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Tognazzi troppo buono con Ibsen

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Recensione dello spettacolo Un Nemico del Popolo con GianMarco Tognazzi

 

nemico del popolo tognazzi gelsi
foto Gabriele Gelsi

Il drammaturgo norvegese Henrik Ibsen scrisse Un nemico del popolo ispirandosi a una vicenda accaduta in un soggiorno in Italia, ambientandola poi in una città costiera della Norvegia meridionale. Nel testo si racconta dell’estenuante battaglia etica portata avanti dal Dott. Thomas Stockmann finalizzata alla chiusura e depurazione delle terme della città, inquinate da batteri provenienti dagli scarichi montani della conciatura delle pelli. Il pubblico appello del dottore all’assemblea cittadina fallisce miseramente scontrandosi con un muro di indifferenza: da una parte suo fratello, Peter, sindaco della città e rappresentante dei potenti azionisti delle terme; dall’altra la redazione del giornale popolare, coinvolta negli interessi dello stabilimento e i cui membri sono intenzionati a non perdere la reputazione e il denaro.

Quest’opera è stata dunque riportata nel luogo di origine e adattata da Edoardo Erba nella pièce Un Nemico del Popolo, in scena al Teatro Sala Umberto e diretta da Armando Pugliese. Con i protagonisti GianMarco Tognazzi nei panni del dottore Tommaso Storchi, Bruno Armando in quelli di suo fratello Pietro, insieme a Lombardo Fornara, Alessandro Cremona, Stella Egitto, Antonio Milo, Simonetta Graziano, Renato Marchetti Franz Santo Cantalupo.
«Il pubblico vive questa vicenda come se fosse ai giorni nostri» così Tognazzi parla dello spettacolo che ha avuto ampio successo in sala, l’ attenzione è stata infatti mantenuta alta per tutti e cinque gli atti dalla durata complessiva di circa 2h e 30 minuti, interrotta solo in alcuni istanti per commentare, approvandolo, il comportamento e le invettive del dottore, «personaggio emblematico e positivissimo». Del resto il tema rappresentato è sfortunatamente per noi assai conosciuto, poiché facente parte di quell’ordinaria omertà e opportunismo nel quale riversa il nostro paese, contro il quale il senso di giustizia deve fare i conti, soccombendo però.

foto Gabriele Gelsi
foto Gabriele Gelsi

Interessante «mediazione» – sia registica che drammaturgica – tra il contesto ottocentesco e gli anni novanta in Italia, i cui protagonisti sono dipinti nei loro vizi, nelle virtù e negli atteggiamenti da italiano medio: all’apparenza cittadino modello e lavoratore, ma poi opportunista e timoroso di andare contro lo status quo. Ma la caratterizzazione dei ruoli rimane in superficie, tendendo quasi all appiattimento, allontanandosi dall’ ambiguità e dalla contraddizione tutta umana dei personaggi ibseniani. Unilateralità funzionale a veicolare un messaggio moralmente valido che divide buoni e cattivi, giusto e sbagliato, fazioni contrapposte in due blocchi per cui la facile scelta dello schieramento non solo sembra indotta ma retorica. Tommaso, rimasto solo con la sua correttezza etica, non cederà ai compromessi e nel finale deciderà di aprire Radio Diletta (nome della figlia) attraverso la quale «istruire i giovani per aiutarli a comprendere meglio la realtà ed essere cittadini più civili».

Perché un simile adattamento colpisce nel segno raccogliendo il consenso del pubblico abbonato e non?
Escludiamo la firma del drammaturgo norvegese forse ignorata dagli spettatori in platea, anteponiamo ad essa il livello attoriale e la presenza di un figlio d’arte, ma soprattutto consideriamo come determinante la forza di attrazione verso quel senso di giustizia così puro e inattacabile, necessario in un simile momento per forgiarsi tutti una buona coscienza.

Lucia Medri
Twitter @LuciaMedri

visto al Teatro Sala Umberto nel mese di aprile 2014

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UN NEMICO DEL POPOLO
di H. Ibsen adattamento di Edoardo Erba
regia di Armando Pugliese
con GIANMARCO TOGNAZZI BRUNO ARMANDO FRANZ CANTALUPO ALESSANDRO CREMONA STELLA EGITTO SIMONETTA GRAZIANO RENATO MARCHETTI ANTONIO MILO
con la partecipazione di LOMBARDO FORNARA
scene Andrea Taddei
costumi Andrea Serafino
musiche Paolo Coletta
disegno luci Anna Maria Baldini
direzione tecnica Vincenzo Sorbera
produzione esecutiva Monica Cannistraro
organizzazione Goffredo Maria Bruno
foto di scena Gabriele Gelsi
scenotecnica All’Opera Societa’ Cooperativa
sarta Floriana Villani
parrucche Rocchetti & Rocchetti srl
trasporti Di Martino Service
ufficio stampa Silvia Signorelli
concept grafico Livia Clementi
grafica Photogramma

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Lucia Medri
Lucia Medri
Giornalista pubblicista iscritta all'ODG della Regione Lazio, laureata al DAMS presso l’Università degli Studi di Roma Tre con una tesi magistrale in Antropologia Sociale. Dopo la formazione editoriale in contesti quali agenzie letterarie e case editrici (Einaudi) si specializza in web editing e social media management svolgendo come freelance attività di redazione, ghostwriting e consulenza presso agenzie di comunicazione, testate giornalistiche, e per realtà promotrici in ambito culturale (Fondazione Cinema per Roma). Nel 2018, vince il Premio Nico Garrone come "critica sensibile al teatro che muta".

3 COMMENTS

  1. Non sono affatto d’accordo con questa recensione. Quando sono andato io, venerdì scorso, il teatro era semivuoto e non ci sono stati tutti questi applausi così calorosi da poter parlare di successo di “abbonati e non”. Comunque, a parte questo, l’adattamento di Erba-Tognazzi-Pugliese mi è sembrato parecchio superficiale. Sul mio blog ne ho scritto una recensione molto meno tenera http://marcopizziparalipomena.blogspot.it/2014/04/un-nemico-del-popolo-nel-peggioramento.html

    • Rettifico a quanto detto sopra: il mio “non sono affatto d’accordo” si riferiva al successo di pubblico (almeno nella sera in cui sono stato io) e al chiamare questo adattamento “interessante mediazione”, sulle altre cose sono abbastanza d’accordo anche se ho adottato un giudizio più duro.

  2. Gentile Marco,

    grazie innanzitutto per aver letto, commentato e addirittura rettificato.
    Per quanto riguarda il successo di pubblico anche io mi riferivo esclusivamente alla sera in cui sono andata a teatro e, ai commenti degli spettatori seduti al mio fianco; mentre l'”interessante mediazione” da te non condivisa, fa riferimento a come il testo (scritto da Ibsen nel 1882) sia stato ambientato nel contesto italiano e durante gli anni novanta. Tuttavia sembrerebbe che nonostante i pareri divergenti relativi al pubblico e all’adattamento, la pensiamo in fondo allo stesso modo, dato che se hai letto con attenzione l’articolo a un certo punto scrivo: “Ma la caratterizzazione dei ruoli rimane in superficie, tendendo quasi all appiattimento, allontanandosi dall’ ambiguità e dalla contraddizione tutta umana dei personaggi ibseniani. Unilateralità funzionale a veicolare un messaggio moralmente valido che divide buoni e cattivi, giusto e sbagliato, fazioni contrapposte in due blocchi per cui la facile scelta dello schieramento non solo sembra indotta ma retorica”.

    Un saluto
    e buon proseguimento di giornata

    Lucia

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