima ballerina Carlotta Grisi.
Ana Laguna e Luc Bouy, membri storici della Cullberg Ballet – compagnia di danza fondata dalla madre di Ek nel 1967 – sono rispettivamente Giselle e Albrecht. Naïf e fanciullesco il primo atto ambientato in un villaggio della Renania, drammatico e doloroso il secondo, in cui le atmosfere romantiche del balletto originale sono sostituite dallo sterile grigiore di un sanatorio dove è rinchiusa Giselle. Le scene sono curate da Marie-Louise Ekman che sui fondali rappresenta dei rimandi segnici alla corporeità femminile: perfettamente amalgamati nel disegno d’insieme nel I atto, caratterizzato dall’idillio amoroso dei due amanti, scissi e frammentati nel II. Incantevole bambina in preda all’infatuazione amorosa, Ana Laguna (Giselle) cerca ed è cercata da Luc Bouy (Albrecht) in un gioco fatto di meraviglia, come quella dimostrata dal coprirsi la bocca con le mani in segno di stupore; adorazione, per la quale cinge con forza le gambe dell’amato; tenero imbarazzo indicato dai piedi in posizione en dedans. Ricorrono inoltre i celebri grands pliés di Ek col baricentro molto basso e leggermente sbilanciato all’indietro per mostrare le natiche, volti a sottolineare una postura goffamente bambinesca. Il coreografo sonda la psicologia dei personaggi restituendo un quadro danzato e animato da umane passioni e sentimenti: ad esempio il desiderio di maternità di Giselle è esplicitato dal semplice ma efficace gesto di prendere un cuscino simulando il parto. L’amore è quindi dichiarato e la follia – scaturita dal tradimento di Albrecht – esplosa.

Mats Ek lavora su di un codice preesistente ibridandolo con gli stilemi della postmodern dance e scalfendo la forma cristallizzata del balletto ottocentesco; la classica bellezza è ora liberata in tutta la sua umana e per questo anche dolorosa natura.

Lucia Medri
Twitter @LuciaMedri

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Lucia Medri
Lucia Medri
Giornalista pubblicista iscritta all'ODG della Regione Lazio, laureata al DAMS presso l’Università degli Studi di Roma Tre con una tesi magistrale in Antropologia Sociale. Dopo la formazione editoriale in contesti quali agenzie letterarie e case editrici (Einaudi) si specializza in web editing e social media management svolgendo come freelance attività di redazione, ghostwriting e consulenza presso agenzie di comunicazione, testate giornalistiche, e per realtà promotrici in ambito culturale (Fondazione Cinema per Roma). Nel 2018, vince il Premio Nico Garrone come "critica sensibile al teatro che muta".

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