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FUCK ME(N) (di Evoè Teatro)

Questa recensione fa parte di Cordelia, maggio 2023

Foto Leonardo Pieropan

Tre voci all’unisono: “Me le ricordo le foto di quel giornale porno…”, hanno costumi vistosi, di tulle rosa, sopra a camicie e felpe da uomo; nonostante l’apparenza esteriore, innestata, sono tre personaggi che incarnano il maschio retrivo. Schiavi di stereotipi tossici legati alla propria posizione sociale, alla relazione con le donne, violenta o ossessiva. Sono tre apparizioni queste di Evoè Teatro, tra i controluce, nel buio del palco dello del Teatro Lo Spazio e inaugurano l’edizione 2023 di Inventaria. Festival urbano cresciuto in maniera importante negli ultimi anni e che al di là dell’etichetta riservata al teatro off – una caratteristica ormai appannata dalla complessità del sistema teatrale – riesce a portare a Roma una serie di compagnie e artisti che troverebbero difficoltà ad apparire singolarmente nei teatri della capitale. E poi va sottolineata la capacità di creare un reticolo di luoghi, quetsa settimana la rassegna si sposterà al Teatro Basilica ad esempio. Le tre apparizioni maschili, che vestono abiti da stereotipo femminile sono i protagonisti di Fuck Me(n), scritto da Giampaolo Spinato, Massimo Sgorbani, Roberto Traverso e interpretato da Giovanni Battaglia, Emanuele Cerra e Paolo Grossi. Evoè Teatro è una compagnia di Rovereto attenta alle drammaturgie del contemporaneo e in questo caso ha affidato al regia a Liv Ferracchiati. Lo schema è semplice ma funzionale nella tripartizione: un professore universitario ossessionato dal sesso e dalla conquista di giovani studentesse, un padre violento che racconta i grandi incontri di boxe al figlio prima di sfogarsi con la moglie;  e una relazione che esplode, in cui un uomo chiede di essere punito di fronte alla tragedia di quel bambino abbandonato in una macchina assolata. Sono uomini cinici, pericolosi, perché non riescono ad affrontare le proprie inadeguatezze e fragilità. La mano di Ferracchiati lavora con mestiere creando suggestivi unisoni e momenti in cui la narrazione singola si ferma per dare spazio a piccole dilatazioni narrative, il contrasto con i costumi contribuisce a creare un’atmosfera inquieta e non pacificata. (Andrea Pocosgnich)

Visto al teatro Lo Spazio per Inventaria Festival. Crediti: di Giampaolo Spinato, Massimo Sgorbani, Roberto Traverso; Regia Liv Ferracchiati; Con Giovanni Battaglia, Emanuele Cerra, Paolo Grossi; Disegno Luci Emanuele Cavazzana; Scenografia e costumi Lucia Menegazzo; Sound designer Giacomo Agnifili; Tecnico Marco Filippone. Un ringraziamento speciale a Ginevra Battaglia. Con il contributo di PAT – Provincia Autonoma di Trento, Mic – Ministero della Cultura, Cassa Rurale Alto Garda e Rovereto, Comune di Mori

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Andrea Pocosgnich
Andrea Pocosgnichhttp://www.poxmediacult.com
Andrea Pocosgnich è laureato in Storia del Teatro presso l’Università Tor Vergata di Roma con una tesi su Tadeusz Kantor. Ha frequentato il master dell’Accademia Silvio D’Amico dedicato alla critica giornalistica. Nel 2009 fonda Teatro e Critica, punto di riferimento nazionale per l’informazione e la critica teatrale, di cui attualmente è il direttore e uno degli animatori. Come critico teatrale e redattore culturale ha collaborato anche con Quaderni del Teatro di Roma, Doppiozero, Metromorfosi, To be, Hystrio, Il Garantista. Da alcuni anni insieme agli altri componenti della redazione di Teatro e Critica organizza una serie di attività formative rivolte al pubblico del teatro: workshop di visione, incontri, lezioni all’interno di festival, scuole, accademie, università e stagioni teatrali.   È docente di storia del teatro, drammaturgia, educazione alla visione e critica presso accademie e scuole.

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