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Il Consiglio di Stato sospende la sentenza del Tar sul Fus. Il commento di CReSCo

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Il Consiglio di Stato sospende la sentenza del Tar. Finanziamenti salvi per ora. L’analisi di CReSCo

Nella giornata di oggi il Consiglio di Stato ha sospeso  la sentenza del Tar che bocciava il DM Franceschini sui finanziamenti allo spettacolo dal vivo. Non ci saranno dunque per ora  blocchi alle erogazioni dei contributi.

Qui il tweet dall’account ufficiale del Ministro Dario Franceschini

Pubblichiamo il comunicato di CReSCo (Coordinamento delle Realtà della Scena Contemporanea) che chiede un passo in avanti.

 

COMUNICATO STAMPA
IL CORAGGIO, OLTRE L’EMERGENZA
dopo la bocciatura del DM Franceschini da parte del TAR e la sospensione del Consiglio di Stato, questo è il punto di vista di CReSCo

Il direttivo di CReSCo (Coordinamento delle Realtà della Scena Contemporanea), riunito a Catania dall’1 al 3 luglio 2016, preso atto della sentenza del TAR del 23.06.2016 relativamente all’annullamento del Decreto Ministeriale 01.07.2014 emanato dal Ministro Franceschini e della successiva sospensione della sentenza da parte del Consiglio di Stato resa pubblica il 02.07.2016, intende gettare lo sguardo oltre questo momento complesso per lo spettacolo dal vivo italiano, per capire cosa ci lasciamo alle spalle e cosa si può intravedere nel nostro futuro: si prepari immediatamente una soluzione tampone nel caso il Consiglio di Stato confermi l’annullamento del DM e, nel frattempo, si velocizzi il percorso di discussione e approvazione di una legge per il settore.
Le ragioni della decadenza del DM a opera del TAR sono tecniche e inappuntabili: esse denotano, come minimo, una serie di leggerezze da parte degli uffici del MIBACT. Questo DM, però, è il frutto di una stagione gestionale ormai conclusa e di una direzione generale che non è più la stessa da un anno: non conviene dunque perdersi in troppe recriminazioni, ma solo auspicare che errori così gravi non accadano mai più, perché pregiudicano il lavoro di migliaia di operatori e di centinaia di imprese e determinano un’emergenza gravissima, come mai prima d’ora.
Secondo CReSCo, però, le ragioni che hanno mosso lo specifico ricorso che ha portato alla sentenza del TAR utilizzano alcuni vulnus formali (che comunque non avrebbero dovuto esserci) per una manovra di retroguardia che non ha molto a che vedere con il merito degli elementi contestati, ma punta ad arrestare l’applicazione del DM e il cambiamento che esso ha portato con sé.
Se ci sono delle falle sarà giusto che il DM venga bloccato, ma lo spirito va salvaguardato.
Si può pretendere la luna, certo, e tutto è sempre perfettibile: ma guardiamo alla situazione dalla quale partivamo, guardiamo alle evoluzioni che ci sono state, e non buttiamo via, adesso, quel che di buono si è ottenuto.
Questo decreto non è affatto perfetto, e in un solo anno di attuazione se ne sono già visti i limiti (su tutti quello di ingessare la già limitata possibilità di circolazione degli spettacoli), ma non è vero – come dicono alcuni – che non contenga al suo interno un progetto e una nuova visione culturale: il finanziamento triennale, l’investimento sugli under 35, il sostegno alle residenze, una nuovo ruolo dei festival, il perfettibile meccanismo della multidisciplinarietà – tutti temi che noi di CReSCo ascriviamo alla nostra azione di pressione politica in fase di scrittura del DM stesso – sono contenuti essenziali di quel progetto e hanno determinato l’ingresso di molti nuovi soggetti che da anni portavano avanti un lavoro di qualità.
E’ proprio perché il DM contiene una nuova visione che il TAR lo ha considerato più di un decreto, sottolineandone la natura regolamentare, prossima a quella di una legge.
Chiediamo dunque al Ministro Franceschini di non arretrare nella spinta riformatrice che il DM porta con sé, ma di orientarla verso una proposta di legge quadro: si abbia il coraggio di rinnovare di più, di guardare al futuro, di fare una vera selezione dei migliori progetti, di immaginare un sistema dello spettacolo dinamico come quello italiano non è mai stato.
Non è possibile che le imprese di spettacolo create negli ultimi 10, ma anche 20 anni, abbiano un ventaglio di possibilità infinitamente più limitato di chi ha avviato la propria attività prima di allora. Non è corretto, non è sano, è soltanto reazionario.
Noi di CReSCo non siamo un’associazione di categoria che difende gli interessi dei propri soci, ma siamo un coordinamento nato per favorire lo sviluppo di un sistema dello spettacolo sano e fertile per il presente e il futuro, per una ecologia di sistema. Per questo, e seppure quel DM abbia molti difetti, crediamo che tornare indietro sarebbe molto peggio: adesso, prima di tutto, serve predisporre una soluzione tampone nel caso che il Consiglio di Stato confermasse la sentenza del TAR, e poi serve una legge che venga approvata al più presto, di modo che dal 2018 possano esserci dei Decreti Attuativi alla nuova Legge che siano inappuntabili, innovativi, coraggiosi nell’obiettivo di promuovere l’evoluzione del sistema.
In sintesi, per noi di CReSCo, i punti di partenza di una Legge sono i seguenti, e speriamo che il Ministro li metta all’ordine del giorno e consulti su questi temi gli operatori del settore:
affinché la nuova legge possa avere un’efficacia sul lungo periodo, deve essere una legge quadro che fissa i principi e demanda le norme all’emanazione di regolamenti attuativi;
è prioritario il tema delle risorse che risultano insufficienti a sostenere una riforma del settore;
riconoscimento normativo di impresa culturale e creativa sul modello dell’impresa sociale, istituita nel 2005;
passaggio dalla logica della sovvenzione che va a coprire i deficit di bilancio a quella dell’investimento che, attraverso le differenti forme di intervento dello Stato (contributo; tax credit, art-bonus, prelievo di scopo sui servizi tv) può fondarsi sul riconoscimento del valore del progetto, sulla sua efficacia e sulla sua effettiva ricaduta, a modello della progettualità europea;
potenziamento della diffusione dello Spettacolo dal vivo e sostegno del decentramento, della distribuzione, della programmazione e dell’esercizio, attraverso la valorizzazione delle realtà radicate nei territori;
istituzione di un fondo di rotazione per ristrutturazione e adeguamento tecnologico delle sale di spettacolo;
armonizzazione delle legislazioni regionali con la legge nazionale, nel rispetto delle specificità e della differenziazione delle funzioni tra Stato e Regioni;
riconoscimento della natura atipica del lavoro nello spettacolo dal vivo, al fine di costruire le premesse per uno specifico welfare di settore;
semplificazione della gestione amministrativa, alleggerimento degli adempimenti burocratici e adeguamento alle specificità del settore delle norme sul pubblico spettacolo (vigili del fuoco, autorizzazioni di pubblica sicurezza, occupazione suolo pubblico, SIAE …);
promozione di percorsi strutturali di relazione tra Scuola e Spettacolo dal vivo, che facciano riferimento alla necessità di avvalersi di professionisti del settore a garanzia dell’efficacia del processo formativo;
sostegno alla mobilità internazionale, alla visibilità degli artisti italiani all’estero e alla coproduzione internazionale in concertazione con il Ministero degli Affari Esteri.

Catania, 2 luglio 2016

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