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HomeArticoli PROSPERO - maggio 2022 

 PROSPERO – maggio 2022 

 TEATRO IN LIBRERIA.  Schede e segnalazioni di volumi che guardano e parlano al teatro e alla danza, raccontano e analizzano la scena. Per questa nuova rubrica ci siamo lasciati ispirare da un altro personaggio shakespeariano: Prospero, nobile naufrago, esperto di arti magiche e avido lettore. Prospero che ha una “biblioteca grande abbastanza quanto un ducato”

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 William Shakespeare 

Quello che Victor Hugo, in esilio a Hauteville-House insieme alla famiglia, scrive dal 1858 in prefazione alle traduzioni dell’opera completa di Shakespeare da parte del figlio è un Manifesto per l’umanità, un Inno alla Gioia. Shakespeare, a dispetto della violenta e sterile critica di cui era stato oggetto per più di due secoli, appartiene alla preziosa genia di Geni o “uomini oceano”, da Omero a Cervantes passando per Giobbe ed Eschilo, coloro che hanno in sé l’immutabile ed eterna variabilità dell’esistenza, coloro i quali hanno il potere di liberare i popoli con la grandezza della loro Arte. Di origine borghese, ma popolano e popolare, il Bardo con la sua poesia ha restituito realtà al teatro: i suoi uomini e le sue donne, mai personaggi, esistono davvero in una contraddizione sempre ribollente; una figlia può diventare madre del padre, un uomo può detestare la donna che ama, un re può rifiutare il potere, la follia può essere l’unico modo per imporre la verità. Shakespeare, come Dio, concede la vita. È dalla lingua del teatro di vita che Alessandro Serra, oggi, ragiona sulla scena. Una lingua ruvida, onomatopeica, talmente vernacolare da essere etimo, quasi inadatta per qualunque traduzione, fatta per essere agita da corpi parlanti più che declamata da bocche aperte; una lingua foriera di parole che sono immagini sempre ambigue, o suoni evocativi del mondo. Il mondo, in Shakespeare, è un susseguirsi di suoni e musicalità; la riscrittura della scena non ha bisogno di nient’altro che di quei suoni. (Valentina V. Mancini)
Indicazioni bibliografiche: Victor Hugo, William Shakespeare, A cura di Donata Feroldi Con un scritto di Alessandro Serra, Feltrinelli 2020

 Produrre teatro in Italia oggi 

Questo libro si apre con un passaggio simbolico di testimone: la prefazione di Mimma Gallina, organizzatrice e studiosa, (consulente di teatri, enti e festival), che mette subito in evidenza la concretezza del libro di Francesca D’Ippolito. E a sfogliare le 125 pagine (edite da Dino Audino), impreziosite anche dalla postfazione di Alessandro Toppi, capiamo subito di trovarci di fronte a una sorta di libro tutorial sull’organizzazione del teatro di oggi. La pubblicazione arriva in un momento storico in cui se le poetiche dei giovani artisti sono più deboli del passato non si può dire la stessa cosa delle capacità organizzative: le giovani compagnie, le attrici e gli attori diplomati da scuole e accademie sanno che devono dotarsi di competenze tecniche e amministrative se vogliono capirci qualcosa nel sistema teatrale italiano, complicato, burocratizzato e frammentato. Il titolo del primo capitolo è una sorta di chimera: “come coniugare desiderio artistico ed esigenze economiche”, importantissima poi la sezione dedicata alle fonti di finanziamento, in cui si cerca di fare chiarezza nella complessità dei contributi statali del Fus o delle possibilità legate agli enti locali. Non manca un’esposizione della normativa e i minimi salariali, i nomi di festival, rassegne, associazioni e reti. La chiarezza dell’impaginato, l’uso di liste e tabelle, gli esempi di preventivi e fogli paga rendono il volume un immancabile coltellino svizzero per chi si occupa di organizzare la vita produttiva ed economica di artisti e compagnie teatrali (Andrea Pocosgnich)
Indicazioni bibliografiche: Francesca D’Ippolito, Dino Audino Editore, Ricerche, n. 64
2022, pp. 128 ISBN: 9788875275266 € 16,00

