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Michele Rabbia e Virgilio Sieni, suonando la danza

Michele Rabbia e Virgilio Sieni insieme In an Open Field

Foto Ufficio Stampa
Foto Ufficio Stampa

Il percussionista Michele Rabbia conclude la sua stagione di residenza all’Auditorium Parco della Musica di Roma con un focus inedito, insieme al coreografo e danzatore Virgilio Sieni creano In an Open Field, accompagnati dalla viola di Garth Knox e dal contrabbasso di Daniele Roccato. Nella grande sala Goffredo Petrassi i tre musicisti e il danzatore entrano in scena davanti a un ristretto pubblico di persone – dovuto all’unicità dell’evento accompagnato forse da poca promozione – che ha potuto godere di quest’ora di sintesi artistica, in cui si danza la musica e si suona il gesto.

«Nel principio è la mia fine, nella mia fine è il mio principio» sono i versi dai quali i due artisti, come possiamo apprendere dal comunicato stampa, traggono l’ ispirazione e ai quali fa riferimento il titolo, appartenenti a East Coker, il secondo dei Four Quartets scritti da Thomas Stearns Eliot. Non una fine, tantomeno un inizio, o entrambi chissà, fusi insieme nell’istante in cui l’uno cede il posto all’altra, morendo la nascita e nascendo la morte. Il confine è labile e impercettibile; il suono riverbera nelle ossa e nelle viscere del danzatore, il cui corpo è strumento che necessita di venir accordato. La corporeità e le sonorità emesse si innestano in un meccanismo drammaturgico che ridefinisce l’ascolto, il suono e il movimento; tre variabili sulle quali si costruisce l’intera struttura dell’ensemble. La scrittura coreografica sembra di primo acchito improntata alla pura improvvisazione, se non fosse che ogni segno tracciato sul «campo aperto» è conosciuto, sondato e mai frutto del caso, ma vera e propria impronta espressiva. La gestualità allora è fluida, sinuosa, in alcuni casi contratta per poi riabbandonarsi a un guizzo di giocosa vitalità.

Il tempo della percezione sonora si dilata espandendosi ben oltre il visibile, inglobando gli spettatori in una risignificazione dell’atto stesso del suonare e del danzare. Esperire l’ascolto quindi, con tale definizione potremmo indicare il fruire di questo momento; circoscritto da una durata e dalla condizione dello stare seduti in platea, rispetto alla quale tuttavia l’esperienza attua un salto. L’ascolto è dapprima condiviso diventando in seguito – grazie alla presenza scenica dei musicisti– suggestione e incanto; ammaliati riceviamo il suono, incorporandolo al fine di renderlo intimo e personale. Musica, danza, danza e musica vivono organicamente in equilibrio estatico tra il macro e il micro ascolto. L’immagine non appartiene al visibile, ma al possibile: i quattro corpi sono infine un solo suono, un solo gesto, un solo qui ed ora.

Lucia Medri
Twitter @LuciaMedri

IN AN OPEN FIELD
danza Virgilio Sieni
percussioni e elettronica Michele Rabbia
viola Garth Knox
contrabbasso Daniele Roccato

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Lucia Medri
Lucia Medri
Giornalista pubblicista iscritta all'ODG della Regione Lazio, laureata al DAMS presso l’Università degli Studi di Roma Tre con una tesi magistrale in Antropologia Sociale. Dopo la formazione editoriale in contesti quali agenzie letterarie e case editrici (Einaudi) si specializza in web editing e social media management svolgendo come freelance attività di redazione, ghostwriting e consulenza presso agenzie di comunicazione, testate giornalistiche, e per realtà promotrici in ambito culturale (Fondazione Cinema per Roma). Nel 2018, vince il Premio Nico Garrone come "critica sensibile al teatro che muta".

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