Questa recensione fa parte di Cordelia, luglio 2023
A fronte di una prosa in genere insufficiente, la danza di Teatri Riflessi ha presentato degli spunti senz’altro più interessanti, più coerenti, più riusciti. The Vitruvian Human, della compagnia austriaca Hungry Sharks, è lo sviluppo coreografico di un’immagine: l’uomo vitruviano di Leonardo da Vinci, considerato tradizionalmente simbolo di assoluta perfezione estetica. La danza di Jennie-Love Navoret, per la coreografia di Valentin Alfery, bene ne accoglie lo spirito formale, presentandosi come misurazione dello spazio aereo e terreno di cui il canone è conforme espressione. Ben piantata sulle gambe divaricate, la fissa verticalità dell’interprete attraversa il basso e l’alto: ma nel tetragono in cui è inscritta, la sua è una tensione serafica, priva di conflitto e slanci. Nelle intenzioni degli artisti, il progetto intende sostituire al canone estetico fisicità non canoniche. Ma, sebbene la danzatrice non sia un uomo bianco, il flusso della coreografia è talmente lineare e continuativo da non lasciare spazio a contestazioni di sorta. Tutto è ridotto a sistema. Tra cerchio e quadrato, i gesti rotatori della parte alta del busto, compreso nella distensione e nella chiusura delle braccia in archi ampi, sembrano ricavare frammenti aurei da una circonferenza. Certo non è la prima volta che la danza accoglie il modulo geometrico quale pattern di origine del discorso coreutico; eppure, la minimale regolarità dell’impianto, non proprio imprevedibile, non smette comunque di ipnotizzare. Il corpo di Navoret è un compasso la cui traccia è data da gesti puliti, iterati nell’accumulo di frammenti geometrici in ordinata e consecutiva successione. L’intera scrittura è una combinazione di oscillazioni intorno all’asse; le singole partiture, omogenee, rimangono tali anche quando si imprime alle membra un delicato sciogliersi ondulatorio, più libero ed euritmico. Il canone insomma non ne viene messo in crisi, e anzi alla fine sembra avere la meglio: ma forse è al suo rispetto che dobbiamo la chiusa compiutezza della performance. (Tiziana Bonsignore)
Visto a Teatri Riflessi. Festival internazionale di corti teatrali, Teatro Falcone e Borsellino, Zafferana Etnea (CT), Zafferana Etnea. Crediti: Coreografia di Valentin Alfery, Produzione e Costumi di Dušana Baltić, Musica di Patrick Gutensohn, Interpretazione di Jennie-Love Navoret. Foto di Arnold Pöschl.
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