 Crescere spettatori: il teatro va a scuola 

Chiunque lavori con la scuola sa perfettamente quanto il teatro sia al contempo una grande esigenza di confronto tra l’esteriorità e l’interiorità degli individui in formazione ma anche un grande equivoco nella formulazione della stessa esigenza, troppe volte confusa con uno sciatto intrattenimento da uscita didattica che raramente sa esercitare il nutrimento necessario. È a fronte di questa urgenza che il gruppo di lavoro critico Altre Velocità, formatosi nel 2005 e operante in tutta Italia ma con un focus continuativo in Emilia Romagna, ha inteso concepire l’intero corpo di attività formative svolte negli ultimi dieci anni nelle scuole, per poi farle oggi confluire in un libro dal titolo Crescere spettatori, appena uscito dall’editore Luca Sossella, a cura di Agnese Doria e Francesco Brusa. A partire dall’esperienza diretta vissuta in varie scuole d’Italia, incontrando ragazzi dai 6 ai 19 anni, il libro si compone di articoli molteplici che sappiano attraversarla ma senza dimenticare una compiutezza di concetto utile alla formalizzazione di una teoria educativa. Infatti il testo, a partire da esperienze più o meno fugaci di presenza nelle scuole, oltre a offrire spunti per trattare “da fuori” il teatro nelle classi dà anche l’opportunità di fornire elementi utili agli stessi insegnanti, perché possano guidare i ragazzi in una presenza più costante e generativa. L’elemento che maggiormente emerge, da questa indagine, è la volontà di mostrare il lavoro come tramite tra la scena e la scuola, cercando non di impartire insegnamenti categorici, ma di stimolare alla partecipazione, all’evanescenza, a quello che Lorenzo Donati nella prefazione chiama giustamente “spaesamento”. (Simone Nebbia)
Indicazioni bibliografiche: A cura di Agnese Doria e Francesco Brusa. Luca Sossella Editore. Illustrazioni Marco Smacchia. ISBN 1259980146. 2022, pp. 190, € 18,00

 Regìa Parola Utopia. Il teatro infinito di Luca Ronconi 

C’è un luogo unico in Italia, lontano dalla città e dai cattivi pensieri delle ossessioni della comunicazione contemporanea, è il luogo della formazione e della ricerca, della scoperta e dell’allenamento, è il Centro Teatrale Santacristina. Qui, in provincia di Perugia, Luca Ronconi fondò nel 2001  uno spazio, ma anche un’utopia. La chiamano così Roberta Carlotto e Oliviero Ponte di Pino questa avventura ronconiana degli ultimi due decenni di vita e carriera, nella prefazione di Regia Parola Utopia, un denso volume edito da Quodlibet. Il libro raccoglie e sistematizza gli interventi di maestri e studiosi chiamati nell’edizione 2017 della Scuola d’estate (lì ad esempio cominciava il lavoro di Fausto Russo Alesi su Padri e figli visto di recente). Nel volume dalla copertina monocroma rosso tenue, dialoghi, interviste, tavole rotonde, di quel convegno chiamato proprio “Regia, parola, utopia”, trovano una sistematizzazione che si fa testimonianza e scavo dentro e attorno al fare teatro di Luca Ronconi. Il primo passo è ad opera di Claudio Longhi, il direttore del Piccolo Teatro di Milano comincia ricordando un breve cenno su come la carriera ebbe inizio: la compagnia Volontè-Pani- Ilaria Occhini-Carla Gravini gli propose di fare il regista. Contributi, tra gli altri, di Peter Stein (in dialogo con Sergio Lo Gatto), Antonio Latella, Federico Tiezzi, Margerita Palli, Nadia Fusini, Lucia Calamaro, Graziano Graziani, Stefano Massini e tanti altri artisti, attori, attrici e “compagni di viaggio”.(Andrea Pocosgnich)
Indicazioni bibliografiche: A cura di Roberta Carlotto e Oliviero Ponte di Pino. Quodlibet Studio. Musica e spettacolo. Teatro, Musica. ISBN 9788822904683. 2021, pp. 384, € 22,00

 Akropolis 

A Cracovia, sulla collina di Wawel si impone la costruzione dell’omonimo castello e della Cattedrale di Santa Maria; il centro dei poteri terreni e celesti della Polonia è l’enorme teatro all’interno del quale gli spiriti slavi si levano. Ed effettivamente di spiriti, anzi di simulacri (tra statue, pitture e ricami), che il dramma si anima. Gli uomini, a cui i cori fantasmagorici si rivolgono, non devono far altro che assistere e lasciarsi sopraffare dall’imponente esuberanza di immagini che Stanisław Wyspiański compone nell’esortare alla nascita di una nuova nazionalità polacca tra il 1903 e il 1904. I quattro atti (il risveglio delle statue dei sepolcri, la vigilia del fatale duello di Ettore, la storia di Giacobbe ed Esaù, e la salmodia del re Davide) si esauriscono nella Grande Notte di Resurrezione compiendo movimenti tra l’interno e l’esterno della Cattedrale in una parabola ascensionale dello spirito nazionale: dall’abbandono gioioso e vitale delle mortifere vestigia, al fedele sentimento patriotico, alla fondazione di una nuova nazione nella concordia e nell’amore. La nuova Polonia ha le sue radici nella cultura classica e giudaica (nelle cui geografie si confonde e si sovrappone), oltre che in una reminiscenza di paganesimo slavo, esattamente come qualunque Nazione libera d’Europa. Le acque del fiume Vistola, che sfiorano la collina di Wawel, trascinano lontano i ghiacci, e la gioia della rinascita esplode nell’inno che canta con eguale esaltazione gli amori carnali e l’entusiasmo inteso come elevazione verso il Sole.
Indicazioni bibliografiche: Stanisław Wyspiański, Akropolis, A cura di Andrea Ceccherelli e Katarzyna Woźniak, Cue Press 2021

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