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Nuova scena italiana nel mondo: l’architettura di uno scambio

Si svolge in questi giorni a Santiago del Cile il primo appuntamento del progetto Nuova scena italiana nel mondo, progetto di Riccione Teatro,  volto a far conoscere la giovane scena della drammaturgia italiana oltre i confini nazionali. Prossime tappe a Bruxelles, Dakar, Lione, Stoccarda e Atene. Contenuto realizzato in mediapartnership.

Alla domanda se si può fare qualcosa per la nuova drammaturgia italiana l’associazione Riccione Teatro risponde con un gesto che si trasforma in una pratica davvero generatrice di possibilità: Nuova scena italiana nel mondo è il nome del progetto che l’associazione sta sviluppando in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale per esportare le nuove drammaturgie dall’Italia al resto del mondo. Si tratta di un lavoro triennale la cui gestazione era già stata avviata nel 2022, per poi prendere forma nel 2023 attraverso la formazione di un’equipe di traduttori esperti nella drammaturgia teatrale e lo sviluppo di una complessa rete di rapporti istituzionali e partnership. La programmazione, ancora in via di definizione per l’arco temporale preso in considerazione, tocca a partire da quest’anno diversi Paesi, da Santiago del Cile a Bruxelles, per poi giungere anche a Dakar, Lione, Atene e Stoccarda, inserendosi all’interno di un dialogo trasversale e internazionale.

In realtà, come ci spiega Graziano Graziani, giurato del Premio Riccione e curatore di Nuova scena italiana nel mondo assieme a Simone Bruscia (anche direttore artistico di Riccione Teatro), «questo progetto si situa all’interno di un percorso. Il premio Riccione è il premio più longevo e più corposo dal punto di vista economico per le drammaturgie vincitrici ma c’è anche un premio di produzione, a cui ora accedono tutti i finalisti, mentre prima vi accedeva soltanto il vincitore del testo. Questa cosa ha rinnovato la formula novecentesca del premio, che era la storia di Riccione del secolo scorso; quello che si è cercato di fare negli ultimi dieci anni è stato modificare questo assetto senza perderne le specificità, per cui si sono sviluppati una serie di tentativi per trasformare tale meccanismo in una sorta di incubatore di potenzialità allargato». All’interno di questi, si inserisce l’alleanza con Fabulamundi, network che dimostra da anni di avere uno sguardo estremamente attento alle nuove scritture teatrali in Europa, che costituisce il primo passo per l’internazionalizzazione del premio. Ogni anno, infatti, ai finalisti viene data la possibilità di seguire una masterclass con un drammaturgo ospite già consolidato nel panorama teatrale, scelto da Fabulamundi stesso. Accanto a questo tentativo di delineare una strada ben precisa su cui innestare un percorso formativo per i giovani autori si è manifestata la necessità di colmare un vuoto, di alimentare un dialogo e una presenza, quella italiana, che all’estero faticava a ritagliarsi propriamente uno spazio a causa di una mancata visibilità. Sempre nelle osservazioni di Graziani «questa situazione da una parte ha permesso di trovare un campo davvero fertile in cui operare, dall’altra ha favorito il delinearsi di alcune difficoltà nello sviluppo delle dinamiche di dialogo, perché non tutti concepivano in questo modo il supporto al teatro».

Per trovare delle radici a questo nuovo progetto e inserirsi all’interno di un contesto già abitato dalle giovani drammaturgie internazionali, i curatori hanno quindi deciso di avviare la propria ricerca a partire da due importanti scambi. Il primo ha permesso un integrarsi importante con l’attività dell’Istituto Italiano di Cultura di Madrid, con cui l’associazione ha collaborato per tradurre e pubblicare autori italiani, elaborando inoltre momenti di riflessione attraverso tavole rotonde di confronto. Parallelamente a questo esperimento di carattere istituzionale un ulteriore dialogo è stato avviato con l’Italian Playwrights Project, iniziativa voluta da Valeria Orani e Frank Hentschker, direttore del Martin E. Segal Theatre Center, con il supporto dell’Istituto Italiano di Cultura di New York, che nel suo lavoro di diffusione della scrittura teatrale contemporanea fra i due paesi ha dato soprattutto testimonianza di come una fondazione privata italiana sia riuscita a inserirsi e a fare trama, legandosi ad un importantissimo centro di scambio drammaturgico.

Mantenendo sempre l’afflato di ispirazione nei confronti di questi due modelli, Nuova scena italiana nel mondo rimarca tuttavia un carattere di differenza, uno scarto rispetto alla regola: le drammaturgie* tradotte in quattro lingue (inglese, francese, spagnolo, tedesco) e presentate all’estero sono infatti scritte da autori davvero giovani, tutti under 35 e con una storia recente di primi esordi, e prodotte appositamente per il progetto nella forma di un corto su un tema specifico. Il carattere di novità è legato quindi sia alla penna sia al format, permettendo ai testi di circuitare con più facilità sia a livello tecnico, di allestimento, che burocratico. Non si tratta più, quindi, di esportare delle drammaturgie già affermate ma di creare una faglia dalla materia pulsante, in cui delle nuove possano nascere e intrecciarsi con il lavoro messo in campo dalle istituzioni degli altri paesi. In questi giorni, per esempio, a Santiago del Cile, con la collaborazione del Centro Cultural Gabriela Mistral, tre testi italiani, dopo esser stati tradotti, vengono messi in scena da registi cileni, in un incrocio di segni, sguardi, linguaggi e degli stessi immaginari che li hanno generati.

Durante i giorni del Festival Parcours d’artistes di Ixelles, a Bruxelles vengono invece presentate tutte e sei le opere dei giovani talenti di Fulvia CipollariDenise DiazJacopo GiacomoniAlessandro PaschittoEliana Rotella Giulia Trivero. A seguire, le tappe confermate segnano appuntamenti a Dakar, che ospita due repliche di Imprimatur di Alessandro Paschitto Gateaway di Eliana Rotella alla Maison de la Culture Douta Seck. Il progetto tocca poi il Theater Atelier di Stoccarda, dove è in programma la messa in scena di Tappeto rosso di Giulia Trivero Gateaway di Eliana Rotella, con regia di Vladislav Grakovski, poi Lione in occasione del Festival Internazionale di Teatro Meraki – di cui l’Istituto Italiano di Cultura è partner – e Atene, dove le opere vengono presentate sul palco della Scuola Technòn che collabora con la Fondazione Michalis Kakoyannis. La programmazione diffusa vanta anche di momenti di incontro e riflessione, di momenti di formazione e seminari che permettono agli autori di entrare in contatto diretto con i professionisti del settore, con gli operatori, i luoghi di residenza, i centri di cultura all’estero, iscrivendosi in quel tentativo di creare a tutti gli effetti una vetrina attraverso cui i giovani drammaturghi italiani possano mostrarsi ed esporsi ad uno sguardo internazionale. Il risultato è la restituzione generatrice di un dialogo, la forma di un’architettura dello scambio che continua a costruire nuovi ponti tra l’Italia e il mondo.

*selezionate tramite il Premio Riccione, la scuola di drammaturgia Scritture diretta da Lucia Calamaro e la scuola di ERT – Emilia Romagna Teatro Fondazione

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