Questa recensione fa parte di Cordelia, giugno 2023
Fumo denso e ambrato e uno stridere di strada accompagnano il pubblico del Teatro Sybaris verso una sagoma imponente in penombra. Un’immagine suggestiva chiama da subito in causa lo spettatore, accecandolo con un fascio di luce calda che dall’alto e dal fondo disegna una figura umana. Antonella Morea appare in cima all’altissima struttura conica (vulcano, vestito), dalla quale troneggia e nella quale è incastrata. È la Winnie di Giorni Felici, ma siamo a Napoli, nei vicoli della Sanità dove nasce e vive la giovanissima compagnia Putéca Celidònia, animata da artisti e maestranze under 30. Frutto di un lavoro di anni nei bassi del quartiere, questa esplicita riscrittura (presentata in prima nazionale al Festival Primavera dei Teatri) sovrappone la grazia raggelante di Beckett con la risoluta concretezza partenopea, mondo che ruba luce alla penombra, dove la felicità non è un obbligo borghese, ma un canto tra le macerie. Come lava palpitante, una colata di parole sgorga dalla gola ruvida e calda di Morea, nel cui vestito/prigione si nasconde Lello (Dario Rea), un Willie/Calibano docile, incastrato nell’arredamento irrazionale tipico del basso napoletano. Le voci raccolte nei vicoli e cucite insieme da Emanuele D’Errico sullo scheletro beckettiano a tratti irrompono reali, registrazioni di racconti quotidiani, quasi un omaggio o un monito di realtà. Ma è la poesia che le eleva ad archetipo, impastando lingua e colore, in un articolato collaborare di suono, luce e voce. Così l’orizzonte desolante di Giorni Felici diventa tenerezza e dignità, cambiando di segno l’assunto beckettiano: forse è felicità anche la solitudine che non si piange addosso, il calore dei dolori conosciuti, la confidenza con il dubbio e il suo sapore amaro. Non più plurimi e generici momenti di gioia posticcia, ma il superlativo di un solo momento apicale, dove fine e inizio coincidono in un’unica Felicissima Jurnata. (Sabrina Fasanella)
Visto al teatro Sybaris, Primavera dei Teatri. Drammaturgia e regia Emanuele D’Errico. Con Antonella Morea e Dario Rea e con le voci delle donne e degli uomini del Rione Sanità. Scene Rosita Vallefuoco. Musiche originali Tommy Grieco. Suono Hubert Westkemper. Luci Desideria Angeloni. Costumi Rosario Martone. Aiuto regia Clara Bocchino. Produzione Cranpi, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Putéca Celidònia. In collaborazione con La Corte Ospitale – Forever Young 2022. Con il sostegno di Teatro Biblioteca Quarticciolo e di C.RE.A.RE Campania Centro di residenze della Regione Campania
Recensioni su Cordelia, giugno 2023