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Spellbound Contemporary Ballet: la creazione collettiva in Dancing Partners

Spellbound Contemporary Ballet, dopo il debutto al Festival Fuori Programma presentato nel mese di luglio al Teatro Vascello di Roma, sarà impegnata questo weekend a Barcellona per la restituzione finale del progetto Dancing Partners.

Foto Ufficio Stampa

La dimensione progettuale di Spellbound Contemporary Ballet, dopo il recente debutto al festival Fuori Programma a Roma, si sposta ora a Barcellona. L’occasione è data da Re_Involve, nuova restituzione finale di Dancing Partners, progetto internazionale che ha individuato il proprio modello compositivo lo scorso giugno ad Harnosand in Svezia e che, di residenza in residenza, affronta materiali creativi originali. Nato nel 2013, Dancing Partners ha come direttrici la creazione e il consolidamento di una rete dedita alla promozione della danza contemporanea, costituita da un gruppo di artisti provenienti da diverse nazionalità: Thomas Noone Dance (Spagna), Norrdans (Svezia) e Company Chameleon (Inghilterra). Spellbound vi è entrata nel 2014 e, tra le tappe più significative segnate in questi quattro anni, ricordiamo InMovimento, con la direzione di Valentina Marini – assieme agli artisti Emanuele Soavi (Direttore e coreografo Emanuele Soavi Incompany/Germania) e Adi Salant (all’epoca Co/Direttore Artistico Batsheva dance Company/ Israele). Lo spettacolo era stato presentato all’interno del cartellone del Teatro Eliseo di Roma e del Teatro Vespasiano di Rieti, prima che Dancing Partners proseguisse le sue tappe a settembre 2017 presso il Festival La Mercé a Barcellona.

Foto Ufficio Stampa

Le finalità di Dancing Partners non mirano solo alla costituzione di un sistema promozionale, ma si configurano come occasioni di radicamento e contatto. Si tratta di momenti formativi, e allo stesso tempo di contaminazione, in cui acquisire nuove pratiche mettendo in discussione le precedenti. Un modello itinerante di sintesi di differenti processi creativi che si muove a turno nelle città degli artisti partecipanti, e in ogni tappa si rinnova sotto la guida di un coach per residenza, attraverso show case in strada, lezioni e incontri presso scuole e università (in Italia ha visto la collaborazione di Sapienza Università di Roma nell’ambito del Corso di Laurea in Spettacolo, Moda e Arti Digitali), laboratori per bambini e adulti e prove aperte.

In questo weekend, il team di Dancing Partners sarà nuovamente al Festival La Mercé al Parco de La Cittadella di Barcellona, per presentare – insieme a due creazioni di repertorio a firma di Mauro Astolfi, Man made e Formami – Re_Involve, esito finale e creazione collettiva guidata dallo spagnolo Thomas Noone. Proprio in questi giorni, 17 danzatori di nazionalità e formazione eterogenee stanno lavorando insieme sotto la guida del coreografo seguendo una pratica che fonde l’improvvisazione alla partitura scritta. Solo al termine di questo periodo di residenza e presentazione al pubblico sarà possibile stabilire per le quattro compagnie quali potranno essere i passaggi successivi: una sintesi nata dall’individualità del danzatore il quale lavora preliminarmente a delle frasi fissate che, una volta visionate dal coach, vengono poi rielaborate e fuse insieme dopo averle condivise col gruppo.

Foto Ufficio Stampa

La creazione collettiva è un approccio adottato da molte compagnie non solo di danza ma anche teatrali, il quale non solo influisce a livello di scrittura scenica, che si tratti di quella drammaturgica o coreografica, ma incide sui modelli di produzione, distribuzione e formazione, ripensandoli e, in alcuni casi, riattivandoli. Se poi il perseguimento di queste iniziative procede in parallelo con l’attività della compagnia partecipante, è possibile in tal modo delineare programmi di co-creazione che, secondo Valentina Marini, si configurano come occasioni indispensabili: «Dancing Partners si inserisce come progetto speciale accanto all’ossatura dell’attività di base della compagnia e come tale sviluppa tematiche e dispositivi altri che permettono ai danzatori di attraversare esperienze differenti così come alla compagnia, intesa come organismo produttivo, di mettersi in gioco con modelli nuovi su ogni piano».

Nel presentare gli artisti facenti parte della passata edizione di Fuori Programma, ci siamo spesso confrontati con loro riguardo la situazione attuale del sistema danza italiano e le difficoltà che incontrano tanto le compagnie già affermate che i giovani danzatori; così delineata, la rete creata da Dancing Partners (come altre presenti a livello europeo) sembrerebbe funzionale rispetto al passaggio da una pratica “chiusa” di compagnia a una condivisa con altre formazioni, da strutturare nell’ottica di una circuitazione programmatica: «l’esperienza del singolo danzatore, accanto al suo personale bagaglio, si allarga mettendo in campo un modello orizzontale di dialogo artistico rispetto una dimensione produttiva che per natura tenderebbe invece a chiudersi verso un approccio più individualistico e rivolto al target di riferimento».

Redazione

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