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Teatro di Roma: Vogliamo tutt’altro. Il comunicato dell’assemblea

Dopo l’assemblea di fronte al Teatro Argentina di ieri, la comunità di artiste e artisti della città di Roma rende pubblico questo comunicato per evidenziare il proprio dissenso e proporre azioni alternative e partecipate. Gli appuntamenti per le prossime assemblee sono previsti per giovedì 1 febbraio in Campidoglio con il Sindaco Roberto Gualtieri (la Sala Nicoletta Calcagni Via del tempio di Giove n.3 ) e domenica 4 febbraio alle ore 17 press Spin Time.

comunicato stampa

VOGLIAMO TUTT’ALTRO
Fuori dal Teatro pubblico della città di Roma, l’Assemblea Costituente dei Lavorat_dello Spettacolo chiede uno spazio di interlocuzione politica, e riceve in risposta polizia in antisommossa.

Martedì 30 gennaio. Pomeriggio. l’Assemblea Costituente dei Lavorat_ dello Spettacolo per un Teatro Pubblico della Città si è data appuntamento fuori dal Teatro Argentina, chiedendo di utilizzare uno dei suoi spazi per svolgere un’assemblea pubblica. Assemblea che, solo domenica, era stata urgentemente invocata dallo stesso Presidente della Fondazione Teatro di Roma Francesco Siciliano e dall’Assessore alla Cultura Miguel Gotor. Ad attenderla, uno schieramento della Polizia in tenuta antisommossa, insieme a quattro blindati e diversi dirigenti della Digos. Un incomprensibile e dispendioso assetto delle forze dell’ordine che ha cercato di impedire a più di 200 tra artist_, operat_ culturali, lavorat_ dello spettacolo e cittadinanza, di esercitare il proprio diritto/dovere di cura e partecipazione nei confronti di un Bene pubblico, quale è il Teatro di Roma – Teatro Nazionale. L’assemblea è stata costretta a svolgersi all’esterno, mentre all’interno il CDA ratificava la nomina di Luca De Fusco come direttore generale per cinque anni del Teatro di Roma. Conosciamo bene l’operato di Luca De Fusco, il metodo che ha portato alla sua nomina e la visione di teatro che incarna: non è questo il direttore che la città merita.

La giornata di ieri segna una grave frattura nella relazione di fiducia tra la comunità artistica e le istituzioni tutte, che hanno di fatto trasformato un necessario esercizio di democrazia in un improbabile problema di ordine pubblico.
Un fatto che non stupisce visto ciò che al Teatro di Roma avviene da anni: cambi di governance, commissariamenti, trasformazioni istituzionali mal gestite che avvengono nella più completa opacità, alimentando quello che era già un feroce sistema di precarietà per i/le lavorat_, e producendo gravi conseguenze in tutto il sistema culturale cittadino e nazionale. Non solo non si valorizzano le vivissime
esperienze di autorganizzazione, modelli e pratiche innovative, di spazi indipendenti e informali, di network di artist^, ma anzi le si attaccano, le si cancellano. Se Roma è riconosciuta artisticamente a livello nazionale e internazionale, è per questa biodiversità. La scena artistica a Roma sopravvive nonostante le sue istituzioni.

Il pasticcio delle nomine al Teatro di Roma, nel mutato quadro governativo, costituisce un pericoloso precedente per tutte le future nomine delle grandi istituzioni culturali nazionali.
Nel passaggio da Associazione a Fondazione del Teatro di Roma, è stato prodotto uno statuto inadeguato e inefficiente, che ha avuto la sola funzione di renderne ancora meno stabile la gestione: chi si è occupato di redigerlo? E perché la comunità artistica non è stata interpellata in nessuna forma? E poi, che fine ha fatto l’Assessore alla Cultura?
Dopo aver gridato al blitz fascista, chiamando a raccolta artist_ e lavorat_ della città, il Comune non solo non dà seguito alle sue promesse di dialogo e partecipazione, ma sigla un “accordicchio” con gli stessi fautori del blitz, sancendo chiaramente un principio di mera spartizione partitica del potere. Possibile che il Presidente della Fondazione, espressione del Comune, lanci un comunicato di soddisfazione per il nuovo assetto dirigenziale, in sintonia con quello di un sindacato di estrema
destra come Libersind?

Se il processo di nomina della nuova direzione, che da domani sarà trasmessa ufficialmente attraverso la domanda del FUS, non può essere revocata, il nostro percorso da oggi procede autonomo verso l’immaginazione di un modello alternativo ed efficace di gestione delle politiche culturali di Roma.
La questione non è la nomina di un direttore (il maschile non è casuale) – vogliamo essere chiamat^ in causa per quanto riguarda il modello di sistema, i criteri di distribuzione dei finanziamenti, gli statuti, la formazione, gli spazi da mettere a disposizione di artist^ e pubblico. Vogliamo tutt’altro. E abbiamo tutta la forza per immaginarlo.

Assemblea Costituente dei Lavorat_ dello Spettacolo

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