Il Teatro Studio Krypton di Scandicci nello scorso week-end si fa nuovamente promotore del dialogo tra arti performative e arti figurative attraverso la terza tappa del progetto OA-Cinque atti teatrali sull’opera d’arte. Dopo OA/la Parola e OA/la Danza è la volta di OA/il Canto, installazione performativa attraverso cui il regista Giancarlo Cauteruccio si confronta e dialoga con l’opera del celebre protagonista dell’arte povera Jannis Kounellis.
Non è la prima volta che l’artista greco, la cui opera rappresenta a ogni occasione il connubio ideale tra materia bruta e poesia, si presta al teatro, lo fece già con Carlo Quartucci alla fine degli anni Sessanta e più recentemente con Theodoros Terzopoulos. Ma in questo caso l’opera d’arte si fa generativa dell’atto teatrale, leggibile anche nella posizione centrale e predominante che occupa nell’economia della visione offerta allo spettatore.
Tre enormi sacchi composti di teloni da tir gravano verso il basso come corpi impiccati al centro della scena. In contrapposizione alla drammaticità di tale incombere, una cavalla staziona poco dietro e delle palle da biliardo colorate sono sparse su un lato del proscenio.
L’azione del regista anima la visione attraverso una drammaturgia sonora che trova concretezza nelle voci di sette cantanti liriche. Figure schiacciate sul fondale che, da una dimensione di subalternità rispetto all’opera che incombe imponente, acquisiscono presenza e si fanno protagoniste attraverso la voce. Il canto attraversa le opere di John Cage, Sylvano Bussotti, Ivan Fedele, oltre a parti di musica antica. La limpidezza e la sacralità delle voci femminili evocano il volume e la materia del tragico, di cui le parole lette da Cauteruccio si fanno esplicite portatrici.
La sua voce ruvida si pone dunque in una dimensione di continuità tematica, ma di contrapposizione fenomenologica. Tradotti per l’occasione dal regista nel suo natio dialetto calabrese, i testi sono passi di Edipo re, Antigone e Baccanti.
Così proferita, in una parlata stretta e arcaica, anche la parola si fa canto, strumento di percezione sensoriale piuttosto che veicolo di significato.
Contemporaneo e antico vivono una dimensione simbiotica nella voce dell’attore, nel canto e nell’opera di Kounellis, restituite attraverso un senso figurale, che evoca senza tuttavia abbandonarsi al figurativo.
Le parti in gioco sono portatrici indiscutibili di un altissimo valore artistico. La sofferenza del lavoro risiede piuttosto nel dato compositivo che identifica il ruolo delle cantanti sulla scena. L’alto livello d’efficacia che contraddistingue l’esecuzione del canto non viene eguagliato dalla partitura fisica con cui esse lo accompagnano.
Il carattere elegiaco della loro presenza, tragica e allo stesso tempo sottile, sarebbe probabilmente stato consolidato da una presenza apertamente performativa in vece che interpretativa.
Chiara Pirri
24 – 26 marzo 2012
Teatro Studio [cartellone 2011/2012]
Scandicci (Fi)
OA – Terzo Atto
intorno a un’opera di Jannis Kounellis
ideazione e regia Giancarlo Cauteruccio