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BIRDSONG (di Salvo Lombardo)

Questa recensione fa parte di Cordelia di settembre 25

Tutto è rarefazione e mistero. In una selva di aste verticali (microfoni e lucette sparsi ovunque), un fiotto basso di fumo emerge lento e stagna (sembra di stare in un atto bianco, ti aspetti le Villi zompare fuori da un momento all’altro). Le figure che la abitano sono solitarie. Arrivano, perlustrano e se ne vanno. Altre si fermano solo pochi istanti, osservano con mistero il circostante e di nuovo se ne vanno (deluse?) da dove sono venute. È Birdsong di Salvo Lombardo per Chiasma, visto in anteprima a Danza Urbana Festival di Bologna. Infatti nelle casse audio transitano richiami d’uccelli che si inseguono a potenti ondate, ulteriormente amplificati dalla cassa armonica naturale della ex-chiesa di san Mattia. A una certa, tra le due astanti (Marta Ciappina e Daria Greco), incomincia tutta una lunga verbalizzazione, a partire soprattutto da un testo arrotolato consegnato una all’altra da una cartucciera senza pallottole (#fatepoeminonlaguerra), un vocale scilinguìo barbugliante una lingua ornitologica resa però naturale, normalizzata e insomma senza alcun vero mistero. Quello che vediamo è quello che ascoltiamo. Vi si aggiunge presto anche Camillo Prosdocimo, noto chioccolatore ossia imitatore di versi degli uccelli (e assume sùbito un ruolo centrale, proprio come nel Rigoletto il tenore, non si aspetta che lui). Resta tutto un potenziale spaziale che questi suoni pieni di vita (se diversamente intesi) potrebbero generare. Ma non è così: tutto è portato sùbito in primo piano, con una richiesta di massima esecuzione in un minimo di azione. Infatti poi nel finale ecco che Prosdocimo viene a proscenio per un suo lungo assolo virtuosistico e scassa-orecchie, come proprio un tenore rossiniano (di Gazza ladra) o stravinskijano (Le Rossignol). E non si può che essere rapiti (o infastiditi) da tanto sovraccarico performativo di fischi trilli gorgheggi stridii e ribattute acustiche. Forse solo la trasfigurazione espressiva dei suoi muscoli facciali, per favorire tanta emissione fonica, fa trasparire una possibile prefigurazione non-umana del richiamo non-predatorio, mentre le astanti a corollario lo osservano pacifiche, proprio col binocolo. (Stefano Tomassini)

Ex Chiesa di San Mattia, Danza Urbana. Di Salvo Lombardo con Marta Ciappina, Daria Greco e i canti di primavera di Camillo Prosdocimo styling Ettore Lombardi luci e spazio Maria Elena Fusacchia disegno del suono Fabrizio Alviti vocal coach Lucia Cammalleri tecnica Isadora Giuntini conversazioni Paola Granato, Carlo Lei, Paolo Ruffini, Mirko Stagnaro management Giulia Vanni amministrazione Cesare Benedetti
social Elisa Faletti produzione Chiasma coproduzione Oriente Occidente con il sostegno di Lavanderia a Vapore, Teatro della Tosse, Marche Teatro, Teatro Stabile dell’Umbria, La MaMa Umbria, ATCL_Circuito multidisciplinare del Lazio con il contributo di MiC – Ministero della cultura e Regione Lazio

Cordelia, settembre 2025

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Stefano Tomassini
Stefano Tomassini
Insegna studi di danza e coreografici presso l’Università Iuav di Venezia. Nel 2008-2009 è stato Fulbright-Schuman Research Scholar (NYC); nel 2010 Scholar-in-Residence presso l’Archivio del Jacob’s Pillow Dance Festival (Lee, Mass.) e nel 2011, Associate Research Scholar presso l’Italian Academy for Advanced Studies in America, Columbia University (NYC). Dal 2021 è membro onorario dell’Associazione Danzare Cecchetti ANCEC Italia. Nel 2018 ha pubblicato la monografia Tempo fermo. Danza e performance alla prova dell’impossibile (Scalpendi) e, più di recente, con lo stesso editore, Tempo perso. Danza e coreografia dello stare fermi.

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