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Inizia Flautissimo 2020. Intervista a Stefano Cioffi

Stefano Cioffi dirige Flautissimo 2020 – La città e il desiderio, al Teatro Palladium dal 24 ottobre al 28 novembre 2020. Un’intervista per scoprire questo festival nato da un’intuizione musicale e nel tempo sempre più teatrale. Materiali creati in Media Partnership.

Siamo ormai giunti alla XII edizione di Flautissimo. Ma qual è la sua storia?

È un festival nato 30 anni fa, dedicato interamente alla musica da camera, fino all’inizio del 2000; una specie di summit internazionale, che raccoglieva le migliori individualità del panorama concertistico. Quando poi ho ereditato il festival, ho avuto voglia di rendere più attuale questo contenitore e mi sono trovato a un bivio: farne un altro o mantenere lo stesso. Per ragioni varie, soprattutto rispetto alle risorse che ci avevano permesso di lavorare e a cui avremmo dovuto rinunciare, ma avendo una realtà già avviata c’era una facilità di relazione con le istituzioni. Così da allora abbiamo iniziato ad aprire verso altre esperienze del mondo dello spettacolo, in maniera trasversale, avvicinandosi a contenuti teatrali che avessero però sempre un contatto con la musica dal vivo; e pian piano, nelle stagioni successive, il linguaggio è diventato sempre più teatrale che musicale.

La città e il desiderio, il nome dell’edizione di quest’anno, è molto propositivo: guarda alla città ma allo stesso tempo il desiderio sembra spingere in avanti. Qual è il pensiero che l’ha suggerito?

L’altra mia occupazione è la fotografia, più precisamente insegno e mi occupo specialmente di paesaggio. Quindi da sempre il movimento tra e nei luoghi è stato un focus del nostro pensiero, del desiderio di indagare le diverse identità dei luoghi che noi frequentiamo. Siamo stati dunque sempre in movimento, abbracciando in questi anni la letteratura di viaggio; da quest’anno avevamo voglia di invertire questo movimento da centrifugo a centripeto, seguendo il motto “Non si parte, si resta”. Così abbiamo deciso di raccontare i luoghi che abitiamo e che abbiamo occupato fin dai primi anni del festival: ci sarà una finestra privilegiata su Roma, ma certo cercheremo di universalizzare il racconto, arrivando anche ad altre esperienze. Io considero la città l’organizzazione ossessiva per antonomasia dell’uomo, per essere un tentativo di controllo e dominio sulla natura; proprio per questo l’abbiamo accostata al desiderio, mentre il prossimo anno faremo risuonare la città con la memoria, poi con il mito, partendo dalle categorie offerte da Le città invisibili di Calvino, per poi farle dialogare con quello che è il nostro cartellone.

Come hai operato per la scelta degli spettacoli in rassegna?

Certamente per comporre un programma valido, in un festival che ancora non ha le risorse per offrire un compagine internazionale, c’è bisogno di avere un buon equilibrio tra la qualità e ciò che si conosce personalmente; le relazioni consolidate aiutano a comporre il cartellone, chiedendo agli artisti con cui collaboriamo se abbiano da un lato delle novità e dall’altro qualcosa di inerente al nostro progetto.

Come avete organizzato lo spazio per rispondere alle nuove esigenze di sicurezza e precauzione?

Il Teatro Palladium, che ci ospita, da 500 posti si è ridotto a 140… Banalmente il primo pensiero è stato quello di saltare una stagione, ma questo avrebbe comportato problemi burocratici perché non saremmo rimasti nel triennio della contribuzione; così abbiamo deciso di farlo anche se andremo in forte perdita. Abbiamo chiesto agli artisti lo sforzo di garantirci una doppia replica, così da ovviare alla riduzione della capienza; le attenzioni ci sono tutte, speriamo che il piacere di essere davanti a un palcoscenico vinca le paure.

Redazione

La rassegna avrà luogo dal 24 ottobre al 28 novembre 2020. Qui tutte le info

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