Questa recensione fa parte di Cordelia di luglio-agosto 25

Quello di Madame Bovary è un personaggio che spesso si affaccia nel teatro italiano, ne ricordo almeno tre in questi ultimi anni che hanno colpito la mia memoria: l’allestimento di Andrea Baracco e poi due lavori più piccoli, in forma monologante ma molto preziosi, uno con la regia di Luciano Colavero e l’interpretazione di Chiara Favero, l’altro vedeva Lorenza Senestro del Teatro della Caduta portare lo storico romanzo di Flaubert nella moderna Piemonte. La vicenda d’altronde si presta alla riscrittura, come nel caso dello spettacolo diretto con maestria da Stefano Cordella visto in anteprima a Kilowatt Festival. Un muro sul fondale, un divanetto sulla sinistra e una panchina sulla destra, Anahì Traversi – che darà tutta se stessa, in equilibrio tra tecnica e passione sfiorando di tanto in tanto la leziosità – in gonna corta, calze bianche ricamate, uno stivaletto rosso bordeaux; il marito, il charles del romanzo, è Pietro De Pascalis, anche lui con un completo chiaro e gli straccali e un’interpretazione piena di umana verità. Emma è una correttrice di bozze, è riuscita a raggiungere il lavoro che desiderava, come le fa notare il marito, eppure è infelice, alla ricerca di altro. E’ un’insoddisfazione questa di Emma, tutta moderna, a tratti può sembrare una grottesca maschera della nostra epoca, fatta di un bovarismo scadente che non può esistere perché tutto c’è nella nostra società, tutto è a portata di mano. Ma è grazie alla tagliente ironia che la drammaturgia di Elena C. Patacchini tiene lontana la retorica e la banalità. Charles è protezione e amore, ma c’è altro oltre la noia di una relazione tranquilla, l’insoddisfazione è una radice che deve trovare il proprio corso: la coppia ci prova, vanno a vivere nella grande città, “qui tutti hanno così tanto da vivere” dice Emma piena di nuova eccitazione, ma basterà poco alla radice per tornare a battere di quel dolore. E non si può non provare empatia per quell’uomo che verrà lasciato per un altro “mi hai scelto perché sono sacrificabile”, Emma intanto si è infilata il costume nero dello storico personaggio, in una sorta di corrispondenza che va oltre le epoche. (Andrea Pocosgnich)
Visto all’ Auditorium Santa Chiara. Kilowatt Festival. da Madame Bovary di Gustave Flaubert
ideazione e regia Stefano Cordella drammaturgia Elena C. Patacchini con Anahì Traversi e Pietro De Pascalis
scene Marco Muzzolon costumi Giulia Giovanelli disegno luci Fulvio Melli suono Gianluca Agostini assistente alla regia Marica Pace delegata di produzione Susanna Russo produzione Manifatture Teatrali Milanesi