Confessioni di un critico inadatto,
di Simone Nebbia:
“Mi sono domandato, lungo il tragitto, che cosa mi portasse a vedere questo nuovo lavoro del collettivo romano Santasangre, dal titolo Framerate 0 e di cui avrei potuto soltanto apprezzare uno studio. Mi coglieva una diffidenza difficile da svolgere, perché quando si tratta dell’arte contemporanea all’ultimo grido ammetto di non essere in grado, di non avere la giusta sensibilità probabilmente. Però anche questa volta, di nuovo, mi immergo nella mia intimità, a setacciarmi un giudizio. In primo luogo mi accorgo che, scoprire questo lavoro, dentro un angusto paesaggio d’interni, è una esperienza davvero straordinaria. Non fosse altro che per l’atmosfera di fondo che mi alita attorno, mi aliena da quel che ho lasciato fuori; faccio un po’ resistenza ma ci sono, sono pronto, mi hanno catturato…l’inizio è una promessa: una luce laterale chiama un arrivo sorprendente, sale l’ebollizione del mio stato emotivo, provo a lasciarmi andare e farmi trascinare nella perdita di me, per pochi secondi o minuti, questo è quel che se ne dice, e per una volta vorrei provarlo anch’io…invece passa il tempo e non ci riesco, cambio posizione, attendo una nuova promessa, la musica che si innalza e spero qualcosa mi violenti e non mi blocchi alla comprensione, mi faccia provare un sovvertimento cardiaco, e la musica ci prova vibrandomi sotto i piedi, mentre due teste di luce si oppongono, fameliche. Poi si acquietano, ed io con loro dopo un piccolo sussulto, che mi promette qualcos’altro…allora di nuovo, mi preparo e attendo, un nuovo colpo apoplettico, una nuova promessa…finché arriva il momento: si alza una lastra di ghiaccio enorme…provo a fare schermo ai pensieri e lasciarmi trasportare…provo a dimenticare questo pensiero che mi dice: ma dove la tengono? Hanno un frigo così largo? Una cella portatile? Romaeuropa ha un sistema alternativo di refrigerazione? Non riesco a fare barriera…mentre dei ganci fortissimi si tendono ad innalzarla e voltarla verso di noi, mi accorgo che lo scrosciare del primo passaggio di stato sta gocciolando nella vasca che ha svelato, come uno scrigno, come un forziere di tesoro, una grande vasca che non si vede e, come una bara che si apre, mi vuole colpire allo stomaco…punto i piedi, ecco che arriva mi dico…lo schermo di ghiaccio si volta, svela il suo bianco livido agli occhi di tutti, sta per dirmi quel che ancora non so, che sia una proiezione, qualcuno che esce dalla vasca, qualcosa sta per rivelare lo sento…e invece non accade nulla: ghiaccio, gelida reazione di fronte a un gelido spettacolo. Torno a casa un po’ triste, deluso: ci avevo provato, giuro, ho cercato senso, mi sarei accontentato di una violenta emozione che mi dicono essere il loro forte, e invece nulla…eppure non è la prima volta che vado a teatro, mi sento un po’ stupido…allora rifletto sull’arte contemporanea, mi chiedo dov’è che inizia l’arte e finisce la piaggeria verso sé stessi…non so…forse ho sbagliato io a cercare una fiammante emozione…cosa dovevo aspettarmi da una così enorme lastra di ghiaccio?”
Vai all’articolo di Andrea Pocosgnich su Framerate 0: Primi ragionamenti a freddo: Framerate 0, teatro o non teatro?
Vai all’articolo di Matteo Antonaci su Framerate 0: Teatro come luogo necessario della meraviglia
Guarda la video intervista realizzata da Fies Factory
visto il 14 ottobre 2009
in scena fino al 17 ottobre
Fonderia 900 – Romaeuropa Festival
Roma