Questa recensione fa parte di Cordelia di giugno 25
«Quest’anno volevo portare persone che conoscevo, con cui ho lavorato, di cui seguo il lavoro. L’anno prossimo farò qualcosa di diverso». Willem Defoe, direttore di Biennale Teatro, è stato molto onesto nella sua selezione, e tale coerenza la si rintraccia in molte delle scelte fatte. Tra cui, quella di Thomas Richards: classe 1962, ex direttore del Workcenter of Jerzy Grotowski and Thomas Richards chiuso definitivamente nel 2022, e per sempre erede e testimone del maestro polacco Jerzy Grotowski, i cui insegnamenti, poetica, e sacra povertà rituale sono stati messi in scena con The Inanna Project. La mitologia sumera attorno alla figura di Inanna trascende le barriere del tempo e della lingua per calarsi nella contemporaneità attraverso un linguaggio sincretico e meticcio, in cui l’indole femminile guerriera e materna della dea viene tradotta nelle lingue, canti e posture espressive dei e delle performer – Hyun Ju Baek (Corea del Sud), Ettore Brocca (Italia), Kei Franklin (Stati Uniti d’America), Alejandro Linares (Spagna), Jessica Losilla-Hébrail (Francia), Fabio Pagano (Italia). Gli attori e le attrici sono guidati da Richards per far bruciare, ancora, quella sacralità da Grotowski, e dalla sua enclave, tanto agognata. Il libretto si poggia sulle cosiddette Actions che nella pratica del Workcenter corrispondono a delle strutture performative basate su canti tradizionali, con linee di azione fissate che, se all’epoca non venivano mostrate al pubblico, oggi invece, e in questa occasione, vengono condivise come parti strutturali di un rito esteso e collettivo. Una lunga, vivida e passionale esperienza di comunità teatrale che traccia una linea con l’edizione di Biennale 1975 diretta da Luca Ronconi, in cui si presentava quello che sarebbe stato definito “new theatre” e di cui Grotowski, e quindi Richards, come anche il Living Theatre e Richard Schechner sono stati i pionieri. The Inanna Project permette al pubblico di conoscere, chissà per la prima volta, e alle studiose e agli studiosi di recuperarne la memoria e lo studio, quella modalità di fare teatro sulla quale si basano oggi molte delle pratiche di training, relazione, processo creativo, educazione alla scena. (Lucia Medri)
Visto a Biennale Teatro, Teatro alle Tese: Regia: Thomas Richards Assistente alla regia: Jessica Losilla-Hébrail Con: Hyun Ju Baek (Corea del Sud), Ettore Brocca (Italia), Kei Franklin (Stati Uniti d’America), Alejandro Linares (Spagna), Jessica Losilla-Hébrail (Francia), Fabio Pagano (Italia), Thomas Richards (Stati Uniti d’America). Foto Biennale Teatro